LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova: frodi IVA e spese indeducibili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17529/2025, ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria contro una società di software, chiarendo l’onere della prova in materia di operazioni soggettivamente inesistenti (frodi IVA) e spese di rappresentanza. La Corte ha stabilito che, una volta che l’Ufficio fornisce indizi gravi, precisi e concordanti sulla consapevolezza della frode da parte dell’acquirente, spetta a quest’ultimo dimostrare di aver agito con la massima diligenza. Analogamente, per la deducibilità dei costi di un viaggio, spetta all’azienda provare lo svolgimento di effettive attività promozionali, non essendo sufficiente la mera esibizione di fatture. La sentenza di secondo grado, che aveva dato ragione al contribuente, è stata cassata con rinvio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova: Cassazione Chiarisce su Frodi IVA e Spese di Rappresentanza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 17529/2025, fornisce chiarimenti cruciali su due temi di grande interesse per le imprese: le frodi IVA e la deducibilità delle spese di rappresentanza. Il fulcro della decisione ruota attorno al principio dell’onere della prova, ovvero a chi spetta dimostrare la legittimità o l’illegittimità di determinate operazioni fiscali. Questo caso, che ha visto contrapposte l’Amministrazione Finanziaria e una società operante nel commercio di software, offre importanti lezioni pratiche per una corretta gestione aziendale e fiscale.

I Fatti: La Duplice Contestazione Fiscale

L’Amministrazione Finanziaria aveva notificato a una società un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2012. Le contestazioni erano principalmente due:

La Questione delle Fatture Inesistenti

L’Ufficio contestava l’indebita detrazione dell’IVA su fatture relative a operazioni considerate “soggettivamente inesistenti”. In pratica, la transazione commerciale era avvenuta, ma il fornitore indicato in fattura era un soggetto fittizio, inserito in un meccanismo fraudolento. Secondo l’accusa, la società acquirente non poteva non sapere di essere parte di una frode.

Le Spese di Rappresentanza Sotto la Lente

La seconda contestazione riguardava la deducibilità di costi sostenuti per un viaggio turistico nella Repubblica Dominicana. Al viaggio avevano partecipato rappresentanti dell’azienda, con coniugi e figli, e alcuni clienti. L’Amministrazione Finanziaria riteneva tali costi non inerenti all’attività d’impresa e, quindi, indeducibili come spese di rappresentanza.

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano dato ragione alla società, annullando l’atto impositivo. L’Ufficio ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Onere della Prova nelle Frodi IVA: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando la decisione precedente. I giudici hanno chiarito come si ripartisce l’onere della prova in caso di operazioni soggettivamente inesistenti. L’Amministrazione Finanziaria ha il compito di provare, anche tramite presunzioni, non solo che il fornitore era fittizio, ma anche che l’acquirente sapeva o, usando l’ordinaria diligenza, avrebbe dovuto sapere che l’operazione si inseriva in un’evasione IVA.

Il Principio della “Ordinaria Diligenza”

Una volta che l’Ufficio fornisce indizi sufficienti (elementi oggettivi e specifici), la palla passa al contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare di aver agito in totale buona fede e di aver adottato la massima diligenza possibile per un operatore accorto. La Corte ha criticato la sentenza d’appello, la quale aveva erroneamente affermato che un imprenditore non è tenuto a svolgere indagini sui propri partner commerciali. Al contrario, in presenza di anomalie, l’imprenditore ha il dovere di verificare, e non può semplicemente trincerarsi dietro la regolarità formale delle fatture o dei pagamenti.

L’Onere della Prova e la Deducibilità delle Spese di Rappresentanza

Anche il secondo motivo di ricorso è stato accolto. La questione riguardava la natura del viaggio in un resort di lusso. Per essere considerate deducibili, le spese di rappresentanza devono avere il requisito dell’inerenza, cioè essere strettamente collegate all’attività aziendale.

Viaggi Turistici e Attività Promozionale: Un Legame da Dimostrare

La Corte ha ribadito che, secondo la normativa, le spese per viaggi turistici sono deducibili solo se durante tali viaggi vengono programmate e concretamente svolte “significative attività promozionali” dei beni o servizi dell’impresa. In questo caso, l’onere della prova di tale collegamento spetta interamente al contribuente. L’azienda non era riuscita a fornire alcuna documentazione (come verbali, programmi di incontri, materiale promozionale) che attestasse lo svolgimento di attività lavorative durante il soggiorno. L’assenza di tale prova ha reso i costi indeducibili, in quanto il viaggio ha mantenuto una natura puramente turistica.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si basano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, sia nazionale che europeo. In tema di IVA, si sottolinea che il diritto alla detrazione non è assoluto e può essere negato se il soggetto passivo sapeva o avrebbe dovuto sapere di partecipare a un’operazione fraudolenta. La sentenza d’appello è stata cassata perché si è limitata ad affermare, in modo errato, che al contribuente non spetta un’attività di “indagine” sui fornitori, senza valutare se gli indizi forniti dall’Ufficio imponessero un dovere di cautela e verifica. Per le spese di rappresentanza, la violazione sta nell’aver ignorato il principio secondo cui l’onere della prova dell’inerenza e della finalità promozionale del costo grava sul contribuente, il quale non può limitarsi a presentare la fattura del viaggio.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti per le aziende:
1. Due Diligence sui Fornitori: È fondamentale adottare procedure di verifica e controllo sui partner commerciali, specialmente in presenza di anomalie (prezzi troppo bassi, modalità di pagamento inusuali, ecc.). Conservare la documentazione di tali verifiche è essenziale per poter dimostrare la propria buona fede e diligenza in caso di contestazioni.
2. Documentazione delle Spese di Rappresentanza: Per dedurre costi relativi a viaggi, eventi o convention, non è sufficiente che vi partecipino dei clienti. È indispensabile documentare in modo dettagliato le attività promozionali e commerciali svolte, dimostrando in modo inequivocabile il nesso con l’attività d’impresa. La sola fattura non basta a superare l’onere della prova.

Chi deve provare che l’acquirente sapeva o avrebbe dovuto sapere di una frode IVA?
Inizialmente, l’onere della prova spetta all’Amministrazione Finanziaria, che deve fornire indizi gravi, precisi e concordanti sulla consapevolezza del contribuente. Una volta forniti tali indizi, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza e in buona fede per non essere coinvolto nella frode.

È sufficiente non indagare sui propri partner commerciali per essere considerati in buona fede?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che un imprenditore non può ignorare indizi di anomalie. Sebbene non sia tenuto a condurre indagini fiscali complesse, ha l’obbligo di usare l'”ordinaria diligenza” e, se ci sono segnali sospetti, deve attivarsi per verificare la reale natura del suo interlocutore commerciale.

Quando un viaggio turistico può essere considerato una spesa di rappresentanza deducibile?
Un viaggio può essere considerato una spesa di rappresentanza deducibile solo se l’azienda dimostra, con documentazione adeguata, che durante il soggiorno sono state programmate e concretamente svolte significative attività promozionali dei propri prodotti o servizi. La semplice partecipazione di clienti non è sufficiente a provarne l’inerenza all’attività d’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati