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Onere della prova: fatture false e costi indeducibili

Una società si è vista respingere il ricorso contro accertamenti fiscali per costi indeducibili e ricavi non dichiarati, basati sull’uso di fatture per operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo i principi sull’onere della prova che grava sull’Amministrazione Finanziaria e sul contribuente. La sentenza ribadisce che la sola esibizione della fattura non basta a provare l’effettività dell’operazione contestata.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova e fatture false: la Cassazione fa chiarezza

L’onere della prova nel contenzioso tributario, specialmente in casi di presunte operazioni inesistenti, rappresenta un campo di battaglia cruciale tra Fisco e contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 21627/2024, torna a delineare con precisione i confini delle responsabilità probatorie delle parti, offrendo spunti fondamentali per le imprese che si trovano ad affrontare contestazioni su costi e fatture.

Il Caso: Accertamenti Fiscali e Costi Indeducibili

Una società operante nel settore edile si è vista notificare tre avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA relativi a tre annualità d’imposta. Le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate riguardavano principalmente due aspetti:
1. La deduzione di costi derivanti da fatture per operazioni ritenute oggettivamente inesistenti, emesse da società considerate ‘cartiere’, cioè prive di una reale struttura operativa.
2. La deduzione di altri costi (manutenzione veicoli, carburante, vitto e alloggio) per i quali la documentazione era stata giudicata insufficiente e non idonea a dimostrarne l’inerenza.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi della società, confermando la validità degli accertamenti. La contribuente ha quindi deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su quattro distinti motivi.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’onere della prova

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili o infondati tutti i motivi di ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. L’analisi dei motivi offre una chiara lezione su come affrontare il contenzioso tributario.

Primo Motivo: La Valutazione delle Prove

La società lamentava una violazione di legge per la mancata considerazione, da parte dei giudici di secondo grado, della copiosa documentazione prodotta. La Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile, ricordando che non è possibile, in sede di legittimità, chiedere una nuova valutazione dei fatti. Inoltre, il ricorso era generico e non rispettava il ‘principio di autosufficienza’, non indicando specificamente quali documenti non fossero stati esaminati e dove fossero reperibili nel fascicolo processuale.

Secondo Motivo: Il Principio di Inerenza dei Costi

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta prova dell’inerenza dei costi non riconosciuti, è stato giudicato inammissibile per genericità. La Corte ha sottolineato come la Commissione Tributaria Regionale avesse chiaramente spiegato le ragioni dell’indeducibilità: per le spese di manutenzione mancava il numero di targa dei veicoli, per il carburante le schede non erano compilate regolarmente e per vitto e alloggio non erano indicati i soggetti fruitori. Di fronte a motivazioni così puntuali, la società si era limitata a un’affermazione generica, senza contestare nel merito le specifiche lacune documentali.

Terzo Motivo: La Motivazione degli Atti Impositivi

La ricorrente sosteneva la nullità della sentenza per motivazione carente riguardo alla legittimità degli avvisi di accertamento. La Corte ha respinto la censura, evidenziando che i giudici di appello avevano correttamente ritenuto gli atti impositivi sufficientemente motivati, in quanto facevano riferimento per relationem a un processo verbale di constatazione già noto alla società. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire che la motivazione per relationem è valida quando l’atto richiamato è conosciuto dal contribuente e ne viene riprodotto il contenuto essenziale, permettendogli una piena difesa.

Quarto Motivo: L’Onere della Prova nelle Operazioni Inesistenti

Questo è il punto centrale della decisione. La società lamentava un omesso esame di fatti decisivi che avrebbero dimostrato la realtà dei rapporti con le presunte società ‘cartiere’. La Corte ha rigettato anche questo motivo, riaffermando i principi consolidati in materia di onere della prova:
* Spetta all’Amministrazione Finanziaria provare, anche tramite presunzioni, che l’operazione non è mai avvenuta.
* Una volta fornita tale prova, spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza dell’operazione. Tale onere non può essere assolto con la semplice esibizione della fattura o della prova del pagamento, elementi che di solito vengono creati ad arte proprio per mascherare la fittizietà dell’operazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi consolidati volti a garantire la correttezza del processo e la giusta ripartizione dell’onere della prova. In primo luogo, la Corte ribadisce che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Non è possibile chiedere ai giudici di rivalutare le prove e i fatti già esaminati nei gradi precedenti. I motivi di ricorso devono denunciare violazioni di legge o vizi procedurali specifici, non un generico disaccordo con la decisione.

In secondo luogo, la Corte sottolinea l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso, che impone al ricorrente di fornire alla Corte tutti gli elementi necessari per decidere, senza che questa debba cercare autonomamente gli atti nei fascicoli. Questo garantisce rapidità ed efficienza al giudizio.

Infine, sul tema cruciale delle operazioni inesistenti, la motivazione è chiara: di fronte a un quadro indiziario grave, preciso e concordante fornito dal Fisco (es. società fornitrice senza mezzi, personale o sede), la palla passa al contribuente. Quest’ultimo deve fornire prove concrete e sostanziali dell’avvenuta prestazione o cessione, andando oltre la mera apparenza documentale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza è un monito per le imprese. La gestione della documentazione fiscale non può essere superficiale. Per ogni costo dedotto, è necessario conservare prove concrete e dettagliate che ne dimostrino non solo l’esistenza, ma anche l’inerenza all’attività d’impresa. In caso di contestazioni su operazioni inesistenti, la difesa non può basarsi solo su elementi formali come fatture e pagamenti. È indispensabile poter dimostrare la sostanza economica dell’operazione: documenti di trasporto, stati di avanzamento lavori, corrispondenza commerciale, prove testimoniali. La sentenza rafforza il principio secondo cui la forma non può prevalere sulla sostanza e che l’onere della prova per il contribuente diventa particolarmente gravoso quando il Fisco ha già costruito un solido impianto presuntivo.

Chi ha l’onere della prova in caso di contestazione di fatture per operazioni inesistenti?
Inizialmente, l’Amministrazione Finanziaria ha l’onere di provare, anche tramite presunzioni, che l’operazione non è mai avvenuta. Una volta che il Fisco ha fornito questi elementi, l’onere si inverte e spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza dell’operazione contestata.

È sufficiente esibire la fattura e la prova del pagamento per dimostrare la deducibilità di un costo?
No. Secondo la Corte, in un contesto di operazioni contestate come inesistenti, la sola esibizione della fattura e la prova del pagamento non sono sufficienti a vincere la presunzione contraria fornita dall’Amministrazione, poiché questi documenti sono tipicamente utilizzati proprio per dare un’apparenza di realtà a operazioni fittizie.

Quando un avviso di accertamento motivato ‘per relationem’ è considerato valido?
Un avviso di accertamento è validamente motivato per relationem (cioè con riferimento a un altro atto, come un verbale di constatazione) quando l’atto richiamato è già stato portato a conoscenza del contribuente e l’avviso di accertamento ne riproduce il contenuto essenziale, permettendo al contribuente di comprendere pienamente le ragioni della pretesa fiscale e di esercitare il proprio diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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