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Onere della prova: fatture false e contraddittorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 471/2024, ha respinto il ricorso di una società che aveva dedotto costi da fatture emesse da una ‘società cartiera’. La Corte ha chiarito la ripartizione dell’onere della prova: spetta all’Agenzia delle Entrate fornire indizi sulla consapevolezza della frode da parte del contribuente (come la mancanza di struttura del fornitore). Una volta forniti tali indizi, l’onere della prova si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto. È stato inoltre precisato che il diritto al contraddittorio preventivo è limitato in caso di accertamenti ‘a tavolino’ basati su verifiche a terzi.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova e Fatture False: La Cassazione definisce i confini

L’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti è una delle pratiche evasive più complesse da gestire, sia per il Fisco che per le imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: l’onere della prova e i limiti del diritto al contraddittorio preventivo. La decisione analizza il caso di un’azienda del settore dei rottami metallici che si è vista contestare la deducibilità di costi documentati da fatture emesse da una cosiddetta ‘società cartiera’.

Il Caso: Fatture da una “Società Cartiera”

Una società attiva nel commercio di materiali di recupero aveva impugnato un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita deduzione di costi e detrazione IVA per circa 147.000 euro. L’accertamento era scaturito da una verifica fiscale effettuata nei confronti di un suo fornitore, risultato essere una ‘società cartiera’.

Secondo l’Amministrazione finanziaria, il fornitore era privo di qualsiasi struttura operativa (magazzini, mezzi di trasporto, personale) idonea a svolgere l’attività commerciale dichiarata. Le operazioni, quindi, erano state qualificate come ‘soggettivamente inesistenti’: la merce era forse passata di mano, ma non tramite il soggetto che aveva emesso la fattura. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Fisco, ritenendo che la società contribuente non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare la propria buona fede e l’estraneità alla frode.

Le Questioni Giuridiche: Contraddittorio e Onere della Prova

La società ha portato il caso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Violazione del contraddittorio preventivo: L’azienda lamentava di non essere stata informata dei rilievi prima della notifica dell’avviso di accertamento, violando così il suo diritto di difesa previsto dallo Statuto del Contribuente.
2. Errata applicazione dell’onere della prova: Secondo la ricorrente, spettava all’Agenzia delle Entrate dimostrare non solo l’inesistenza delle operazioni, ma anche la consapevolezza della frode da parte sua.

L’analisi della Corte e la ripartizione dell’onere della prova

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, fornendo un’analisi dettagliata dei principi applicabili.

Sul Contraddittorio Preventivo: Distinzioni Cruciali

I giudici hanno chiarito che, quando l’accertamento è ‘a tavolino’ e si basa su verifiche effettuate presso terzi, l’obbligo del contraddittorio preventivo non è assoluto.

– Per i tributi non armonizzati (come IRPEF e IRAP), non esiste una norma che imponga il contraddittorio a pena di nullità in questi casi.
– Per i tributi armonizzati (come l’IVA), sebbene il contraddittorio sia un principio fondamentale, la sua omissione non invalida automaticamente l’atto. Il contribuente deve dimostrare in giudizio quali argomenti specifici avrebbe potuto presentare se fosse stato sentito, provando che la sua partecipazione avrebbe potuto portare a un esito diverso. Una lamentela generica non è sufficiente.

Sull’Onere della Prova nelle Operazioni Soggettivamente Inesistenti

Questo è il punto centrale della decisione. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato sulla ripartizione dell’onere della prova in caso di fatture soggettivamente false.

1. Fase 1 – L’Amministrazione Finanziaria: Spetta all’Agenzia fornire elementi di prova, anche presuntivi, che dimostrino che il contribuente era a conoscenza della frode o che avrebbe dovuto esserlo usando l’ordinaria diligenza. Elementi tipici sono la totale assenza di una struttura operativa da parte del fornitore, l’anomalia dei prezzi o delle condizioni commerciali.
2. Fase 2 – Il Contribuente: Una volta che il Fisco ha fornito questi indizi ‘gravi, precisi e concordanti’, l’onere della prova si inverte. Tocca al contribuente dimostrare il contrario, cioè di aver agito con la massima diligenza possibile per un operatore accorto, verificando l’affidabilità del partner commerciale e di non essere stato coinvolto, neanche a titolo di negligenza, nell’evasione.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la Commissione Tributaria Regionale avesse applicato correttamente questi principi. L’Amministrazione Finanziaria aveva soddisfatto il proprio onere probatorio dimostrando che la società fornitrice era una scatola vuota, un fatto che costituiva un potente indizio dell’assenza di buona fede dell’acquirente. L’immediatezza dei rapporti commerciali tra le parti rendeva ancora meno plausibile l’ignoranza incolpevole da parte della società contribuente.

A fronte di ciò, quest’ultima non aveva fornito alcuna prova concreta della propria diligenza. La semplice dimostrazione di aver ricevuto e pagato la merce non è stata ritenuta sufficiente a superare la presunzione di coinvolgimento nella frode, dato che le fatture contestate si riferivano a un rapporto di intermediazione commerciale e non a una cessione diretta.

Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

Questa ordinanza ribadisce un messaggio fondamentale per tutte le imprese: la responsabilità nella scelta dei propri partner commerciali è un elemento cruciale anche dal punto di vista fiscale. Non basta fermarsi alle apparenze formali. Di fronte a indizi di frode, l’onere della prova si sposta sull’azienda, che deve essere in grado di dimostrare attivamente di aver adottato tutte le cautele necessarie per verificare l’affidabilità e la struttura operativa dei propri fornitori. Ignorare i ‘campanelli d’allarme’ può costare caro, trasformando un’operazione commerciale apparentemente lecita in una pesante contestazione fiscale.

Quando un accertamento fiscale deriva da una verifica a un’altra azienda, ho diritto al contraddittorio preventivo?
Non sempre. Per i tributi non armonizzati (es. IRAP) non c’è un obbligo specifico in caso di accertamenti ‘a tavolino’. Per i tributi armonizzati (es. IVA), l’omissione del contraddittorio invalida l’atto solo se il contribuente dimostra in giudizio quali specifiche ragioni avrebbe potuto far valere e che queste avrebbero potuto cambiare l’esito della decisione.

In caso di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, chi deve provare la frode?
L’onere della prova è ripartito. Inizialmente, spetta all’Amministrazione finanziaria fornire indizi gravi, precisi e concordanti che suggeriscano il coinvolgimento del contribuente nella frode (es. provando che il fornitore è una società ‘cartiera’). Successivamente, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per verificare l’affidabilità del fornitore e di essere in buona fede.

Basta dimostrare di aver pagato la merce e di averla rivenduta per provare la mia buona fede?
No, secondo la Corte queste circostanze non sono sufficienti a escludere il coinvolgimento in operazioni soggettivamente inesistenti. Di fronte a forti indizi di frode forniti dal Fisco (come l’assenza di struttura del fornitore), il contribuente deve fornire prove concrete e utili a dimostrare di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per evitare di essere coinvolto nell’evasione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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