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Onere della prova e operazioni inesistenti: la guida

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30427/2025, interviene su un caso di presunte operazioni inesistenti, chiarendo l’onere della prova a carico del contribuente. L’Agenzia Fiscale aveva contestato la deducibilità di costi e la detrazione dell’IVA per fatture ritenute fittizie. La Corte ha stabilito che la sola prova del pagamento non è sufficiente a dimostrare la realtà dell’operazione, poiché è una prassi comune utilizzata proprio per mascherare transazioni fittizie. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova e Operazioni Inesistenti: la Cassazione Fa Chiarezza

Quando un’impresa si trova di fronte a una contestazione fiscale per onere della prova operazioni inesistenti, quali elementi deve fornire per dimostrare la propria buona fede? La semplice esibizione della fattura e la prova del pagamento sono sufficienti? Con la recente ordinanza n. 30427 del 2025, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, offrendo principi guida fondamentali per contribuenti e professionisti. L’analisi di questa decisione aiuta a comprendere i confini della prova in materia tributaria e le insidie che possono nascondersi dietro operazioni apparentemente regolari.

I Fatti del Caso: Contenzioso su Costi e IVA

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato a un imprenditore individuale. L’Amministrazione Finanziaria contestava la deducibilità di alcuni costi e la detrazione dell’IVA relativa a fatture emesse da tre diversi fornitori: una società di servizi digitali, un’associazione culturale e una società di servizi estera. Secondo il Fisco, tali costi non erano legittimi perché le operazioni sottostanti erano, per vari motivi, fittizie o irregolari.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente respinto il ricorso del contribuente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in secondo grado, aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’imprenditore e annullando le riprese fiscali.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

La CTR aveva ritenuto fondate le ragioni del contribuente basandosi su alcuni elementi. Per le fatture della società digitale, aveva valorizzato la regolare emissione e registrazione, nonché l’effettività della prestazione desunta da un procedimento penale e dai mezzi di pagamento. Per le fatture dell’associazione culturale, aveva considerato sufficiente la regolare registrazione con la causale ‘spese di viaggio, lavoro, allestimento e noleggio’. Di fatto, la CTR aveva considerato la documentazione formale e la prova del pagamento come elementi sufficienti a superare i dubbi dell’ufficio fiscale.

L’Analisi della Corte di Cassazione: il vero onere della prova operazioni inesistenti

L’Agenzia Fiscale ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso. La Corte ha analizzato dettagliatamente le censure, rigettandone alcune ma accogliendone una, decisiva per le sorti del giudizio.

Il Rigetto del Motivo sulla Motivazione Apparente

Il primo motivo, con cui l’Agenzia denunciava una ‘motivazione apparente’ da parte della CTR, è stato respinto. Secondo la Cassazione, sebbene la motivazione della sentenza di secondo grado fosse succinta, essa non era mancante o incomprensibile. I giudici regionali avevano esposto, pur brevemente, una chiara ratio decidendi, cioè le ragioni alla base della loro decisione, permettendo di comprendere l’iter logico seguito. Non si trattava, quindi, di una motivazione nulla.

L’Accoglimento del Motivo sull’Onere della Prova

Il terzo motivo di ricorso, invece, è stato accolto. L’Agenzia lamentava la violazione dei principi in materia di prova per le operazioni inesistenti. La Cassazione ha concordato con questa tesi, affermando un principio consolidato nella sua giurisprudenza: in tema di onere della prova operazioni inesistenti, non è sufficiente che il contribuente dimostri la regolarità formale delle scritture contabili o esibisca la prova del pagamento.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la regolarità formale e l’avvenuto pagamento sono elementi che, di regola, vengono utilizzati proprio allo scopo di far apparire reale un’operazione fittizia. Pertanto, il giudice di merito non può limitarsi a constatare l’esistenza di un bonifico o di una dichiarazione resa in sede penale. Deve, invece, valutare tutti gli elementi indiziari forniti dall’Amministrazione Finanziaria e le prove contrarie offerte dal contribuente in un quadro complessivo. La CTR, dando rilievo esclusivo alla prova del pagamento, ha omesso di considerare che l’onere probatorio a carico del contribuente in questi casi è più stringente e non può essere assolto con la sola dimostrazione della movimentazione finanziaria. La Corte ha quindi cassato la sentenza su questo punto, rinviando la causa a un’altra sezione della Commissione Tributaria Regionale per una nuova valutazione dei fatti alla luce di questo principio.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per chiunque gestisca un’attività d’impresa: di fronte a una contestazione di operazioni inesistenti, la difesa non può basarsi unicamente sulla documentazione formale come fatture e pagamenti. È necessario essere in grado di fornire prove concrete e sostanziali dell’effettività della prestazione ricevuta (contratti, corrispondenza, documenti di trasporto, testimonianze, prove dell’esecuzione materiale del servizio). La sentenza sottolinea come l’onere della prova per le operazioni inesistenti gravi sul contribuente, che deve andare oltre la mera apparenza per dimostrare la realtà economica della transazione contestata dal Fisco.

Quando la motivazione di una sentenza tributaria è considerata ‘apparente’ e quindi nulla?
La motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo materialmente presente nel documento, consiste in argomentazioni talmente contraddittorie, generiche o incomprensibili da non rendere percepibili le reali ragioni della decisione. Non è sufficiente un semplice difetto di ‘sufficienza’ o una motivazione succinta, purché esponga una chiara ratio decidendi.

La prova del pagamento è sufficiente a dimostrare la realtà di un’operazione commerciale contestata dal Fisco come inesistente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’onere probatorio a carico del contribuente in tema di operazioni inesistenti non può ritenersi assolto con la semplice esibizione della fattura, la regolarità delle scritture contabili o la prova dei mezzi di pagamento, poiché questi elementi sono spesso utilizzati proprio per mascherare operazioni fittizie.

Che valore ha una sentenza penale di assoluzione in un processo tributario riguardante gli stessi fatti?
Il giudicato penale non ha efficacia automatica nel processo tributario. Tuttavia, può essere preso in considerazione dal giudice tributario come possibile fonte di prova. Il giudice deve valutarlo liberamente, nell’esercizio dei propri poteri, e verificarne la rilevanza nel contesto specifico della controversia fiscale, senza essere vincolato all’esito del processo penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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