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Onere della prova dei costi: Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: l’onere della prova dei costi deducibili spetta interamente al contribuente. Il caso riguardava una struttura sanitaria a cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deduzione dei compensi per il collegio sindacale. La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto sufficiente la ‘verosimiglianza’ della spesa. La Cassazione ha cassato la sentenza, precisando che per la deducibilità non basta la plausibilità, ma è necessaria la prova dell’effettiva esistenza, certezza e determinabilità del costo.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova dei Costi: La Plausibilità non Basta per la Deducibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 18420/2024, ha riaffermato un caposaldo del diritto tributario: l’onere della prova dei costi deducibili grava interamente sul contribuente, che deve dimostrarne non solo la plausibilità, ma l’effettiva esistenza. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per le imprese sulla corretta gestione documentale e sulla difesa in caso di accertamento fiscale. L’analisi del caso concreto evidenzia come un approccio basato sulla mera ‘verosimiglianza’ della spesa sia destinato a soccombere di fronte alla richiesta di prove certe e determinabili.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale a una Struttura Sanitaria

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata operante nel settore sanitario. L’Amministrazione Finanziaria, sulla base di un Processo Verbale di Constatazione (PVC), contestava alla società maggiori ricavi e l’indebita deduzione di alcuni costi per l’anno d’imposta 2006.

La controversia, dopo i primi due gradi di giudizio, è giunta in Cassazione. Tra i vari punti contestati, spiccava quello relativo al recupero a tassazione dei compensi destinati al collegio sindacale. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società, ritenendo la spesa ‘del tutto verosimile’ in considerazione delle cariche professionali ricoperte e di un’operazione di fusione societaria avvenuta in quell’anno. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha impugnato tale decisione, sostenendo che la CTR avesse erroneamente applicato la regola sull’onere della prova dei costi.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova dei Costi

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate sul punto specifico dei compensi del collegio sindacale, rigettando gli altri motivi di ricorso per questioni procedurali. I giudici di legittimità hanno censurato la decisione della CTR, evidenziando l’errore di diritto commesso nel fondare la decisione sulla ‘maggiore o minore verosimiglianza’ del sostenimento del costo.

La Corte ha ribadito che la deduzione dei componenti negativi di reddito non è un’operazione basata su presunzioni o sulla plausibilità, ma richiede una prova rigorosa. Il contribuente deve dimostrare l’effettiva esistenza del costo, la sua certezza e la sua determinabilità, come stabilito dalla normativa fiscale.

Le Motivazioni: Certezza ed Esistenza Effettiva del Costo

Il cuore della motivazione risiede nella netta distinzione tra ‘verosimiglianza’ ed ‘effettiva esistenza’. La CTR aveva giustificato la deducibilità del costo ritenendolo plausibile nel contesto aziendale. Tuttavia, per la Cassazione, questo non è sufficiente. Il principio fondamentale, sancito dall’art. 109 del TUIR e dall’art. 2697 del codice civile, impone al contribuente di fornire la prova concreta che una spesa sia stata realmente sostenuta.

Questo significa che non basta affermare che un costo ‘potrebbe’ essere stato sostenuto o che ‘sembra’ ragionevole che lo sia stato. È necessario produrre la documentazione (contratti, fatture, prove di pagamento, delibere societarie) che attesti in modo inequivocabile che quella spesa è certa nell’esistenza e determinata nel suo ammontare. L’errore del giudice di merito è stato quello di invertire, di fatto, l’onere della prova, accontentandosi di un criterio di apparenza invece di pretendere una dimostrazione fattuale dal soggetto che intendeva beneficiare della deduzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza è un monito per tutte le imprese: la gestione contabile e fiscale deve essere improntata alla massima precisione e completezza documentale. L’onere della prova dei costi è un principio non derogabile. Affidarsi alla mera plausibilità delle spese espone a un rischio elevato in caso di controlli. Per ogni costo portato in deduzione, l’azienda deve essere in grado di esibire prove documentali che ne attestino la certezza, la determinabilità e l’inerenza all’attività d’impresa. La sentenza cassa quindi la decisione impugnata e rinvia la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per una nuova valutazione basata sul corretto principio di diritto.

Qual è il requisito fondamentale per poter dedurre un costo aziendale?
Per dedurre un costo, non è sufficiente che esso appaia plausibile o verosimile. La Corte di Cassazione ha stabilito che il contribuente deve fornire la prova della sua effettiva esistenza, certezza e determinabilità.

Su chi ricade l’onere di provare la legittimità di un costo dedotto?
L’onere della prova dei costi deducibili ricade interamente sul contribuente. È l’azienda che deve dimostrare, con documentazione adeguata, che la spesa è stata realmente sostenuta e rispetta i requisiti di legge.

Cosa succede se un giudice tributario ammette una deduzione basandosi solo sulla ‘verosimiglianza’ del costo?
Una decisione di questo tipo è viziata da un errore di diritto. Come avvenuto nel caso di specie, la Corte di Cassazione può cassare (annullare) la sentenza e rinviare il caso a un altro giudice, imponendo di applicare il principio corretto, secondo cui è richiesta la prova dell’effettiva esistenza del costo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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