LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova costi: la Cassazione chiarisce

Una società si è vista negare la deducibilità di alcuni costi a causa di fatture generiche. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’onere della prova costi spetta interamente al contribuente. È necessario fornire documentazione dettagliata che dimostri non solo l’esistenza del costo, ma soprattutto la sua inerenza all’attività d’impresa, un principio valido sia per le imposte dirette che per l’IVA.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova costi: la Cassazione chiarisce con l’Ordinanza n. 26985/2024

L’ordinanza n. 26985 del 17 ottobre 2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia fiscale: l’onere della prova costi deducibili grava interamente sul contribuente. Quando le fatture presentano descrizioni generiche e non sono supportate da adeguata documentazione, il Fisco ha il diritto di negare la deducibilità di tali spese. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per le imprese sulla corretta gestione documentale e sulla prova dell’inerenza dei costi sostenuti.

I Fatti del Caso: Fatture Generiche e Accertamento Fiscale

Una società si vedeva recapitare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava maggiori imposte (IRES, IVA, IRAP) per l’anno 2007, applicando le relative sanzioni. La contestazione verteva sul disconoscimento di costi derivanti da fatture emesse da una ditta fornitrice. Secondo l’Ufficio, le fatture contenevano indicazioni troppo generiche, tali da non permettere un’esatta individuazione delle prestazioni rese e, di conseguenza, la loro correlazione con i ricavi dell’impresa.

La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva inizialmente il ricorso della società, ma la Commissione Tributaria Regionale, in appello, riformava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione delle norme sull’onere della prova e sull’inerenza dei costi.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova Costi

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i motivi del ricorso, ritenendoli infondati e rigettando le pretese della società. Il cuore della decisione ruota attorno a due pilastri del diritto tributario: il principio di inerenza e la ripartizione dell’onere probatorio.

Il Principio dell’Inerenza tra Imposte Dirette e IVA

Gli Ermellini hanno ribadito che l’inerenza è un requisito fondamentale sia per la deducibilità dei costi ai fini delle imposte dirette (art. 109 TUIR), sia per la detrazione dell’IVA (art. 19 d.P.R. 633/72). Questo principio, unico e trasversale, impone che debba esistere una relazione diretta tra il costo sostenuto e l’attività d’impresa finalizzata alla produzione di reddito. Un costo è inerente se è funzionale all’attività economica, indipendentemente dal risultato ottenuto.

La Ripartizione dell’Onere della Prova

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’onere della prova costi. La Corte ha chiarito che spetta sempre al contribuente dimostrare i fatti che costituiscono il fondamento del suo diritto alla deduzione o detrazione. Ciò significa che deve provare e documentare non solo l’esistenza e la natura del costo, ma anche la sua concreta destinazione e la sua correlazione con l’attività produttiva.

L’Amministrazione finanziaria, d’altro canto, può contestare la prova fornita dal contribuente in due modi:
1. Evidenziando la carenza e l’insufficienza degli elementi portati dal contribuente a dimostrazione dell’inerenza.
2. Adducendo ulteriori elementi di fatto che facciano ritenere il costo non correlato all’impresa.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il giudice di secondo grado avesse applicato correttamente questi principi. La documentazione prodotta dalla società è stata giudicata insufficiente. Le motivazioni principali del rigetto si basano su tre elementi:
1. Descrizione Generica delle Fatture: Le prestazioni indicate nelle fatture erano estremamente generiche, violando i requisiti di chiarezza dell’art. 21 del d.P.R. 633/72.
2. Assenza di Supporto Documentale: Le fatture non erano corroborate da altra documentazione, come ad esempio un contratto d’appalto, che potesse specificare la natura e l’entità dei lavori.
3. Sproporzione: Era stato rilevato un numero di ore di lavoro addebitate estremamente elevato e sproporzionato rispetto alle modeste richieste di intervento che risultavano dai verbali ispettivi di altri enti (Asl).

La Corte ha specificato che la richiesta del contribuente di una rivalutazione dei documenti già esaminati in appello costituisce un’indagine di merito non consentita nel giudizio di legittimità. Il giudice di merito è libero di formare il proprio convincimento sulla base delle prove che ritiene più attendibili, senza dover analizzare ogni singolo documento prodotto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato e invia un messaggio chiaro alle imprese: la forma è sostanza. Per garantire la deducibilità dei costi e la detrazione dell’IVA, non è sufficiente pagare una fattura. È indispensabile che la documentazione fiscale e contrattuale sia precisa, dettagliata e in grado di dimostrare in modo inequivocabile il collegamento del costo con l’attività aziendale. Le fatture con descrizioni vaghe come “lavori edili” o “consulenze” espongono a un elevato rischio di contestazione fiscale. Le aziende devono quindi implementare procedure interne rigorose per la gestione e l’archiviazione della documentazione, assicurandosi che ogni spesa sia supportata da contratti, report di attività, stati di avanzamento lavori o qualsiasi altro elemento utile a provare l’inerenza.

A chi spetta l’onere della prova in caso di contestazione di costi da parte del Fisco?
L’onere della prova spetta integralmente al contribuente. Egli deve dimostrare non solo l’esistenza e l’effettività del costo, ma anche e soprattutto la sua inerenza, ovvero il suo collegamento funzionale con l’attività d’impresa.

Una fattura con una descrizione generica è sufficiente per dedurre un costo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una fattura con una descrizione estremamente generica delle prestazioni, non supportata da altra documentazione idonea (come un contratto d’appalto), non è sufficiente a soddisfare l’onere probatorio a carico del contribuente e non consente la deduzione del costo.

Se l’effettiva esecuzione dei lavori non è contestata, i costi sono automaticamente deducibili?
No, non automaticamente. Anche se l’esecuzione materiale delle prestazioni non è in discussione, il contribuente deve comunque provare l’inerenza e la congruità del costo. Nel caso di specie, la sproporzione tra le ore fatturate e gli interventi documentati è stata un elemento a sfavore del contribuente, rendendo i costi indeducibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati