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Onere della prova costi deducibili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7285/2025, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo i principi sull’onere della prova per i costi deducibili. La Corte ha ribadito che spetta al contribuente dimostrare l’esistenza e l’inerenza dei costi all’attività d’impresa. Tuttavia, una volta fornita la documentazione probatoria, l’Amministrazione Finanziaria non può contestare le scelte economiche dell’imprenditore né richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione dei fatti già accertati dai giudici di merito.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova costi deducibili: la Cassazione stabilisce i limiti del Fisco

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su un tema cruciale per imprese e professionisti: l’onere della prova per i costi deducibili. La decisione chiarisce il delicato equilibrio tra l’obbligo del contribuente di documentare le proprie spese e i limiti dell’azione di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria. La sentenza sottolinea che, una volta provata l’inerenza del costo, le scelte economiche dell’imprenditore non sono sindacabili dal Fisco.

I fatti del caso

Una società si era vista recapitare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava l’indeducibilità di alcuni costi e l’indetraibilità della relativa IVA. Tali costi derivavano da fatture emesse da un consulente per prestazioni professionali. L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che tali prestazioni fossero, di fatto, inesistenti.

La società ha impugnato l’atto impositivo e ha ottenuto ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in secondo grado (Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado). I giudici di merito hanno ritenuto che la società avesse fornito prove sufficienti a dimostrare l’effettività e il collegamento delle prestazioni con l’attività d’impresa, e che il Fisco non potesse sindacare le scelte economiche e imprenditoriali della contribuente.

La questione giuridica e l’onere della prova per i costi deducibili

Insoddisfatta della decisione d’appello, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione. Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta violazione delle norme sull’onere della prova per i costi deducibili (art. 2697 c.c.) e sul principio di inerenza (art. 109 TUIR). Secondo il Fisco, i giudici di merito avevano erroneamente invertito l’onere probatorio, che doveva gravare interamente sul contribuente, il quale avrebbe dovuto dimostrare in modo inequivocabile la realtà e l’inerenza del costo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, fornendo importanti chiarimenti. I giudici hanno anzitutto ribadito un principio consolidato: l’onere di provare i fatti che danno diritto alla deduzione di un costo spetta al contribuente. Quest’ultimo deve documentare non solo l’esistenza del costo, ma anche la sua natura e la sua correlazione con l’attività d’impresa.

Tuttavia, la Corte ha specificato che il ruolo dell’Amministrazione Finanziaria non è illimitato. Se il contribuente fornisce la documentazione necessaria, l’Ufficio può contestare la deducibilità solo sulla base di elementi concreti. Ad esempio, può dimostrare l’incongruità o l’antieconomicità macroscopica della spesa, utilizzandole come indizi sintomatici della carenza di inerenza, ma non può semplicemente sostituire la propria valutazione a quella dell’imprenditore.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la Corte di Giustizia Tributaria avesse operato correttamente, mettendo a confronto le presunzioni addotte dall’Agenzia con la documentazione prodotta dalla società e concludendo, con un accertamento di fatto, per l’inerenza dei costi. L’insistenza dell’Agenzia nel contestare tale valutazione è stata interpretata dalla Corte come un tentativo inammissibile di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda, cosa preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale per la tutela del contribuente. Se da un lato è indispensabile mantenere una documentazione contabile e contrattuale precisa e completa per difendersi da eventuali accertamenti, dall’altro le scelte imprenditoriali, purché reali ed effettivamente connesse all’attività, non possono essere messe in discussione dal Fisco sulla base di mere valutazioni di convenienza economica. La decisione conferma che il processo tributario si basa sulla prova dei fatti e non su giudizi di valore riguardo l’efficienza della gestione aziendale. Una volta che il contribuente ha adempiuto al proprio onere probatorio, la palla passa all’Amministrazione, che deve basare le proprie contestazioni su elementi solidi e non su mere presunzioni.

A chi spetta l’onere della prova per i costi deducibili?
L’onere di provare l’esistenza, la natura e la concreta destinazione di un costo alla produzione spetta al contribuente. Egli deve fornire i relativi fatti giustificativi e dimostrare che il costo è un atto d’impresa in correlazione con l’attività svolta.

L’Amministrazione Finanziaria può contestare la convenienza economica di un costo?
No, di per sé non può sindacare le scelte economiche dell’imprenditore. Può, tuttavia, contestare l’incongruità o l’antieconomicità di una spesa come indizio di una possibile carenza di inerenza, ma spetta a lei dimostrare tale macroscopica antieconomicità.

Cosa ha deciso la Cassazione nel caso specifico?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito. Ha stabilito che il giudice d’appello aveva correttamente valutato le prove fornite dal contribuente, ritenendole sufficienti a dimostrare l’inerenza dei costi, e che il tentativo dell’Agenzia di rimettere in discussione tale valutazione di fatto era inammissibile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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