LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova: Cassazione su fatture e costi

Un’azienda si è vista contestare la detraibilità dell’IVA per fatture da fornitori fraudolenti e la deducibilità di spese di rappresentanza. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha chiarito che l’onere della prova grava sull’imprenditore, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto in frodi e provare l’effettiva inerenza dei costi all’attività d’impresa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova: La Cassazione detta le regole su IVA e costi aziendali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ridefinisce i confini dell’onere della prova per gli imprenditori in materia fiscale, con particolare riferimento alla detrazione dell’IVA in contesti di frode e alla deducibilità delle spese di rappresentanza. Questa decisione sottolinea l’importanza di una diligenza proattiva nella gestione dei rapporti commerciali e di una documentazione rigorosa a sostegno dei costi aziendali.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a una società operante nel commercio di software e computer. Le contestazioni erano due:
1. Indebita detrazione IVA: L’Ufficio contestava la detrazione dell’imposta relativa a fatture per operazioni ritenute soggettivamente inesistenti, in quanto i fornitori erano risultati coinvolti in meccanismi fraudolenti.
2. Costi indeducibili: Veniva negata la deducibilità ai fini IRES e IRAP delle spese sostenute per un viaggio aziendale nella Repubblica Dominicana, cui avevano partecipato rappresentanti, clienti e i loro familiari, qualificate come spese di rappresentanza non inerenti all’attività d’impresa.

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie avevano dato ragione alla società contribuente. Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria ha presentato ricorso in Cassazione, che ha accolto entrambi i motivi di ricorso.

L’Onere della Prova nelle Frodi IVA: non basta la buona fede passiva

Il primo punto cruciale riguarda le operazioni soggettivamente inesistenti. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato a livello nazionale ed europeo: quando l’Amministrazione Finanziaria fornisce elementi indiziari gravi, precisi e concordanti che suggeriscono il coinvolgimento del contribuente in una frode IVA, l’onere della prova si sposta su quest’ultimo.

Non è sufficiente, per la società, dimostrare la regolarità formale dei pagamenti e della contabilità. Al contrario, l’imprenditore deve provare di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per evitare di essere coinvolto nella frode. La Corte ha cassato la sentenza precedente perché il giudice di merito aveva erroneamente affermato che non rientra tra i doveri dell’imprenditore svolgere indagini sulla situazione fiscale dei propri partner commerciali. La Cassazione chiarisce che, in presenza di indizi anomali, un imprenditore diligente ha l’obbligo di adottare cautele supplementari.

Inerenza dei Costi: l’onere della prova e le Spese di Rappresentanza

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso accolto, verteva sulla deducibilità del costo del viaggio. La Corte ha sottolineato che l’onere della prova dell’inerenza dei costi spetta sempre al contribuente. Per essere deducibili, le spese di rappresentanza devono essere direttamente collegate a concrete attività promozionali volte a generare ricavi.

Nel caso specifico, la società non ha fornito alcuna prova che durante il viaggio turistico si fossero svolte significative attività promozionali. La semplice partecipazione di alcuni clienti non basta a qualificare la spesa come inerente. La Corte ha evidenziato come l’assenza di scritture contabili o altri riscontri probatori a sostegno dell’organizzazione di attività promozionali durante il viaggio impedisca di considerare tali costi come deducibili, rendendo inapplicabile la presunzione prevista dalla normativa ministeriale per i viaggi.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha censurato la sentenza impugnata per aver violato i principi consolidati in materia di riparto dell’onere probatorio. Sul fronte IVA, il giudice d’appello ha errato nel ritenere non esigibile un’attività di verifica da parte del contribuente sui propri fornitori, soprattutto in un contesto che presentava elementi di anomalia. La Corte ha riaffermato che l’imprenditore deve dimostrare di aver adottato tutte le misure ragionevoli per assicurarsi che l’operazione non facesse parte di un’evasione.

Per quanto riguarda le spese di rappresentanza, la motivazione della Cassazione si è concentrata sulla mancata dimostrazione del requisito dell’inerenza. La prova di un costo deducibile non si esaurisce con l’esibizione della fattura, ma richiede la dimostrazione della sua correlazione con l’attività produttiva di ricavi. L’assenza di documentazione che attestasse lo svolgimento di attività promozionali durante il viaggio è stata decisiva per considerare il costo come estraneo all’attività d’impresa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un importante monito per tutte le imprese. In primo luogo, evidenzia la necessità di una due diligence rafforzata nei confronti dei partner commerciali, andando oltre la mera apparenza formale, per non rischiare di vedersi contestata la detrazione dell’IVA. In secondo luogo, ribadisce che la deducibilità dei costi, specialmente quelli di rappresentanza, è subordinata a una prova rigorosa della loro finalità commerciale. Le aziende devono essere in grado di documentare in modo inequivocabile come ogni spesa contribuisca, anche solo potenzialmente, alla generazione di reddito, per superare il vaglio dell’Amministrazione Finanziaria.

Quando un’azienda può detrarre l’IVA se il fornitore è coinvolto in una frode?
L’azienda può detrarre l’IVA solo se dimostra di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per non essere coinvolta nella frode. Deve provare di non sapere e di non poter sapere, usando l’ordinaria diligenza, che l’operazione si inseriva in un’evasione. La sola regolarità formale dei documenti non è sufficiente se ci sono indizi di anomalia.

Quale prova deve fornire l’imprenditore per dedurre le spese di rappresentanza come un viaggio?
L’imprenditore ha l’onere di provare l’inerenza del costo, ovvero deve dimostrare che la spesa è stata sostenuta con la finalità di generare ricavi. Per un viaggio, deve provare che durante lo stesso sono state svolte concrete e significative attività promozionali dei beni o servizi dell’impresa. La semplice presenza di clienti non è una prova sufficiente.

È sufficiente per un imprenditore non indagare sui propri partner commerciali per essere considerato in buona fede?
No. Secondo la Corte, in presenza di indizi che possono far sorgere un sospetto, l’imprenditore ha l’obbligo di adottare cautele e verifiche per accertarsi della sostanziale esistenza e affidabilità del contraente. Limitarsi a ignorare tali indizi non è sufficiente per dimostrare la propria buona fede e la propria diligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati