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Omessa pronuncia e ius superveniens: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale per omessa pronuncia. Il giudice di secondo grado, infatti, non aveva esaminato la questione, sollevata dal contribuente, relativa alla deducibilità dei costi in base a una nuova legge più favorevole (ius superveniens), nonostante la contestazione di fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione che tenga conto della normativa sopravvenuta.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Omessa pronuncia e Ius Superveniens: la Cassazione ribadisce l’obbligo di decidere

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale: il giudice ha il dovere di pronunciarsi su tutte le questioni sollevate dalle parti. La mancata decisione su un punto specifico, nota come omessa pronuncia, costituisce un grave errore che porta all’annullamento della sentenza. Questo caso specifico riguarda l’applicazione di una legge fiscale più favorevole, il cosiddetto ius superveniens, in un contenzioso su fatture per operazioni inesistenti.

I Fatti del Caso

Una società operante nel commercio di telefonia ha impugnato un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava l’esistenza di fatture di acquisto per operazioni considerate soggettivamente inesistenti, recuperando a tassazione i costi e l’IVA e applicando le relative sanzioni.

Inizialmente, la società aveva ottenuto ragione sia in primo che in secondo grado. Tuttavia, la Corte di Cassazione aveva già annullato una prima volta la decisione d’appello, rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale (CTR) per un nuovo esame. In questa seconda fase, la CTR ha ribaltato il verdetto, accogliendo l’appello dell’Ufficio e negando la prova delle operazioni sottostanti. A questo punto, la società ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo.

L’Omessa Pronuncia come Motivo di Ricorso

Il cuore del ricorso della società si fondava sulla violazione dell’articolo 112 del codice di procedura civile, che sancisce il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato. La contribuente lamentava una omessa pronuncia da parte del giudice del rinvio.

Nello specifico, durante il giudizio di rinvio, la società aveva introdotto una nuova argomentazione basata sullo ius superveniens, ovvero una nuova legge (l’art. 8 del D.L. n. 16/2012) intervenuta nel corso del processo. Tale norma, con effetto retroattivo, consente la deducibilità dei costi relativi a operazioni inesistenti, a condizione che tali costi siano stati effettivamente sostenuti. Nonostante la società avesse esplicitamente richiesto l’applicazione di questa normativa più favorevole, il giudice del rinvio aveva completamente ignorato la questione, decidendo la causa senza minimamente valutarla.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Analizzando gli atti, ha confermato che la società aveva correttamente sollevato la questione dell’applicazione dello ius superveniens nel giudizio di rinvio. L’omissione del giudice nel trattare questo punto specifico integra a tutti gli effetti il vizio di omessa pronuncia.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che, secondo una consolidata giurisprudenza, la normativa sopravvenuta favorevole al contribuente deve essere applicata, anche d’ufficio, nei giudizi pendenti. La CTR, pertanto, aveva l’obbligo di esaminare se i costi, pur afferenti a fatture per operazioni contestate, fossero stati effettivamente sostenuti e, in caso affermativo, di riconoscerne la deducibilità secondo la nuova legge. Non facendolo, ha violato un preciso dovere processuale.

Conclusioni

La decisione è stata cassata con rinvio alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Campania, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso applicando correttamente i principi enunciati, ovvero dovrà pronunciarsi esplicitamente sulla questione della deducibilità dei costi alla luce dello ius superveniens. Questa ordinanza rafforza la tutela del contribuente, garantendo che tutte le argomentazioni difensive, specialmente quelle basate su normative favorevoli sopravvenute, ricevano la dovuta attenzione da parte del giudice. Il principio di omessa pronuncia si conferma come un presidio essenziale per un giusto processo, assicurando che nessuna domanda di parte rimanga inascoltata.

Cosa significa ‘omessa pronuncia’ in un processo?
Significa che il giudice ha omesso di decidere su una domanda o un’eccezione specifica che una delle parti ha sollevato. È un vizio procedurale che può portare all’annullamento della sentenza.

È possibile applicare una nuova legge più favorevole a fatti avvenuti in passato?
Sì, nel diritto tributario è possibile applicare una norma più favorevole al contribuente (ius superveniens) anche a fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore, purché il rapporto tributario non sia ancora definito con sentenza passata in giudicato.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza per omessa pronuncia?
La Corte cassa la sentenza e rinvia la causa a un altro giudice dello stesso grado di quello che ha emesso la decisione annullata. Questo nuovo giudice dovrà riesaminare la questione, tenendo conto del punto che era stato omesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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