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Omessa notifica atto presupposto: quando rilevarla

Una società impugnava una cartella di pagamento, sollevando solo in udienza la questione della omessa notifica degli atti presupposti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14455/2025, ha confermato l’inammissibilità del motivo tardivo, chiarendo che tale vizio non costituisce un’eccezione rilevabile d’ufficio dal giudice, ma una vera e propria domanda che il contribuente deve formulare esplicitamente nel ricorso introduttivo.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Omessa Notifica Atto Presupposto: Domanda del Contribuente, non Eccezione del Giudice

Ricevere una cartella di pagamento senza aver mai visto l’atto precedente, come un avviso di accertamento, è una situazione purtroppo comune per molti contribuenti. La domanda cruciale in questi casi è: come e quando si può far valere questo vizio? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un chiarimento fondamentale sul tema della omessa notifica atto presupposto, stabilendo che si tratta di una vera e propria domanda da inserire nel ricorso iniziale, e non di un’eccezione che il giudice può rilevare d’ufficio in qualsiasi momento.

I Fatti del Caso

Una società si vedeva recapitare una cartella di pagamento per omessi versamenti di IMU e contributi INAIL relativi a diverse annualità. La società decideva di impugnare la cartella davanti alla Commissione Tributaria. Tuttavia, solo nel corso dell’udienza di trattazione, sollevava per la prima volta la questione della mancata notificazione degli avvisi di pagamento prodromici, ovvero gli atti che avrebbero dovuto precedere la cartella.
La Commissione Tributaria Regionale riteneva tardiva tale doglianza e, di conseguenza, inammissibile. Secondo i giudici di merito, la cartella era sufficientemente motivata riportando gli estremi degli atti presupposti, che si presumevano conosciuti dal contribuente. La società, insoddisfatta, ricorreva in Cassazione.

La Questione Giuridica: Eccezione o Domanda?

Il fulcro del ricorso in Cassazione si basava su due argomentazioni principali:
1. La natura dell’omessa notifica: Secondo la ricorrente, la mancata notifica dell’atto presupposto costituisce un’eccezione in senso lato, cioè un vizio talmente grave da poter essere rilevato d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, e quindi non poteva essere considerata tardiva.
2. Mancata integrazione del contraddittorio: La società lamentava che il giudizio non avesse coinvolto anche l’ente impositore originario (in questo caso, il Comune), oltre all’Agente della Riscossione.

L’Analisi della Corte sull’Omessa Notifica Atto Presupposto

La Suprema Corte ha respinto entrambe le tesi, soffermandosi in particolare sulla prima. I giudici hanno chiarito una distinzione cruciale nel diritto processuale tributario, basandosi sull’art. 19 del D.Lgs. 546/1992. La norma consente al contribuente di impugnare un atto successivo (come la cartella) facendo valere il vizio derivante dalla mancata notifica di un atto presupposto.
Tuttavia, questa facoltà non trasforma il vizio in un’eccezione rilevabile d’ufficio. Al contrario, essa costituisce il contenuto stesso della domanda giudiziale. In altre parole, è il contribuente che deve scegliere di fondare la propria impugnazione su quel preciso motivo. Il giudice, vincolato al principio della domanda (art. 112 c.p.c.), non può sostituirsi alla parte e rilevare un vizio che non è stato posto a fondamento del ricorso introduttivo. Farlo significherebbe commettere un vizio di ultrapetizione.

Il Ruolo dell’Agente della Riscossione e dell’Ente Impositore

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: nel contenzioso tributario non esiste un litisconsorzio necessario tra l’Agente della Riscossione e l’ente creditore. Il contribuente può legittimamente citare in giudizio solo l’Agente che ha emesso l’atto impugnato. Sarà poi facoltà di quest’ultimo, se lo riterrà opportuno, chiamare in causa l’ente impositore per essere manlevato dalle eventuali conseguenze negative del giudizio. L’assenza dell’ente creditore, quindi, non rende nullo il processo.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda sulla netta distinzione tra il concetto di “eccezione” e quello di “domanda”. L’omessa notifica atto presupposto non è un fatto che estingue o modifica la pretesa tributaria che il giudice può rilevare autonomamente. È, invece, il fondamento di un’azione di annullamento dell’atto successivo, un’azione che solo il contribuente ha il potere di avviare. L’inerzia del contribuente nel dedurre specificamente tale vizio nel ricorso introduttivo preclude al giudice di potersene occupare. La contestazione deve essere chiara, specifica e tempestiva, definendo fin da subito la causa petendi del giudizio. Proporla tardivamente, come nel corso dell’udienza, equivale a introdurre una domanda nuova, non consentita.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Contribuente

Questa ordinanza invia un messaggio chiaro ai contribuenti e ai loro difensori. Se si riceve una cartella di pagamento e si ha il fondato motivo di ritenere che l’atto di accertamento prodromico non sia mai stato notificato, è imperativo agire correttamente e tempestivamente. Il vizio della omessa notifica atto presupposto deve essere esplicitamente dedotto come motivo specifico nel ricorso introduttivo. Attendere fasi successive del processo, come l’udienza di trattazione, per sollevare la questione espone al concreto e quasi certo rischio di vedersi dichiarare il motivo inammissibile per tardività, con la conseguenza di dover pagare quanto richiesto nella cartella.

La mancata notifica di un atto presupposto può essere sollevata in qualsiasi momento del processo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa notifica di un atto presupposto deve essere dedotta come specifico motivo nel ricorso introduttivo del giudizio. Se sollevata per la prima volta in una fase successiva, come l’udienza, è considerata tardiva e quindi inammissibile.

Il giudice può rilevare d’ufficio la mancata notifica di un atto presupposto?
No. Secondo la sentenza, questo vizio non è un’eccezione in senso lato che il giudice può rilevare di sua iniziativa. Costituisce invece l’oggetto di una specifica domanda del contribuente, il quale deve scegliere di basare la sua impugnazione su tale motivo. Il giudice è vincolato a ciò che le parti richiedono.

Quando si impugna una cartella di pagamento, è obbligatorio citare in giudizio anche l’ente creditore (es. Comune) oltre all’Agente della Riscossione?
No. La sentenza conferma che non esiste un litisconsorzio necessario. Il contribuente può agire legalmente solo contro l’Agente della Riscossione. Quest’ultimo ha la facoltà, ma non l’obbligo, di chiamare in causa l’ente creditore per difendere la legittimità della pretesa originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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