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Omessa dichiarazione TARI: i termini di decadenza

Una società di riscossione ha impugnato una sentenza che riteneva prescritto un accertamento TARI. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata denuncia di un box auto costituisce omessa dichiarazione TARI per quella specifica unità e non una dichiarazione infedele. Tale omissione rinnova annualmente l’obbligo dichiarativo, facendo decorrere un nuovo termine di decadenza quinquennale ogni anno, con importanti conseguenze per il calcolo dei termini a disposizione del Fisco.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Omessa Dichiarazione TARI per Pertinenze: La Cassazione Chiarisce i Termini di Decadenza

La corretta qualificazione di una mancata comunicazione al Fisco può avere conseguenze determinanti sui termini a disposizione dell’ente per accertare un tributo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema molto comune: l’omessa dichiarazione TARI di una pertinenza, come un box auto, e i suoi effetti sulla decadenza del potere impositivo. La Corte chiarisce che tale mancanza non va confusa con una semplice dichiarazione infedele, con importanti ricadute pratiche per i contribuenti.

I Fatti del Caso: Un Box Auto non Dichiarato

Una società incaricata della riscossione per un Comune campano emetteva un avviso di accertamento per il pagamento della TARI relativa agli anni dal 2014 al 2018. L’accertamento riguardava un’unità immobiliare adibita a box auto, la cui detenzione non era mai stata dichiarata dal contribuente ai fini del tributo sui rifiuti. Il contribuente impugnava l’atto, e i giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, gli davano ragione, almeno per l’annualità 2014, ritenendo che il potere del Comune di accertare il tributo per quell’anno fosse ormai estinto per decadenza.

La Decisione della Commissione Tributaria: Decadenza del Potere Impositivo

I giudici di secondo grado avevano confermato la decisione del primo giudice, sostenendo che il termine per l’accertamento del 2014 era scaduto il 31 dicembre 2019. Secondo la loro interpretazione, si era in presenza di una dichiarazione incompleta o infedele, non di un’omissione totale. Di conseguenza, applicavano il termine di decadenza di cinque anni previsto dall’art. 1, comma 161, della Legge n. 296/2006, che decorre dalla fine dell’anno in cui la dichiarazione doveva essere presentata. La società di riscossione, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

Omessa Dichiarazione TARI vs. Dichiarazione Infedele

Il punto centrale della controversia è la distinzione tra “dichiarazione infedele” e “omessa dichiarazione”. Mentre la prima si verifica quando una dichiarazione viene presentata ma con dati errati o parziali, la seconda consiste nella totale assenza della presentazione della dichiarazione per un determinato immobile. La società ricorrente ha sostenuto che la mancata denuncia di un bene autonomo e suscettibile di autonoma imposizione, come il box auto, configura un’omissione vera e propria per quel bene specifico, e non una semplice infedeltà della dichiarazione relativa all’immobile principale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, sposando la tesi della società di riscossione. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di presentare la dichiarazione TARI ha natura annuale. Pertanto, l’inadempimento a tale obbligo si rinnova per ogni anno in cui la situazione di possesso o detenzione dell’immobile perdura.

Di conseguenza, la mancata presentazione della dichiarazione per un’unità immobiliare (anche se pertinenziale) costituisce un’omissione che si ripete ogni anno. Questo significa che il dies a quo, ovvero il giorno da cui parte il calcolo del termine di decadenza quinquennale, va raccordato nel tempo con ogni singola annualità d’imposta per cui l’omissione si è protratta. Non si può, quindi, considerare il potere di accertamento estinto una volta trascorsi cinque anni dalla prima violazione. L’obbligo di dichiarazione, non assolto, continua a gravare sul contribuente per ogni anno successivo.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per il Contribuente

La decisione della Cassazione ha implicazioni pratiche significative. Stabilire che la mancata denuncia di una pertinenza è un’omessa dichiarazione che si rinnova annualmente estende notevolmente i tempi a disposizione degli enti locali per effettuare gli accertamenti. Il contribuente che omette di dichiarare un immobile non può fare affidamento su un unico termine di decadenza che parte dal primo anno di possesso. Al contrario, rimane esposto all’azione accertatrice del Comune per ciascuna annualità in cui l’omissione si è verificata, nel rispetto del termine quinquennale calcolato a partire da ogni singolo anno. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale per una nuova valutazione basata su questi principi.

La mancata dichiarazione di un box auto ai fini TARI è considerata dichiarazione infedele o omessa?
Secondo la Corte di Cassazione, la mancata indicazione di un cespite immobiliare soggetto ad autonoma imposizione, come un box auto, costituisce omessa dichiarazione per quello specifico bene e non una dichiarazione infedele relativa all’immobile principale.

Come si calcola il termine di decadenza per un’omessa dichiarazione TARI?
Il termine di decadenza è quinquennale. Tuttavia, poiché l’obbligo di dichiarazione ha natura annuale, l’omissione si rinnova ogni anno. Di conseguenza, il termine di cinque anni per l’accertamento decorre dalla fine di ogni singolo anno in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.

L’obbligo di presentare la dichiarazione TARI si esaurisce dopo il primo anno di omissione?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di dichiarazione, se non assolto, continua a gravare sul contribuente anche per le annualità successive, e l’inottemperanza a tale obbligo può essere sanzionata per ciascun anno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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