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Omessa comunicazione telematica e favor rei: Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa comunicazione telematica della dichiarazione d’intento non è una violazione meramente formale, poiché ostacola l’attività di controllo dell’amministrazione finanziaria. In un caso riguardante una società sanzionata, i giudici hanno annullato la decisione dei giudici di merito che avevano cancellato la sanzione ritenendola sproporzionata. Tuttavia, la Corte ha accolto il principio del favor rei, ordinando al giudice del rinvio di applicare la normativa sanzionatoria più favorevole introdotta successivamente ai fatti, riducendo così l’importo della sanzione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Omessa Comunicazione Telematica: Violazione Sostanziale ma con Sanzione Mite

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito importanti principi in materia di sanzioni tributarie, con particolare riferimento all’omessa comunicazione telematica delle dichiarazioni d’intento. La Corte ha stabilito che tale inadempimento non può essere liquidato come una semplice violazione formale, ma ha al contempo aperto alla possibilità di applicare sanzioni più leggere grazie al principio del favor rei. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore dei motori elettrici riceveva dall’Agenzia Fiscale una sanzione di oltre 60.000 euro per l’anno d’imposta 2012. La contestazione riguardava la mancata trasmissione telematica all’Amministrazione Finanziaria delle dichiarazioni d’intento ricevute dai propri clienti, gli esportatori abituali. Questi ultimi, grazie a tali dichiarazioni, possono acquistare beni e servizi senza addebito dell’IVA.

La società contribuente impugnava l’atto e otteneva ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale). I giudici di merito avevano annullato la sanzione, ritenendo che la violazione fosse “meramente formale”. A loro avviso, l’omissione non aveva causato alcun danno all’erario né un concreto pregiudizio all’attività di controllo, rendendo la sanzione irrogata del tutto sproporzionata. L’Agenzia Fiscale, non condividendo tale interpretazione, presentava ricorso in Cassazione.

La Valutazione sull’Omessa Comunicazione Telematica

La Corte di Cassazione ha ribaltato la valutazione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, l’omessa comunicazione telematica della dichiarazione d’intento non è un’irregolarità trascurabile. L’obbligo di comunicazione, infatti, è funzionale a consentire un efficace e tempestivo controllo da parte dell’Amministrazione Finanziaria sull’applicazione del regime di non imponibilità IVA.

La violazione, pertanto, non deve essere valutata ex post, verificando se in concreto abbia impedito un controllo, ma ex ante. Il comportamento omissivo è di per sé idoneo a porre in difficoltà l’attività di vigilanza, integrando una violazione sostanziale e non meramente formale. La norma sanzionatoria (art. 7, comma 4-bis, d.lgs. n. 471/1997) punisce un comportamento che crea un pericolo astratto per gli interessi dell’erario, a prescindere dal fatto che un danno effettivo si sia poi verificato.

L’Applicazione Cruciale del Principio del Favor Rei

Pur accogliendo il ricorso dell’Agenzia Fiscale sulla natura sostanziale della violazione, la Corte ha dato peso a un’altra istanza sollevata dalla società contribuente: l’applicazione del principio del favor rei. Questo principio, sancito dall’art. 3 del D.Lgs. 472/1997, stabilisce che, se la legge in vigore al momento della commissione della violazione e le leggi posteriori stabiliscono sanzioni di entità diversa, si applica la legge più favorevole, salvo che il provvedimento di irrogazione sia divenuto definitivo.

Nel caso specifico, dopo i fatti del 2012, una riforma del 2015 (D.Lgs. n. 158/2015) aveva introdotto un regime sanzionatorio significativamente più mite per la violazione contestata. Poiché il processo era ancora in corso, la Cassazione ha riconosciuto il diritto della società a beneficiare di questa normativa sopravvenuta più favorevole.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione distinguendo nettamente due profili. Da un lato, ha riaffermato la gravità dell’inadempimento comunicativo. L’invio telematico dei dati non è un mero formalismo, ma uno strumento essenziale per la prevenzione delle frodi IVA e per il monitoraggio del corretto utilizzo del plafond da parte degli esportatori abituali. Giudicare la violazione solo sulla base dell’assenza di un danno concreto e posteriore snaturerebbe la funzione preventiva della norma. Dall’altro lato, ha confermato la piena operatività del principio del favor rei nel diritto tributario. La sopravvenienza di una norma sanzionatoria più mite, prima della definizione del contenzioso, impone al giudice di applicarla retroattivamente, garantendo un trattamento equo al contribuente in linea con l’evoluzione dell’ordinamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il giudice del rinvio dovrà quindi ricalcolare la sanzione dovuta dalla società, attenendosi a due principi vincolanti: primo, la violazione è di natura sostanziale e quindi punibile; secondo, la sanzione dovrà essere determinata sulla base della normativa più favorevole introdotta nel 2015, risultando in un importo notevolmente inferiore a quello originariamente richiesto dall’Agenzia Fiscale. Questa decisione bilancia l’esigenza di reprimere comportamenti che ostacolano i controlli fiscali con il principio di civiltà giuridica del favor rei.

L’omessa comunicazione telematica di una dichiarazione d’intento è una violazione solo formale?
No, secondo la Corte di Cassazione non è una violazione meramente formale. Si tratta di una violazione sostanziale perché il comportamento omissivo è astrattamente idoneo a ostacolare l’attività di controllo dell’amministrazione finanziaria, e la sua gravità va valutata ex ante, al momento della commissione del fatto.

È possibile applicare una sanzione più leggera introdotta da una legge successiva alla violazione?
Sì, è possibile in virtù del principio del favor rei. Se il procedimento sanzionatorio non si è ancora concluso con un provvedimento definitivo, il contribuente ha diritto all’applicazione della norma sanzionatoria sopravvenuta che preveda un trattamento più favorevole.

Come deve essere valutato il pregiudizio all’attività di controllo dell’erario?
Il pregiudizio non deve essere valutato in concreto e ex post, cioè verificando se l’omissione abbia effettivamente impedito un accertamento. La valutazione va fatta ex ante, considerando che la condotta omissiva è di per sé idonea a rendere più difficoltosa l’attività di controllo dell’amministrazione, integrando così una violazione punibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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