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Occupazione suolo pubblico: quando è abusiva?

Un’impresa si è opposta a un avviso di accertamento per occupazione di suolo pubblico abusiva, derivante dall’aver installato teli laterali non previsti dalla concessione. Il Tribunale ha confermato la natura abusiva dell’occupazione, ma ha ridotto l’importo dovuto, stabilendo che il canone ordinario già pagato per l’anno in questione dovesse essere detratto dalla maggiore indennità richiesta dal Comune per evitare un ingiustificato arricchimento.

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Pubblicato il 12 gennaio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Occupazione Suolo Pubblico Difforme: Quando Scatta la Sanzione?

La gestione degli spazi esterni è un aspetto cruciale per molte attività commerciali come bar e ristoranti. Ottenere una concessione per l’occupazione suolo pubblico è solo il primo passo; rispettarne scrupolosamente le condizioni è fondamentale per evitare pesanti sanzioni. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’analisi dettagliata di un caso in cui una difformità rispetto all’autorizzazione ha trasformato un’occupazione legittima in una abusiva, con importanti precisazioni sul calcolo dell’importo dovuto.

I Fatti di Causa: Un Dehor Non Conforme

Una società, titolare di un esercizio commerciale, aveva ottenuto dal Comune una concessione per occupare un’area di 45 mq con tavoli, sedie e ombrelloni. Le prescrizioni erano chiare: l’area doveva essere adiacente al muro dell’edificio e non era permessa l’installazione di teli laterali di chiusura.

A seguito di un sopralluogo, la Polizia Locale contestava alla società un’occupazione difforme. L’area allestita, infatti, era distanziata di un metro dal muro e, soprattutto, era delimitata su quattro lati da “pendoni in materiale plastico” ancorati agli ombrelloni e al suolo. Questa configurazione creava di fatto una sorta di veranda chiusa, non autorizzata dalla concessione.

Di conseguenza, il Comune emetteva un avviso di accertamento esecutivo per oltre 11.500 euro, contestando l’occupazione abusiva per l’intero anno e richiedendo il pagamento di un’indennità maggiorata, come previsto dal regolamento locale.

La Difesa della Società e la Posizione del Comune

La società si opponeva all’avviso, sostenendo di non aver mai realizzato una struttura permanente e che l’allestimento fosse conforme alla concessione. In subordine, chiedeva di ricalcolare l’importo, tenendo conto del canone ordinario di circa 4.300 euro già regolarmente versato per quell’anno.

Il Comune, dal canto suo, difendeva la legittimità del proprio operato, sottolineando come le prove documentali e fotografiche dimostrassero in modo inequivocabile la violazione delle prescrizioni. La difformità nell’utilizzo dello spazio, secondo l’ente, integrava pienamente la fattispecie di occupazione abusiva, giustificando l’applicazione dell’indennità prevista.

Le Motivazioni del Tribunale sull’Occupazione Suolo Pubblico

Il Tribunale ha ritenuto la domanda della società parzialmente fondata, giungendo a una decisione equilibrata.

In primo luogo, il Giudice ha confermato che l’occupazione suolo pubblico era effettivamente abusiva. Le condizioni della concessione erano state violate in modo palese. La presenza dei teli laterali e il posizionamento dell’area non aderente all’edificio costituivano modifiche sostanziali non autorizzate. Il verbale della Polizia Locale, in assenza di una querela di falso, costituisce piena prova dei fatti accertati. Pertanto, la richiesta di un’indennità per occupazione abusiva era, in linea di principio, legittima.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, riguarda il calcolo dell’importo. Il Tribunale ha accolto la richiesta subordinata della società, riconoscendo che essa aveva già versato il canone ordinario per l’occupazione di quella stessa area. Secondo il Giudice, pretendere sia il pagamento del canone per l’occupazione legittima, sia il pagamento dell’intera indennità per occupazione abusiva per la medesima porzione di suolo, configurerebbe un ingiustificato arricchimento per l’ente pubblico.

Le Conclusioni: Pagamento Sì, ma al Netto del Già Versato

In conclusione, il Tribunale ha stabilito che dall’importo totale dell’indennità per l’occupazione abusiva dovesse essere detratta la somma già pagata dalla società a titolo di canone ordinario. Di conseguenza, ha rideterminato il debito in circa 7.200 euro, oltre interessi.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la massima attenzione è richiesta agli esercenti nel rispettare ogni singola prescrizione delle concessioni di suolo pubblico, poiché qualsiasi difformità può far scattare la qualifica di “abuso”. Allo stesso tempo, sancisce un importante principio di equità, impedendo agli enti locali di “fare cassa” due volte sulla stessa area, e garantendo che il canone già corrisposto venga considerato un acconto sull’eventuale maggiore indennità dovuta in caso di violazione.

Utilizzare lo spazio pubblico in modo diverso da quanto previsto dalla concessione è considerato occupazione abusiva?
Sì, la sentenza conferma che un’occupazione effettuata con modalità difformi dalle disposizioni dell’atto di concessione (ad esempio, aggiungendo teli di chiusura non autorizzati) è considerata abusiva, al pari di un’occupazione senza alcun titolo.

Se ho già pagato il canone annuale per l’occupazione del suolo pubblico, devo pagare anche l’intera indennità per occupazione abusiva se viene accertata una difformità?
No. Secondo il Tribunale, la somma già versata a titolo di canone ordinario deve essere detratta dall’importo richiesto come indennità per l’occupazione abusiva. Pretendere entrambi i pagamenti per la stessa area costituirebbe un ingiustificato arricchimento per l’ente pubblico.

Il verbale di accertamento della Polizia Locale fa piena prova dei fatti che attesta?
Sì, il verbale d’accertamento redatto da un pubblico ufficiale fa piena prova, fino a querela di falso, dei fatti che l’agente attesta essere avvenuti in sua presenza o da lui compiuti. Nel caso di specie, non essendo stata proposta querela di falso, i fatti descritti nel verbale sono stati considerati incontrovertibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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