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Occupazione abusiva: si paga l’ICI? Novità dalla Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11002/2025, ha rinviato a pubblica udienza un caso relativo al pagamento dell’ICI su un immobile soggetto a occupazione abusiva. La decisione è stata influenzata da una recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 60/2024) che ha esentato dal pagamento dell’IMU i proprietari di immobili occupati che abbiano sporto denuncia. La Cassazione dovrà ora valutare se tale principio possa estendersi anche all’ICI, mettendo in discussione l’orientamento precedente che obbligava comunque al pagamento.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Occupazione abusiva e tasse: si deve pagare l’ICI? La Cassazione apre a una svolta

Il proprietario di un immobile vittima di occupazione abusiva è tenuto a pagare le imposte come l’ICI? Questo è un dilemma che affligge molti cittadini, costretti a subire non solo il danno della perdita del proprio bene, ma anche la beffa di doverne sostenere i costi fiscali. Con l’ordinanza interlocutoria n. 11002 del 2025, la Corte di Cassazione segnala una possibile, importante inversione di rotta, decidendo di riesaminare a fondo la questione alla luce di un nuovo e fondamentale principio costituzionale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento con cui un Comune richiedeva a due proprietarie il pagamento dell’ICI per l’anno 2010, relativa a un’unità immobiliare. Le contribuenti si opponevano, sostenendo di non dover pagare l’imposta poiché l’immobile era da tempo oggetto di occupazione abusiva da parte di un centro sociale, situazione che impediva loro qualsiasi forma di godimento o possesso materiale del bene.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alle proprietarie. I giudici avevano ritenuto che, a causa dell’occupazione illegale, fosse venuto meno il presupposto stesso dell’imposta: il possesso. Secondo la Commissione, l’impossibilità di ripristinare il rapporto materiale con la cosa rendeva ingiusta la pretesa fiscale del Comune.

Il Ricorso per Cassazione e le argomentazioni sull’occupazione abusiva

Il Comune, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione. Le sue argomentazioni si basavano su un’interpretazione consolidata ma rigida del diritto:
1. Distinzione tra possesso e detenzione: Le proprietarie non avevano perso il ‘possesso’ in senso giuridico, ma solo la ‘detenzione’ materiale. Avrebbero potuto e dovuto attivare azioni legali per recuperare l’immobile.
2. Irrilevanza dell’indisponibilità: Secondo la giurisprudenza tradizionale, l’indisponibilità del bene, anche se causata da un’occupazione abusiva, non esonera il titolare del diritto reale dal pagamento dell’imposta. Finché la proprietà rimane in capo al soggetto, questi è tenuto a corrispondere i tributi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: una questione da riesaminare

La Corte di Cassazione, anziché decidere immediatamente la controversia, ha emesso un’ordinanza interlocutoria, riconoscendo che la questione ha assunto una ‘rilevanza nomofilattica’. La ragione di questa cautela risiede in uno ius superveniens, ovvero un fatto giuridico nuovo e decisivo: la sentenza n. 60/2024 della Corte Costituzionale.

Questa storica sentenza ha dichiarato incostituzionale la norma sull’IMU (l’imposta che ha sostituito l’ICI) nella parte in cui non prevedeva l’esenzione per gli immobili occupati abusivamente, a condizione che fosse stata presentata una denuncia penale. Il principio cardine è quello della capacità contributiva: non si può tassare una ricchezza che, di fatto, il proprietario non può né utilizzare né godere.

Di fronte a questo scenario, la Cassazione si pone due domande fondamentali:
1. I principi affermati dalla Corte Costituzionale per l’IMU possono essere applicati anche alla precedente ICI, attraverso un’interpretazione costituzionalmente orientata?
2. Quali sono le condizioni precise per ottenere l’esenzione? È sufficiente la sola denuncia penale, come indicato dalla Consulta, o sono rilevanti anche altre iniziative del proprietario volte a recuperare il possesso del bene?

Per rispondere a questi quesiti complessi e dalle profonde implicazioni, la Corte ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza, dove il dibattito potrà essere più ampio e approfondito.

Conclusioni

L’ordinanza n. 11002/2025 non è una decisione finale, ma segna un momento di cruciale riflessione per il diritto tributario. La Suprema Corte apre chiaramente alla possibilità di estendere l’esenzione fiscale per occupazione abusiva anche all’ICI, superando un orientamento giurisprudenziale che molti consideravano iniquo. La futura sentenza chiarirà quali passi concreti il proprietario debba compiere per dimostrare la sua impossibilità di godere del bene e ottenere così il giusto esonero dal pagamento delle imposte. Si tratta di un passo importante verso una maggiore tutela dei diritti dei proprietari e un’applicazione più equa del principio di capacità contributiva.

Il proprietario di un immobile oggetto di occupazione abusiva deve pagare l’ICI?
Secondo l’orientamento tradizionale sì, ma la Corte di Cassazione sta riconsiderando la questione. L’ordinanza in esame non dà una risposta definitiva ma rinvia la decisione per valutare se i nuovi principi costituzionali (che esentano dall’IMU in caso di denuncia) possano applicarsi anche all’ICI.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto che il caso sollevi questioni di ‘rilevanza nomofilattica’, ovvero questioni importanti per l’interpretazione uniforme della legge. L’intervento di una nuova sentenza della Corte Costituzionale (n. 60/2024) ha reso necessario un approfondimento in pubblica udienza per valutarne l’impatto sul caso specifico.

Quale nuova sentenza ha cambiato le carte in tavola per i casi di occupazione abusiva?
La sentenza n. 60/2024 della Corte Costituzionale. Questa decisione ha stabilito che i proprietari di immobili oggetto di occupazione abusiva non sono tenuti a pagare l’IMU per il periodo di occupazione, a condizione che abbiano presentato una denuncia all’autorità giudiziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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