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Obbligo dichiarazione IMU: la Cassazione decide

Una società immobiliare, utilizzatrice di un complesso industriale in leasing, ha contestato degli avvisi di accertamento IMU sostenendo che l’onere dichiarativo spettasse alla società di leasing. La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando che l’obbligo dichiarazione IMU grava sull’utilizzatore. Tuttavia, ha accolto il ricorso sul punto relativo all’efficacia retroattiva di una variazione della rendita catastale, cassando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Obbligo Dichiarazione IMU in Leasing: La Cassazione Fa Chiarezza

La questione su chi gravi l’obbligo dichiarazione IMU per gli immobili in locazione finanziaria è un tema di grande rilevanza pratica per imprese e professionisti. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per ribadire principi consolidati e chiarire aspetti cruciali, in particolare riguardo la soggettività passiva e gli effetti delle variazioni catastali. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare, utilizzatrice di un complesso industriale in forza di un contratto di leasing, si è vista notificare diversi avvisi di accertamento IMU da parte di un Comune per le annualità dal 2014 al 2017. La società ha impugnato gli atti, sostenendo, tra le varie ragioni, di non essere il soggetto tenuto alla presentazione della dichiarazione IMU, onere che a suo dire sarebbe spettato alla società di leasing, proprietaria formale dei beni.

La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto le ragioni della società, ma solo rideterminando l’importo delle sanzioni. Insoddisfatta, la società ha proposto ricorso per cassazione, basato su otto distinti motivi.

L’Obbligo Dichiarazione IMU nel Leasing: La Posizione della Corte

Il cuore della controversia risiedeva nell’individuazione del soggetto passivo ai fini IMU nel contesto di un leasing. La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza i motivi di ricorso su questo punto, riaffermando un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno chiarito che, ai fini IMU, il soggetto passivo è l’utilizzatore dell’immobile sin dalla data di stipula del contratto di leasing e per tutta la sua durata. Di conseguenza, è proprio sull’utilizzatore che ricade non solo l’obbligo di versamento del tributo, ma anche il correlato obbligo dichiarazione IMU.

La Corte ha specificato che questo onere sussiste a maggior ragione quando il contratto di leasing non è trascritto nei registri immobiliari o annotato in catasto, rendendo difficile per l’ente impositore venire a conoscenza della situazione giuridica del bene. L’informatizzazione del catasto ha soppresso l’obbligo dichiarativo generalizzato, ma lo ha mantenuto per quelle situazioni, come il leasing non registrato, in cui gli elementi rilevanti per l’imposta non sono altrimenti conoscibili dal Comune.

Il Principio Decisivo: L’Efficacia della Rendita Catastale

Se da un lato la Corte ha confermato gli oneri in capo all’utilizzatore, dall’altro ha accolto l’ottavo motivo di ricorso, che si è rivelato decisivo. La società lamentava che i giudici di merito non avessero considerato una variazione catastale, richiesta nel 2017, che aveva portato alla soppressione di una particella e alla creazione di una nuova. La Commissione Tributaria Regionale aveva erroneamente ritenuto tale variazione irrilevante perché successiva agli anni d’imposta.

Su questo punto, la Cassazione ha ribaltato la decisione, richiamando il suo costante orientamento secondo cui la rendita catastale attribuita a seguito di una procedura di aggiornamento (come il DOCFA) ha efficacia retroattiva. Questo significa che la nuova rendita costituisce la base imponibile anche per le annualità precedenti ancora suscettibili di accertamento o rimborso. La decisione dei giudici di merito, che non si erano confrontati con questo principio, è stata quindi ritenuta errata in diritto.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri giuridici distinti. In primo luogo, la qualificazione dell’utilizzatore in leasing come soggetto passivo IMU deriva direttamente dalla normativa di settore (art. 9 del D.Lgs. 23/2011), che attribuisce rilevanza alla situazione di possesso qualificato e non alla mera proprietà formale. In secondo luogo, il principio dell’efficacia retroattiva della rendita catastale attribuita su istanza di parte mira a garantire che la tassazione si basi sul valore catastale corretto e aggiornato, anche per il passato, purché nei termini di legge. I giudici hanno inoltre ribadito che il loro ruolo non è quello di riesaminare le prove (come lo stato di presunta inagibilità degli immobili, altro motivo di ricorso respinto), ma di garantire la corretta applicazione delle norme di diritto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto l’ottavo motivo di ricorso, respingendo tutti gli altri. Ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in diversa composizione, affinché riesamini la controversia applicando il corretto principio sull’efficacia retroattiva della variazione catastale. Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma delle responsabilità dell’utilizzatore di immobili in leasing e un fondamentale promemoria sull’impatto che le variazioni catastali possono avere sulla determinazione dei tributi locali.

In un contratto di locazione finanziaria (leasing), chi è tenuto a presentare la dichiarazione IMU?
Secondo la Corte di Cassazione, il soggetto passivo dell’imposta è l’utilizzatore (lessee) sin dalla stipula del contratto. Di conseguenza, è su di lui che grava l’obbligo di versamento e di presentazione della dichiarazione IMU, specialmente se il contratto non è facilmente conoscibile dall’ente impositore tramite i registri pubblici.

Una nuova rendita catastale attribuita a seguito di una procedura DOCFA ha effetto retroattivo ai fini IMU?
Sì. La Corte conferma il suo orientamento consolidato secondo cui la rendita catastale attribuita a un immobile, a seguito della procedura di aggiornamento presentata dal contribuente, costituisce la base imponibile anche per le annualità d’imposta precedenti che non siano ancora state definite con accertamento.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per stabilire se un immobile era inagibile ai fini della riduzione IMU?
No. La Corte chiarisce che il suo compito è valutare la corretta applicazione delle norme di legge (vizio di legittimità). L’accertamento dei fatti, come la valutazione dello stato di degrado o inagibilità di un immobile basata sulle prove prodotte, è di competenza esclusiva dei giudici di merito (primo e secondo grado).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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