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Obbligo dichiarativo IMU: no esenzione senza istanza

Una società immobiliare si è vista negare l’esenzione IMU per i cosiddetti “beni merce” a causa della presentazione tardiva della relativa istanza. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3375/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che l’obbligo dichiarativo IMU è un requisito tassativo e perentorio. La mancata presentazione della dichiarazione entro i termini previsti comporta la decadenza dal beneficio, anche se il Comune è a conoscenza della situazione fattuale degli immobili.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Obbligo Dichiarativo IMU per Beni Merce: Senza Dichiarazione, Niente Esenzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3375 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di agevolazioni fiscali: l’importanza cruciale dell’obbligo dichiarativo IMU. Per le imprese edili e immobiliari, questa pronuncia chiarisce che l’esenzione per i cosiddetti “beni merce” è strettamente legata alla presentazione di un’apposita dichiarazione entro termini precisi. La mancata osservanza di tale onere comporta la perdita irrevocabile del beneficio, anche se l’ente comunale è già a conoscenza della natura degli immobili.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare, in concordato preventivo, ha impugnato un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune per l’anno d’imposta 2013, relativo a ottantasette immobili invenduti. La società sosteneva di avere diritto all’esenzione prevista per i beni merce, ovvero fabbricati costruiti e destinati alla vendita.
Il problema cruciale, tuttavia, era che la dichiarazione necessaria per ottenere tale beneficio era stata presentata solo nel novembre 2018, ben oltre la scadenza e, soprattutto, solo dopo la notifica dell’avviso di accertamento. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le ragioni della società, equiparando la tardiva presentazione a una mancata domanda, con conseguente decadenza dal diritto all’agevolazione.

L’Obbligo Dichiarativo IMU e la Decisione della Corte

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra l’altro, che una successiva normativa (legge n. 160/2019) avrebbe eliminato la decadenza in caso di mancata dichiarazione e che, in ogni caso, il Comune, essendo in possesso di tutti gli elementi utili, non avrebbe dovuto pretendere un ulteriore adempimento formale.
La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la linea dei giudici di merito e consolidando un orientamento rigoroso sull’onere dichiarativo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Natura Perentoria del Termine

Il punto centrale della decisione è che l’esonero dal pagamento dell’IMU per i fabbricati-merce presuppone obbligatoriamente la presentazione della dichiarazione. La Corte ha sottolineato che la normativa di riferimento (art. 2, comma 5-bis, d.l. 31 agosto 2013, n. 102) rende la presentazione della dichiarazione una condicio sine qua non per l’ottenimento del beneficio fiscale. Questo obbligo è previsto a pena di decadenza. Il termine per adempiere deve considerarsi perentorio, anche in assenza di un’espressa indicazione in tal senso, in ragione dello scopo della norma: permettere all’ente impositore di controllare la veridicità dei dati e di programmare le proprie risorse finanziarie.

L’Irrilevanza della Conoscenza dei Fatti da Parte del Comune

I giudici hanno chiarito che la circostanza che il Comune possa essere a conoscenza dei fatti (ad esempio, per aver rilasciato i permessi di costruire) non può sostituire l’adempimento formale della dichiarazione. La presentazione dell’istanza non è un atto superfluo, ma una condizione necessaria e non surrogabile. Di conseguenza, una dichiarazione presentata tardivamente, e a maggior ragione dopo la notifica di un avviso di accertamento, è inefficace e non può sanare la precedente omissione.

L’Inapplicabilità del “Favor Rei” e dello “Ius Superveniens”

La Corte ha inoltre respinto l’argomentazione basata sull’applicazione retroattiva della legge n. 160/2019 in base al principio del favor rei. I giudici hanno specificato che tale principio non comporta una generale retroattività delle norme tributarie più favorevoli al contribuente. La nuova disciplina, in vigore dal 2020, non ha abrogato l’obbligo dichiarativo e, pertanto, non può essere invocata per sanare omissioni relative ad annualità d’imposta precedenti. L’omessa presentazione della dichiarazione non configura un’ipotesi di abolitio criminis, ma semplicemente il mancato perfezionamento della fattispecie che dà diritto all’agevolazione. Di conseguenza, l’imposta resta dovuta, unitamente alle relative sanzioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione invia un messaggio inequivocabile alle imprese del settore immobiliare: le agevolazioni fiscali sono subordinate al rigoroso rispetto degli oneri formali e procedurali previsti dalla legge. L’obbligo dichiarativo IMU per i beni merce non è una mera formalità, ma un requisito sostanziale il cui mancato rispetto entro i termini perentori determina la perdita definitiva del beneficio. Per le aziende, ciò si traduce nella necessità di una gestione fiscale attenta e puntuale, poiché la negligenza o il ritardo negli adempimenti possono avere conseguenze economiche significative, trasformando un potenziale risparmio d’imposta in un debito certo.

È sempre necessaria la dichiarazione IMU per ottenere l’esenzione sui “beni merce”?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la presentazione della dichiarazione è una condizione necessaria e un obbligo previsto a pena di decadenza. La sua omissione o presentazione tardiva comporta la perdita del beneficio fiscale.

Se il Comune sa già che un immobile è un “bene merce”, la dichiarazione è superflua?
No. Secondo la sentenza, la conoscenza dei fatti da parte del Comune non sostituisce l’obbligo formale di presentare la dichiarazione. Tale adempimento non è surrogabile e resta indispensabile per ottenere l’esenzione.

Una nuova legge più favorevole sull’IMU può essere applicata retroattivamente a periodi d’imposta passati?
No, la Corte ha chiarito che il principio del “favor rei” non comporta una generale retroattività delle norme tributarie più favorevoli. La nuova disciplina (legge n. 160/2019) non si applica all’anno d’imposta 2013 e non sana l’omessa presentazione della dichiarazione richiesta dalla normativa allora vigente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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