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Obblighi documentali transfer pricing: la Cassazione

L’Agenzia delle Entrate contesta a un gruppo multinazionale la violazione delle norme sul transfer pricing. Dopo due sentenze favorevoli alla società, basate sulla scarsa rilevanza di alcune operazioni, la Cassazione ribalta la decisione. La Corte Suprema stabilisce che gli obblighi documentali transfer pricing possono essere semplificati per operazioni minori, ma l’onere di dimostrare la conformità al principio di libera concorrenza rimane sempre a carico del contribuente. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Obblighi Documentali Transfer Pricing: Soglia di Rilevanza non Esonera dalla Prova

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di prezzi di trasferimento. La sentenza sottolinea che, anche per le operazioni infragruppo considerate al di sotto di una certa soglia di rilevanza, non viene meno l’onere per il contribuente di dimostrare la conformità al principio di libera concorrenza. Questo intervento chiarisce la portata degli obblighi documentali transfer pricing, distinguendo tra semplificazioni formali e obblighi sostanziali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un gruppo multinazionale. L’amministrazione finanziaria contestava maggiori redditi imponibili (IRES) e un maggior valore della produzione (IRAP) per l’anno d’imposta 2014, derivanti da operazioni intercompany ritenute non conformi al valore normale e dal disconoscimento di alcuni costi.

Nei primi due gradi di giudizio, le commissioni tributarie avevano dato ragione alle società contribuenti. In particolare, i giudici di merito avevano ritenuto che l’analisi dell’Ufficio fosse stata parziale, non considerando che alcune transazioni erano al di sotto della soglia di rilevanza e che altre erano state influenzate da specifiche circostanze di mercato. L’Agenzia delle Entrate, insoddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione degli obblighi documentali transfer pricing

Il fulcro della controversia verteva sull’interpretazione degli obblighi documentali transfer pricing alla luce delle Linee Guida OCSE. Le società sostenevano, in sostanza, che l’esistenza di soglie di materialità le esimesse dal dover documentare e giustificare puntualmente ogni singola operazione, specialmente quelle di minor importo. Tale approccio, secondo la loro difesa, era in linea con i principi di semplificazione promossi a livello internazionale.

L’Agenzia delle Entrate, al contrario, ha argomentato che nessuna norma interna o internazionale prevede un’esenzione generale dal rispetto del principio di libera concorrenza. La semplificazione documentale, secondo l’accusa, non può tradursi in un’immunità sostanziale dall’applicazione del valore normale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame. I giudici hanno inoltre dichiarato inammissibile il ricorso incidentale proposto dalle società, in quanto risultate completamente vittoriose nel giudizio precedente.

Le Motivazioni

La Corte ha affermato un principio di diritto di notevole importanza. Sebbene le Linee Guida OCSE consentano ai singoli Stati di introdurre soglie di materialità e misure di semplificazione documentale, ciò non elimina l’obbligo sostanziale per il contribuente di rispettare il principio di libera concorrenza. In altre parole, l’esenzione da un obbligo formale (la predisposizione di una documentazione completa per ogni operazione) non equivale a un’esenzione dall’obbligo sostanziale (assicurare che il prezzo applicato sia di mercato).

I giudici hanno chiarito che, anche nei casi di documentazione semplificata, il contribuente deve essere sempre in grado, su richiesta dell’amministrazione finanziaria, di dimostrare che i prezzi applicati sono conformi al valore normale. L’onere della prova rimane saldamente in capo alla società. Affermare semplicemente che un’operazione è “sotto soglia” o che è stata condotta a prezzi non di mercato per specifiche circostanze non è sufficiente a superare una contestazione del Fisco. In nessun caso, conclude la Corte, esiste un principio di esenzione dal rispetto della concorrenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un monito per tutte le imprese che operano in gruppi multinazionali. La gestione del transfer pricing richiede un approccio sostanziale e non meramente formale. Le soglie di rilevanza e le semplificazioni documentali sono un utile strumento per ridurre gli oneri amministrativi, ma non devono essere interpretate come una “zona franca” in cui il principio del valore normale può essere ignorato. Le aziende devono sempre essere pronte a fornire la prova e le giustificazioni economiche che sottostanno ai prezzi applicati nelle transazioni infragruppo, indipendentemente dal loro valore. La conformità sostanziale prevale sempre sulla semplificazione formale.

Una transazione infragruppo al di sotto di una soglia di rilevanza è esente dal rispetto del principio di libera concorrenza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene gli obblighi di documentazione possano essere semplificati per operazioni di minor valore, l’obbligo sostanziale di applicare prezzi conformi al valore normale di mercato rimane invariato. Il contribuente deve sempre essere in grado di provare tale conformità se richiesto.

Su chi ricade l’onere di provare che i prezzi di trasferimento sono conformi al valore normale di mercato?
L’onere della prova ricade sul contribuente. In caso di verifica da parte dell’amministrazione finanziaria, è la società che deve dimostrare, con idonea documentazione e giustificazioni, di aver rispettato il principio di libera concorrenza.

È possibile presentare un ricorso incidentale in Cassazione se si è risultati completamente vittoriosi nel giudizio d’appello?
No. La Corte ha ribadito che il ricorso incidentale presuppone la soccombenza, anche parziale. Una parte che ha vinto pienamente la causa in appello non può proporre ricorso incidentale, neanche se non condivide le motivazioni della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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