LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obblighi documentali transfer pricing: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10438/2025, si è pronunciata sugli obblighi documentali in materia di transfer pricing. Il caso riguarda un gruppo societario a cui l’Agenzia Fiscale aveva contestato maggiori imposte (IRES, IRAP, IVA) per l’anno 2013. La Corte ha stabilito che, anche per le operazioni infragruppo di ‘bassa materialità’, il contribuente non è esonerato dal dimostrare il rispetto del principio del valore normale. L’esenzione da specifici oneri formali di documentazione non elimina l’obbligo sostanziale di provare la correttezza dei prezzi di trasferimento su richiesta dell’Amministrazione Finanziaria. La sentenza di secondo grado è stata cassata per ‘motivazione parvente’ e rinviata per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Obblighi Documentali Transfer Pricing: Nessuna Esenzione Sostanziale per le Operazioni Minori

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione sugli obblighi documentali transfer pricing, stabilendo un principio fondamentale: l’esenzione da oneri formali per le operazioni infragruppo di ‘bassa materialità’ non solleva il contribuente dall’onere di dimostrare la conformità dei prezzi al principio di libera concorrenza. Questa decisione rafforza la posizione dell’Amministrazione Finanziaria e sottolinea la necessità per le imprese di mantenere sempre una documentazione adeguata a supporto delle proprie politiche sui prezzi di trasferimento.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia Fiscale a un gruppo societario multinazionale. L’Agenzia contestava, per l’anno d’imposta 2013, la non conformità di alcune operazioni intercompany al valore normale, il disconoscimento di costi per il personale e la mancata prova dell’uscita di merci dal territorio comunitario. Tali rilievi comportavano la richiesta di maggiori imposte ai fini IRES, IRAP e IVA.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva i ricorsi delle società, ritenendo l’analisi dell’Ufficio ‘parziale e superficiale’. La CTP considerava sufficiente la documentazione nazionale prodotta dalle società per dimostrare la conformità dei prezzi e valida la prova fornita per l’esportazione delle merci.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

L’Agenzia Fiscale proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) confermava in gran parte la sentenza di primo grado. Tuttavia, riformava la decisione sulla questione IVA, negando valore probatorio a una ‘schermata’ del sito dell’Agenzia delle Dogane in assenza del relativo messaggio elettronico che attestasse l’effettiva uscita della merce. Insoddisfatta della decisione sui prezzi di trasferimento, l’Agenzia ricorreva per cassazione, mentre le società proponevano ricorso incidentale sulla questione IVA.

Il Ricorso in Cassazione e gli obblighi documentali transfer pricing

L’Agenzia Fiscale basava il proprio ricorso su tre motivi principali:
1. Motivazione parvente: La sentenza d’appello era accusata di avere una motivazione apparente, che non consentiva di ricostruire l’iter logico seguito dai giudici.
2. Violazione dell’onere della prova: I giudici d’appello avrebbero erroneamente trascurato l’onere probatorio che grava sul contribuente in materia di transfer pricing.
3. Errata applicazione delle norme: La CTR avrebbe frainteso la portata della disciplina interna e delle Linee Guida OCSE sugli obblighi documentali transfer pricing.

Le società, dal canto loro, contestavano la decisione sull’IVA, sostenendo che qualsiasi prova proveniente dalla pubblica amministrazione, inclusa la schermata del sito, dovesse essere considerata un valido elemento istruttorio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale dell’Agenzia Fiscale, cassando con rinvio la sentenza della CTR. Il ragionamento della Corte si è concentrato su due punti cruciali.

In primo luogo, la Corte ha riscontrato un vizio di ‘motivazione parvente’. La CTR si era limitata a un riferimento vago e generico al ‘Documento Nazionale’ prodotto dalle società, senza specificare quali parti di esso o quali argomentazioni difensive avessero effettivamente dimostrato la congruità dei prezzi. Tale approccio ha reso la motivazione incomprensibile e ha impedito di verificare la correttezza del ragionamento giuridico.

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, la Corte ha chiarito la portata degli obblighi documentali transfer pricing. I giudici di legittimità hanno affermato che, sebbene le Linee Guida OCSE consentano semplificazioni documentali per operazioni di ‘bassa materialità’ (nel caso di specie, inferiori a 5 milioni di euro), ciò non costituisce un’esenzione dall’obbligo sostanziale di rispettare il principio di libera concorrenza. In altre parole, la semplificazione documentale non crea una ‘zona franca’ in cui le società possono operare senza dover giustificare i prezzi applicati. Se l’Amministrazione Finanziaria, in sede di verifica, riscontra uno scostamento dal valore di mercato, spetta sempre al contribuente l’onere di dimostrare, con idonea documentazione, di aver rispettato il principio di libera concorrenza.

Infine, il ricorso incidentale delle società è stato dichiarato inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione delle prove nel merito, attività preclusa al giudizio di legittimità della Cassazione.

Le Conclusioni della Corte

La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte, in diversa composizione, affinché riesamini il caso attenendosi ai principi enunciati. La decisione ribadisce che la disciplina del transfer pricing non ammette deroghe sostanziali: il contribuente deve essere sempre pronto a documentare e giustificare la conformità delle sue transazioni infragruppo al valore normale, indipendentemente dall’importo delle singole operazioni. L’onere della prova resta saldamente in capo all’impresa.

Le aziende sono esonerate dal documentare le operazioni infragruppo di basso valore?
No. Secondo la Corte, anche se le normative prevedono semplificazioni documentali per operazioni di ‘bassa materialità’, non esiste un’esenzione dall’obbligo sostanziale di rispettare il principio di libera concorrenza. L’azienda deve essere in grado di dimostrare la correttezza dei prezzi se richiesta dall’Amministrazione Finanziaria.

Su chi ricade l’onere della prova in materia di transfer pricing?
L’onere della prova ricade sul contribuente. In caso di contestazione da parte dell’autorità fiscale, è l’azienda che deve fornire documenti e informazioni idonei a dimostrare che i prezzi applicati nelle operazioni intercompany sono conformi al valore di mercato.

Cosa si intende per ‘motivazione parvente’ in una sentenza?
Si ha una ‘motivazione parvente’ quando il ragionamento del giudice è così vago, generico o contraddittorio da non rendere possibile la ricostruzione dell’iter logico che ha portato alla decisione. È un vizio che determina l’invalidità della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati