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Nuovo avviso di accertamento: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’Amministrazione doganale può legittimamente emettere un nuovo avviso di accertamento quando il precedente sia stato annullato per un vizio puramente formale, come l’incompetenza territoriale dell’ufficio. Tale annullamento non costituisce giudicato sul merito della pretesa tributaria. Inoltre, la Corte ha chiarito che il termine di prescrizione triennale rimane sospeso per tutta la durata del primo giudizio tributario, ricominciando a decorrere solo dalla data della sentenza di annullamento, garantendo così all’ente impositore il tempo per rinnovare l’atto.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Nuovo avviso di accertamento dopo l’annullamento: la Cassazione fa chiarezza

L’annullamento di un avviso di accertamento da parte del giudice non sempre segna la fine della controversia fiscale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se l’atto viene annullato per un vizio puramente formale, l’Amministrazione finanziaria ha il diritto di emettere un nuovo avviso di accertamento, a condizione che non siano decorsi i termini di prescrizione. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla gestione dei termini e sul principio del ne bis in idem in materia tributaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento per diritti doganali e IVA all’importazione notificato a una società multinazionale del settore ortofrutticolo. L’atto era stato emesso da un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Dogane che, successivamente, la Corte di Cassazione aveva dichiarato incompetente. Di conseguenza, l’avviso era stato annullato.

L’Amministrazione doganale, tuttavia, non si è arresa. L’ufficio territorialmente competente ha emesso un nuovo avviso di accertamento, di contenuto identico al precedente. La società ha impugnato anche questo secondo atto, sostenendo principalmente due argomenti: la violazione del principio del ne bis in idem (non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto) e l’avvenuta prescrizione del diritto dell’Agenzia a procedere all’accertamento.

La Decisione della Cassazione e il nuovo avviso di accertamento

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando la legittimità del secondo avviso. La decisione si basa su due pilastri argomentativi: la natura dell’annullamento del primo atto e il calcolo dei termini di prescrizione.

Il Principio del “Ne Bis in Idem” non si Applica

La Corte ha chiarito che il principio del ne bis in idem e il giudicato tributario si formano solo quando la decisione del giudice entra nel merito della pretesa fiscale, ad esempio stabilendo che il tributo non è dovuto. Nel caso in esame, il primo avviso era stato annullato esclusivamente per un vizio di forma: l’incompetenza dell’ufficio che lo aveva emesso. La Cassazione non si era pronunciata sulla fondatezza della pretesa tributaria.

Di conseguenza, l’annullamento per motivi procedurali non impedisce all’Amministrazione finanziaria di correggere l’errore e rinnovare l’atto impositivo, emanando un nuovo avviso di accertamento tramite l’ufficio competente. Questo potere di riemettere l’atto è anzi un dovere per l’ente, se non sono maturate decadenze.

La Gestione della Prescrizione in Caso di Annullamento

Il punto più tecnico e rilevante della decisione riguarda il calcolo della prescrizione. La normativa doganale comunitaria (Codice Doganale Comunitario) prevede un termine triennale per l’accertamento. La Corte ha specificato come questo termine viene influenzato dai procedimenti giudiziari:
1. Interruzione e Sospensione Penale: La presentazione di una notitia criminis (notizia di reato) legata ai fatti contestati interrompe il termine di prescrizione e lo sospende per tutta la durata del procedimento penale.
2. Sospensione per Giudizio Tributario: Il termine triennale è sospeso anche “per la durata del relativo procedimento” tributario avviato contro il primo avviso di accertamento.

La Corte ha enunciato un principio di diritto cruciale: se l’Amministrazione notifica un accertamento mentre è in corso un procedimento penale e questo accertamento viene impugnato, il termine di prescrizione, già sospeso per il processo penale, rimane sospeso anche per tutta la durata del processo tributario. Il termine triennale ricomincia a decorrere solo dalla data della sentenza definitiva che annulla il primo atto per vizi formali. Nel caso di specie, questo ha significato che l’Agenzia aveva ancora tempo a sufficienza per notificare il secondo, valido, avviso.

La Questione dell’Abuso del Diritto

Infine, la Corte ha respinto anche le doglianze di merito della società, confermando la valutazione dei giudici precedenti che avevano ravvisato un comportamento di abuso del diritto. La società aveva utilizzato in maniera surrettizia certificati di importazione di altri operatori per usufruire di un regime tariffario agevolato, aggirando di fatto la normativa sul contingentamento delle importazioni e ottenendo vantaggi fiscali indebiti.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente tra vizi formali e vizi sostanziali dell’atto impositivo. L’annullamento per incompetenza territoriale è un classico esempio di vizio formale che non tocca la fondatezza della pretesa. Non si crea, pertanto, alcun giudicato sul merito che possa precludere una nuova azione da parte dell’ufficio competente. La riedizione del potere impositivo non è solo una facoltà, ma un dovere per l’amministrazione, volto a garantire la corretta applicazione della legge tributaria. Sul fronte della prescrizione, la motivazione si è ancorata a un’interpretazione combinata delle norme comunitarie e nazionali. L’articolo 221 del Codice Doganale Comunitario prevede espressamente la sospensione del termine in caso di ricorso. La Corte ha ritenuto che questa sospensione operi in continuità con quella derivante dal procedimento penale, garantendo che il tempo necessario per definire un contenzioso su un atto formalmente viziato non pregiudichi il diritto dell’erario di procedere con un atto corretto.

le conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i contribuenti, significa che una vittoria in giudizio basata su un vizio di forma non è necessariamente definitiva; è fondamentale monitorare attentamente i termini di prescrizione, poiché l’Amministrazione potrebbe emettere un nuovo atto. Per l’Amministrazione finanziaria, la sentenza conferma la possibilità di rimediare ai propri errori procedurali senza perdere il diritto all’imposizione, a patto di agire tempestivamente dopo la sentenza di annullamento. Viene così bilanciato il diritto di difesa del contribuente con l’esigenza di assicurare l’effettività della pretesa tributaria.

L’amministrazione finanziaria può emettere un nuovo avviso di accertamento se il primo è stato annullato dal giudice?
Sì, può farlo se l’annullamento è avvenuto per vizi puramente formali (come l’incompetenza territoriale) e non per motivi di merito. In tal caso, non si forma un giudicato sulla pretesa fiscale, e l’ufficio competente può rinnovare l’atto, a condizione che i termini di prescrizione non siano scaduti.

Come si calcola il termine di prescrizione se un accertamento viene annullato e c’è stato anche un procedimento penale?
Il termine triennale di prescrizione viene prima interrotto e poi sospeso per tutta la durata del procedimento penale. Successivamente, rimane sospeso anche per tutta la durata del giudizio tributario contro il primo avviso. Il termine riprende a decorrere solo dalla data della sentenza definitiva che annulla l’atto per vizi formali.

Annullare un atto per incompetenza territoriale impedisce all’ufficio competente di emetterne uno nuovo?
No. La declaratoria di incompetenza territoriale rende nullo l’avviso emesso dall’ufficio sbagliato, ma non estingue il potere dell’Amministrazione di agire. L’ufficio territorialmente competente può e deve emettere un nuovo avviso di accertamento, corretto nella forma, per portare avanti la pretesa fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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