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Nullità sentenza: firma mancante del Presidente

Una società cooperativa ha impugnato una sentenza tributaria per nullità, in quanto priva della firma del Presidente del collegio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancanza di una delle due sottoscrizioni richieste (Presidente o estensore) causa una nullità sentenza sanabile. Di conseguenza, la Corte ha cassato la decisione e ha rinviato il caso alla Corte di giustizia tributaria per un nuovo esame del merito.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Nullità Sentenza: Cosa Succede se Manca la Firma del Presidente?

La validità di un atto giudiziario è legata al rispetto di precisi requisiti formali, tra cui la sottoscrizione da parte dei giudici che lo hanno emesso. Ma cosa accade se una sentenza emessa da un collegio manca della firma del suo Presidente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio il tema della nullità sentenza per questo specifico vizio, chiarendo la natura del difetto e le sue conseguenze processuali. Questo principio è fondamentale per garantire la certezza del diritto e la corretta formazione degli atti giudiziari.

Il caso: una firma mancante e l’appello in Cassazione

Una società cooperativa si è vista respingere il proprio appello dalla Commissione Tributaria Regionale in una controversia fiscale. Analizzando la sentenza, la società ha notato un’irregolarità formale di non poco conto: il documento riportava unicamente la firma del giudice estensore, ma non quella del Presidente del collegio. Ritenendo che tale mancanza inficiasse la validità stessa della decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’assenza della sottoscrizione presidenziale determinasse una nullità assoluta e insanabile, se non addirittura l’inesistenza giuridica della sentenza.

I motivi del ricorso: la nullità della sentenza per vizio di forma

Il ricorso della società si basava principalmente su due motivi. Il primo criticava la motivazione della sentenza d’appello, definendola apparente e carente. Il secondo, e più decisivo, si concentrava sulla violazione dell’articolo 36 del D.Lgs. 546/1992, che disciplina i requisiti della sentenza tributaria, inclusa la sottoscrizione del Presidente e dell’estensore. Secondo la tesi difensiva, l’omessa sottoscrizione da parte del Presidente del collegio non era un mero errore materiale, ma un vizio strutturale che comprometteva l’atto nella sua interezza, rendendolo nullo. La stessa controparte, un Comune, ha ammesso nel proprio controricorso la fondatezza di tale censura, riconoscendo la nullità della sentenza impugnata.

La decisione della Cassazione sulla nullità della sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto il secondo motivo di ricorso, ritenendo assorbito il primo. Gli Ermellini hanno confermato che la mancanza della firma del Presidente costituisce una causa di nullità sentenza. Tuttavia, hanno precisato la natura di tale nullità. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 11021/2014), la Corte ha stabilito che non si tratta di un’ipotesi di nullità assoluta o di inesistenza, bensì di una nullità sanabile ai sensi dell’art. 161, comma 1, del codice di procedura civile. La giurisprudenza distingue infatti tra sottoscrizione ‘mancante’ (quando entrambe le firme sono assenti) e sottoscrizione ‘insufficiente’ (quando ne manca solo una). In quest’ultimo caso, l’atto è comunque riconducibile al collegio che lo ha deliberato, e il vizio può essere sanato attraverso gli ordinari mezzi di impugnazione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio di conservazione degli atti giuridici e dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata. Considerare la mancanza di una sola firma come causa di inesistenza dell’atto sarebbe una interpretazione eccessivamente formalistica e lesiva. La riconducibilità dell’atto al giudice che lo ha emesso è garantita dalla presenza di almeno una delle sottoscrizioni richieste. Pertanto, la sentenza viziata non è un ‘non-atto’, ma un atto nullo. Questa nullità comporta l’accoglimento del ricorso e la cassazione della sentenza. La causa viene quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, che avrà il compito non solo di decidere nuovamente nel merito, ma anche di provvedere sulle spese del giudizio di legittimità.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di vizi formali delle sentenze. La mancanza della firma del Presidente del collegio determina la nullità della sentenza, ma si tratta di una nullità sanabile che deve essere fatta valere tramite impugnazione. La conseguenza non è la mera ‘correzione’ dell’atto, ma un annullamento con rinvio, che impone al giudice del grado precedente di riesaminare completamente la controversia. Questa decisione bilancia l’esigenza di rispettare i requisiti formali, garanzia di autenticità e paternità dell’atto, con i principi di efficienza processuale, evitando che un vizio sanabile possa portare a conseguenze sproporzionate come la dichiarazione di inesistenza giuridica della pronuncia.

Una sentenza senza la firma del Presidente del collegio è valida?
No, la mancanza della sottoscrizione del Presidente del collegio giudicante rende la sentenza nulla.

La nullità di una sentenza per mancanza di una firma è sanabile?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, si tratta di una nullità sanabile ai sensi dell’art. 161, comma 1, c.p.c., in quanto la sottoscrizione è considerata ‘insufficiente’ ma non ‘mancante’, e può essere fatta valere tramite i mezzi di impugnazione.

Cosa succede dopo che la Cassazione dichiara la nullità della sentenza per questo motivo?
La Cassazione cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa al giudice del grado precedente (in diversa composizione), il quale deve riesaminare l’intero merito della controversia e non può limitarsi a rinnovare la sentenza viziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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