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Nullità contratto e IVA: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16279/2024, ha stabilito un importante principio in materia di nullità contratto e detrazione IVA. Un contratto di compravendita, nullo secondo il diritto civile a causa di un palese conflitto di interessi del notaio rogante, non comporta automaticamente l’indetraibilità dell’IVA. La Corte, richiamando la giurisprudenza europea, ha chiarito che il diritto alla detrazione viene meno solo se l’Amministrazione Finanziaria dimostra che l’operazione era fittizia, parte di un’evasione fiscale o costituiva un abuso del diritto. La sentenza di merito è stata cassata perché non aveva svolto queste necessarie verifiche sulla sostanza dell’operazione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Nullità Contratto e Detrazione IVA: La Cassazione si allinea all’Europa

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 16279 del 12 giugno 2024, affronta una questione cruciale all’incrocio tra diritto civile e tributario: quali sono le sorti della detrazione IVA a fronte di una nullità contratto? La pronuncia chiarisce che la nullità civilistica, anche se grave come quella derivante da un conflitto di interessi del notaio, non è sufficiente a negare il diritto alla detrazione. È necessario un passo in più: la prova di una finalità elusiva o fraudolenta.

I Fatti di Causa

Al centro della vicenda vi è un’operazione di ritrasferimento di un centro commerciale tra due società appartenenti allo stesso gruppo imprenditoriale. L’atto di compravendita (rogito) viene stipulato da un notaio legato da stretti vincoli di parentela con i vertici delle società coinvolte: egli era fratello di una socia e cognato del dominus dell’intero gruppo.

Questa situazione configura una violazione dell’articolo 28 della legge notarile, che vieta al notaio di ricevere atti in cui abbiano interesse diretto lui stesso o i suoi parenti stretti. Tale violazione è sanzionata con la nullità assoluta dell’atto, come previsto dall’articolo 58 della stessa legge. L’Amministrazione Finanziaria, contestando la detrazione dell’IVA assolta sull’operazione, ha sostenuto che la nullità del contratto rendesse indebita anche la detrazione fiscale.

La Questione sulla Nullità Contratto e la Detrazione IVA

Il cuore del problema è se un vizio puramente civilistico, come la nullità contratto, possa riverberare i suoi effetti sul piano fiscale, in particolare sul diritto alla detrazione IVA, che si fonda sul principio di neutralità dell’imposta. I giudici di merito avevano dato una risposta ambivalente, da un lato sminuendo la violazione a mero illecito disciplinare del notaio, dall’altro affermando che la nullità civilistica fosse irrilevante ai fini tributari.

La Corte di Cassazione ha respinto questa impostazione, riconoscendo la gravità della nullità ma inquadrandola correttamente alla luce dei superiori principi del diritto europeo.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ma ha impostato la questione su basi diverse, cassando la sentenza precedente e rinviando la causa a un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici si è sviluppato su due direttrici principali.

La Nullità dell’Atto Notarile

In primo luogo, la Cassazione ha ribadito con forza che la violazione commessa dal notaio non è una mera irregolarità disciplinare. Le norme che vietano al notaio di rogare atti in conflitto di interessi sono poste a presidio della sua terzietà e imparzialità, elementi fondanti del munus pubblico che esercita. La sanzione della nullità è assoluta, può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse (inclusa l’Amministrazione Finanziaria) ed è rilevabile d’ufficio dal giudice. L’atto, pertanto, era da considerarsi nullo a tutti gli effetti di legge.

L’Applicazione dei Principi Europei sulla Nullità Contratto e IVA

Il punto focale della sentenza è il richiamo alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare, la sentenza C-114/22 del 25 maggio 2023). Secondo il diritto unionale, il diritto alla detrazione IVA non può essere negato per il solo fatto che il contratto sottostante sia viziato da nullità secondo il diritto civile nazionale.

Il diritto alla detrazione può essere legittimamente rifiutato solo in tre specifiche circostanze, che l’Amministrazione Finanziaria ha l’onere di dimostrare sulla base di elementi oggettivi:
1. Operazione Fittizia: quando la cessione del bene o la prestazione del servizio non è mai stata effettivamente realizzata.
2. Evasione Fiscale: quando il soggetto passivo sapeva, o avrebbe dovuto sapere, di partecipare con il proprio acquisto a un’operazione che si iscriveva in un’evasione dell’IVA.
3. Abuso del Diritto: quando, nonostante il rispetto formale delle norme, l’operazione è una costruzione di puro artificio, priva di realtà economica e realizzata al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale indebito, contrario agli obiettivi della direttiva IVA.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La Corte ha concluso che i giudici di merito hanno errato non applicando questo schema di valutazione. Si sono fermati alla superficie, senza indagare se, al di là della nullità contratto, l’operazione fosse reale e avesse una sua sostanza economica, o se celasse invece un intento fraudolento o abusivo.

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche: riafferma la separazione tra validità civilistica e rilevanza fiscale delle operazioni, ma ancora quest’ultima alla sostanza economica e alla buona fede dei contribuenti. Per le imprese, significa che la validità formale di un contratto non è l’unico scudo contro le contestazioni fiscali, così come un vizio formale non è automaticamente fatale per la detrazione IVA. Diventa fondamentale poter sempre dimostrare la realtà, la coerenza economica e la liceità sostanziale delle operazioni poste in essere.

Un contratto nullo per conflitto di interessi del notaio impedisce automaticamente la detrazione dell’IVA?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che si allinea alla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, la nullità di un contratto secondo il diritto civile non è di per sé sufficiente a negare il diritto alla detrazione dell’IVA. La detrazione è legata all’effettività dell’operazione economica.

In quali casi può essere negata la detrazione dell’IVA anche se un’operazione è formalmente avvenuta?
La detrazione può essere negata se l’Amministrazione Finanziaria dimostra, sulla base di elementi oggettivi, che l’operazione è: 1) fittizia (cioè mai realmente avvenuta); 2) parte di un meccanismo di evasione dell’IVA e il soggetto ne era consapevole (o avrebbe dovuto esserlo); 3) una pratica di abuso del diritto, ovvero una costruzione artificiosa volta al solo ottenimento di un vantaggio fiscale indebito.

Chi deve dimostrare che un’operazione con un contratto nullo è fittizia o abusiva ai fini IVA?
L’onere della prova grava sull’Amministrazione Finanziaria. È l’ente impositore che deve fornire gli elementi oggettivi necessari a dimostrare che l’operazione, seppur formalmente esistente, è in realtà fittizia, evasiva o abusiva, giustificando così il diniego della detrazione IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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