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Nullità avviso accertamento: quando va eccepita?

Una società e i suoi soci ricevevano un avviso di accertamento fiscale. La Commissione Tributaria Regionale lo annullava in appello perché firmato da un funzionario senza qualifica dirigenziale. L’Agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione, la quale ha stabilito che la nullità dell’avviso di accertamento per tale vizio deve essere eccepita nel ricorso di primo grado e non può essere sollevata per la prima volta in appello, pena l’inammissibilità. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa per un nuovo esame del merito.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Nullità Avviso Accertamento: La Firma del Funzionario e i Termini per la Contestazione

Nel contenzioso tributario, la forma e la procedura sono sostanza. Un vizio apparentemente formale può determinare l’annullamento di un intero atto impositivo. Tuttavia, è fondamentale sapere come e quando sollevare tali vizi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: la nullità dell’avviso di accertamento per difetto di sottoscrizione da parte di un funzionario qualificato deve essere contestata fin dal primo grado di giudizio, altrimenti l’eccezione diventa inammissibile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società in nome collettivo e i suoi soci ricevevano dall’Agenzia delle Entrate un avviso di accertamento che rideterminava il reddito d’impresa e il volume d’affari per l’anno 2010. La pretesa fiscale si basava su maggiori ricavi desunti da movimentazioni bancarie non giustificate. Successivamente, l’Ufficio notificava ai soci ulteriori avvisi di accertamento per imputare loro, per trasparenza, il maggior reddito ai fini IRPEF.

I contribuenti impugnavano tutti gli atti dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), che accoglieva parzialmente le loro richieste. Non soddisfatti, i contribuenti proponevano appello alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). In questa sede, introducevano per la prima volta un nuovo motivo di contestazione: la nullità degli avvisi perché sottoscritti da un funzionario privo della necessaria qualifica dirigenziale. La CTR accoglieva questo motivo e annullava integralmente gli atti impositivi. L’Agenzia delle Entrate, a sua volta, proponeva ricorso per cassazione contro tale decisione.

Il Principio dello ‘Ius Novorum’ e la Nullità dell’Avviso di Accertamento

Il cuore della questione portata davanti alla Corte di Cassazione riguarda il divieto di ‘ius novorum’, sancito dall’art. 57 del D.Lgs. 546/1992. Questo principio vieta di proporre in appello eccezioni che non siano state sollevate nel giudizio di primo grado, a meno che non siano rilevabili d’ufficio dal giudice.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che la CTR avesse errato nell’accogliere un’eccezione – quella sulla mancanza di qualifica del firmatario – sollevata per la prima volta in appello. La Cassazione ha dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, affermando un principio consolidato.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che la nullità dell’avviso di accertamento derivante dalla sottoscrizione da parte di un funzionario senza qualifica dirigenziale non è una nullità assoluta, insanabile e rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo. Si tratta, invece, di una forma di invalidità-annullabilità.

Questa qualificazione ha una conseguenza processuale fondamentale: il vizio deve essere specificamente contestato dal contribuente nel ricorso introduttivo di primo grado. Se il contribuente non lo fa, l’eccezione si considera tardiva e, quindi, inammissibile se proposta per la prima volta nelle fasi successive del giudizio, come l’appello. La Corte ha sottolineato che il regime delle invalidità nel diritto tributario è speciale e non segue pedissequamente quello del diritto amministrativo generale. Il contribuente ha l’onere di impugnare tempestivamente l’atto per far valere qualsiasi vizio, evitando così che la pretesa tributaria si consolidi definitivamente.

Inoltre, i giudici hanno respinto l’idea che la proposizione della nuova eccezione fosse giustificata da una presunta ‘sopravvenienza’ giurisprudenziale (la nota sentenza della Corte Costituzionale n. 37/2015 sugli incarichi dirigenziali), poiché i contribuenti non avevano mai dedotto, fin dall’inizio, che l’illegittimità dell’atto derivasse da un’irregolare assunzione della qualifica da parte del funzionario.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili anche le ulteriori contestazioni dei contribuenti relative alla mancata redazione del verbale di chiusura delle operazioni e al mancato rispetto del termine dilatorio di 60 giorni, in quanto sollevate in primo grado con una semplice memoria e non attraverso la procedura corretta dei ‘motivi aggiunti’, prevista solo in casi specifici.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Calabria, che dovrà riesaminare la controversia nel merito, senza poter più considerare i vizi formali tardivamente eccepiti.

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per i contribuenti e i loro difensori: la strategia processuale deve essere completa e precisa fin dal primo atto. Tutti i possibili vizi dell’avviso di accertamento, sia formali che sostanziali, devono essere individuati e contestati nel ricorso introduttivo. Dimenticare o posticipare la contestazione di un vizio, come quello sulla competenza del firmatario, significa perdere definitivamente la possibilità di farlo valere, con conseguenze potenzialmente decisive sull’esito della lite.

È possibile contestare la firma di un funzionario non dirigente su un avviso di accertamento per la prima volta in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il vizio relativo alla sottoscrizione dell’avviso da parte di un funzionario privo di qualifica dirigenziale deve essere eccepito nel ricorso di primo grado, pena l’inammissibilità se sollevato per la prima volta in appello, in applicazione del divieto di ‘ius novorum’.

La nullità di un avviso di accertamento per un vizio di forma può essere rilevata d’ufficio dal giudice?
No. La Corte ha specificato che i vizi che determinano la nullità-annullabilità dell’atto tributario, come il difetto di sottoscrizione, non possono essere rilevati d’ufficio dal giudice. Spetta al contribuente l’onere di impugnare tempestivamente l’atto e dedurre specificamente tali vizi.

Quando devono essere presentati i motivi aggiunti in un ricorso tributario?
I motivi aggiunti possono essere presentati solo se resi necessari dal deposito di documenti non conosciuti in precedenza, ad opera delle altre parti o su ordine del giudice, come previsto dall’art. 24, comma 2, del D.Lgs. 546/1992. Non è possibile integrare il ricorso con nuovi motivi basati su vizi già desumibili dall’atto impugnato originariamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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