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Notifica telematica nulla: quando va rinnovata?

Un contribuente ha impugnato una sentenza tributaria di secondo grado. Tuttavia, la notifica del ricorso in Cassazione all’Agenzia delle Entrate è risultata viziata, poiché l’avvocato ha omesso di specificare da quale pubblico elenco avesse estratto l’indirizzo PEC del destinatario. La Corte di Cassazione, rilevando d’ufficio il vizio, ha dichiarato la notifica telematica nulla. Anziché rigettare il ricorso, ha ordinato al ricorrente di rinnovare la notifica entro 60 giorni, sanando così il vizio procedurale e rinviando la causa a nuovo ruolo.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Telematica Nulla: La Cassazione chiarisce quando è possibile sanarla

La digitalizzazione del processo ha introdotto nuove regole e formalità, in particolare per le comunicazioni e le notificazioni degli atti giudiziari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quanto sia cruciale il rispetto di tali regole, chiarendo le conseguenze di una notifica telematica nulla e aprendo alla possibilità di sanatoria. Il caso in esame dimostra come un vizio formale, potenzialmente fatale per un ricorso, possa essere superato attraverso l’istituto della rinnovazione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tributaria. Un contribuente si era opposto a un avviso di liquidazione per imposte di registro, ipotecarie e catastali, emesso a seguito di una complessa operazione immobiliare legata all’esercizio del diritto di riscatto da parte di una società. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, il contribuente ha deciso di presentare ricorso per cassazione.

La Questione della Notifica Telematica Nulla

Il fulcro della decisione non riguarda il merito della pretesa fiscale, ma un aspetto puramente procedurale. L’avvocato del ricorrente ha notificato il ricorso all’Agenzia delle Entrate tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Tuttavia, nella relata di notifica ha commesso un’omissione decisiva: non ha specificato da quale pubblico elenco (ad esempio, Ini-PEC o Re.G.Ind.E.) avesse estratto l’indirizzo PEC dell’Amministrazione finanziaria.

Questo requisito, previsto dall’art. 3-bis della legge n. 53/1994, è fondamentale per garantire la certezza e la validità della notificazione, attestando che l’indirizzo utilizzato è quello ufficialmente riconosciuto come domicilio digitale del destinatario. L’assenza di tale indicazione ha reso la notifica telematica nulla.

La Decisione della Corte: Rinnovo e non Rigetto

Di fronte a questo vizio, la Corte di Cassazione avrebbe potuto dichiarare inammissibile il ricorso. Invece, ha adottato una soluzione diversa. Rilevando d’ufficio la nullità, e constatando che l’Agenzia delle Entrate non si era costituita in giudizio (era rimasta “intimata”), la Corte ha ritenuto ammissibile la rinnovazione della notifica.

Ha quindi emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha ordinato al ricorrente di ripetere la notifica in modo corretto entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione del provvedimento, rinviando la causa a nuovo ruolo per la successiva trattazione.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa in materia. La legge n. 53 del 1994 stabilisce chiaramente i requisiti soggettivi e oggettivi per la validità delle notifiche telematiche. Tra questi, vi è l’obbligo di utilizzare un indirizzo PEC estratto da uno dei pubblici elenchi legalmente riconosciuti. La giurisprudenza consolidata (citate Cass. n. 5652/2019 e 13224/2018) conferma che l’omessa indicazione dell’elenco di provenienza dell’indirizzo PEC costituisce una difformità che determina la nullità della notifica. Tale nullità, precisa la Corte, è rilevabile anche d’ufficio.

Tuttavia, la stessa normativa processuale prevede la possibilità di sanare i vizi di notifica. Poiché la controparte (l’Agenzia delle Entrate) non si era costituita, non si era verificato alcun pregiudizio concreto derivante dalla mancata conoscenza dell’atto. In questo contesto, ordinare la rinnovazione permette di salvaguardare il diritto di difesa del ricorrente e di perseguire l’obiettivo primario del processo: una decisione sul merito della controversia, anziché un arresto per una mera irregolarità formale.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante insegnamento pratico per tutti gli operatori del diritto. Sottolinea l’importanza inderogabile di attenersi scrupolosamente alle formalità previste per le notificazioni telematiche, in particolare l’attestazione della provenienza dell’indirizzo PEC da un pubblico elenco. Allo stesso tempo, conferma un principio di ragionevolezza e conservazione degli atti processuali: un errore formale, se non ha causato un danno irreparabile alla controparte, può e deve essere sanato. La decisione favorisce la sostanza sulla forma, garantendo che il processo possa giungere a una conclusione sul merito, nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti.

Quando una notifica telematica è considerata nulla?
Una notifica telematica è nulla se viene eseguita presso un indirizzo di posta elettronica certificata senza indicare da quale pubblico elenco tale indirizzo sia stato estratto, in violazione delle disposizioni dell’art. 3-bis della legge n. 53/1994.

Cosa succede se la notifica del ricorso per cassazione è nulla?
Se la notifica del ricorso è nulla e la parte destinataria non si costituisce in giudizio, la Corte può ordinare la rinnovazione della notifica entro un termine perentorio, anziché dichiarare inammissibile o improcedibile il ricorso. La causa viene quindi rinviata a nuovo ruolo.

È obbligatorio per l’avvocato indicare da quale elenco pubblico ha estratto l’indirizzo PEC del destinatario?
Sì, è obbligatorio. La Corte, richiamando la normativa e la giurisprudenza precedente, afferma che l’omissione di questa indicazione comporta la nullità della notifica telematica, poiché viola uno dei requisiti oggettivi previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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