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Notifica rendita catastale: quando è valida per l’IMU?

Una società a partecipazione pubblica ha impugnato avvisi di accertamento IMU sostenendo che la nuova rendita catastale utilizzata dal Comune non le fosse mai stata notificata. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la notifica rendita catastale è un presupposto indispensabile per l’efficacia dell’atto e la sua utilizzabilità ai fini impositivi. Di conseguenza, l’ente locale non può pretendere il pagamento dell’imposta basandosi su una rendita non comunicata formalmente al contribuente.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica rendita catastale: senza non si paga l’IMU

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di tributi immobiliari: la notifica rendita catastale al contribuente è un presupposto essenziale per l’efficacia della stessa e, di conseguenza, per la sua utilizzabilità ai fini del calcolo dell’IMU. Questa decisione chiarisce che un Comune non può basare un avviso di accertamento su una rendita catastale modificata se non ha provveduto a comunicarla formalmente al proprietario dell’immobile.

I fatti del caso

Una società a partecipazione pubblica, proprietaria di un immobile, si è vista recapitare avvisi di accertamento IMU per le annualità 2013 e 2014 da parte di un Comune. L’ente locale aveva calcolato l’imposta utilizzando una rendita catastale che, sebbene originata da una variazione del 1986, era stata iscritta negli atti catastali solo nel 2008. La società contribuente ha impugnato gli atti impositivi sostenendo, tra i vari motivi, di non aver mai ricevuto la notifica di tale rendita, rendendola inefficace nei suoi confronti.

Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, la società ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. La violazione dell’art. 74 della Legge n. 342/2000, che subordina l’efficacia delle nuove rendite alla loro notificazione.
2. Il mancato riconoscimento dell’esenzione IMU, poiché l’immobile era concesso in uso a una federazione sportiva per attività istituzionali non commerciali.

L’importanza della notifica rendita catastale

Il cuore della controversia risiede nel primo motivo di ricorso. La legge stabilisce che, a decorrere dal 1° gennaio 2000, gli atti che attribuiscono o modificano le rendite catastali sono efficaci solo a partire dalla data della loro notificazione al soggetto intestatario. La Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione, specificando che la norma ha lo scopo di segnare il momento a partire dal quale l’amministrazione può richiedere l’applicazione della nuova rendita e il contribuente può, a sua volta, tutelare le proprie ragioni impugnandola.

Nel caso specifico, la rendita era stata “messa in atti” nel 2008. Poiché questo evento è successivo all’entrata in vigore della legge, era necessario procedere con la notifica formale. Non avendolo fatto, il Comune non poteva legittimamente utilizzare quel valore, più elevato, per calcolare l’imposta dovuta.

L’esenzione per uso non commerciale

Sul secondo punto, la Corte ha rigettato la richiesta di esenzione. La società sosteneva che, essendo un ente in house dello Stato e avendo concesso l’immobile a una federazione sportiva per finalità istituzionali (foresteria per atleti), ricorressero i presupposti per l’esenzione. Tuttavia, i giudici hanno chiarito che l’elemento soggettivo (la natura pubblica del proprietario) non è sufficiente. Era onere della contribuente dimostrare in modo inequivocabile l’esercizio di attività non commerciali nell’immobile, prova che non è stata fornita in modo adeguato. La semplice destinazione urbanistica a “zona sportiva” non è, di per sé, una prova dell’uso non commerciale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendo assorbito il terzo (relativo a un vizio di motivazione sul calcolo). Ha ribadito che l’atto di attribuzione della rendita ha natura meramente accertativa e non costitutiva; tuttavia, la sua efficacia nei confronti del contribuente è subordinata alla notifica.

I giudici hanno spiegato che la notifica rendita catastale è il presupposto per l’utilizzo della stessa da parte dell’amministrazione comunale. In assenza di tale comunicazione, l’ente non può applicare la nuova rendita per le annualità d’imposta, anche se precedenti alla notifica stessa. Pertanto, la Corte Tributaria regionale aveva errato nel considerare legittimo l’uso della rendita del 2008 non notificata.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato il caso alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. Quest’ultima dovrà ricalcolare l’IMU dovuta per gli anni in questione utilizzando la rendita catastale precedente, quella in vigore prima della modifica non notificata.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela per i contribuenti. Viene sancito in modo chiaro che il Fisco non può applicare unilateralmente una rendita catastale più alta senza averla prima notificata. Il contribuente deve essere messo nelle condizioni di conoscere l’atto che incide sulla base imponibile per poter, eventualmente, contestarlo. I proprietari di immobili dovrebbero quindi verificare sempre che qualsiasi variazione della rendita catastale sia stata preceduta da una formale notificazione; in caso contrario, gli avvisi di accertamento basati su tale rendita possono essere legittimamente impugnati.

Un Comune può usare una nuova rendita catastale per calcolare l’IMU se non l’ha mai notificata al proprietario?
No. Secondo la Corte di Cassazione, gli atti che modificano le rendite catastali dopo il 1° gennaio 2000 sono efficaci solo a decorrere dalla loro notificazione. In assenza di notifica, il Comune deve utilizzare la rendita catastale precedente.

L’atto di attribuzione della rendita catastale ha natura dichiarativa o costitutiva?
L’atto ha natura dichiarativa, nel senso che si limita ad accertare una situazione di fatto e di diritto già esistente. Tuttavia, la sua efficacia nei confronti del contribuente, e quindi la sua utilizzabilità a fini impositivi, è legalmente subordinata alla sua formale notificazione.

È sufficiente che un immobile sia di proprietà di un ente pubblico e concesso a una federazione sportiva per ottenere l’esenzione IMU?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che, per ottenere l’esenzione per uso non commerciale, il contribuente ha l’onere di provare in modo adeguato che nell’immobile si svolgono esclusivamente attività non commerciali. La natura pubblica del proprietario o la destinazione urbanistica non sono, da sole, prove sufficienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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