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Notifica rendita catastale: ICI illegittima senza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14694/2024, ha stabilito che un avviso di accertamento ICI è illegittimo se basato su una nuova rendita catastale non formalmente comunicata al concessionario dell’area, anche se quest’ultimo non è il proprietario. La mancata notifica della rendita catastale rende l’atto inefficace nei confronti del contribuente, che deve essere messo in condizione di conoscere la base imponibile prima della liquidazione del tributo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica rendita catastale: un obbligo per la validità dell’accertamento ICI

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di tributi locali: la notifica della rendita catastale al contribuente è un presupposto indispensabile per l’efficacia della stessa e, di conseguenza, per la legittimità di un avviso di accertamento ICI (oggi IMU) basato su di essa. La sentenza analizza il caso di una società concessionaria di un’area demaniale portuale, alla quale era stato richiesto il pagamento di una maggiore imposta senza che la nuova rendita, posta a base del calcolo, le fosse mai stata formalmente comunicata.

I Fatti del Caso

Una società concessionaria di un’area nel porto di una città italiana si è vista recapitare un avviso di accertamento per l’ICI relativa all’anno 2006. Il Comune basava la sua pretesa su una nuova rendita catastale, attribuita all’area a seguito di una procedura di variazione (DOCFA) presentata non dalla società concessionaria, bensì dall’Autorità Portuale, proprietaria del bene. La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica della nuova rendita e che, pertanto, questa non poteva essere utilizzata nei suoi confronti per la liquidazione del tributo. Mentre il giudice di primo grado aveva dato ragione alla società, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, ritenendo che l’obbligo di notifica non operasse nei confronti del concessionario.

La Decisione della Corte di Cassazione e la centralità della notifica della rendita catastale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e confermando l’illegittimità dell’avviso di accertamento. I giudici hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 74 della legge n. 342/2000, gli atti che attribuiscono o modificano le rendite catastali sono efficaci solo a decorrere dalla loro notificazione ai soggetti intestatari della partita catastale.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su argomentazioni chiare e lineari. In primo luogo, ha stabilito che il concessionario di un’area demaniale, qualora figuri tra gli intestatari catastali e sia il soggetto passivo dell’imposta (colui che è tenuto a pagare l’ICI), ha pieno diritto a ricevere la notifica dell’atto che modifica la rendita. Questo obbligo di comunicazione discende direttamente dai principi di collaborazione e buona fede tra amministrazione finanziaria e contribuente, sanciti dallo Statuto del Contribuente (legge n. 212/2000).

Un punto cruciale della motivazione riguarda la distinzione fondamentale tra chi presenta la variazione catastale e chi subisce gli effetti fiscali. Il principio secondo cui la notifica è superflua vale solo quando l’accertamento è rivolto allo stesso soggetto che ha presentato la pratica DOCFA. In quel caso, è ovvio che il contribuente sia già a conoscenza della rendita proposta. Ma quando, come nella fattispecie, la procedura è avviata da un soggetto diverso (l’Autorità Portuale) e l’accertamento è diretto a un altro (il concessionario), diventa indispensabile garantire a quest’ultimo la preventiva conoscenza del valore su cui si basa il tributo. Senza questa comunicazione formale, la nuova rendita è semplicemente inefficace nei suoi confronti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela del contribuente. Le implicazioni pratiche sono significative: gli enti impositori non possono utilizzare una rendita catastale per liquidare un’imposta se non hanno la prova di averla regolarmente notificata al soggetto passivo. Per i concessionari di beni demaniali e, in generale, per tutti i contribuenti che non hanno avviato personalmente una procedura di variazione catastale, ciò significa che qualsiasi pretesa fiscale basata su una rendita “a sorpresa” è illegittima. È un’importante affermazione del diritto alla trasparenza e alla conoscibilità degli atti che incidono sulla sfera patrimoniale del cittadino.

È legittimo un avviso di accertamento ICI basato su una rendita catastale non notificata al concessionario dell’immobile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata notifica della nuova rendita catastale al concessionario, che è il soggetto tenuto al pagamento dell’imposta, rende l’atto di accertamento illegittimo, in quanto la rendita stessa è inefficace nei suoi confronti.

L’obbligo di notifica della rendita si applica anche quando la variazione è richiesta dal proprietario (es. Autorità Portuale) e non dal concessionario che paga l’imposta?
Sì. Anzi, è proprio in questi casi che la notifica al concessionario/soggetto passivo diventa indispensabile. Se la procedura di variazione è avviata da un soggetto terzo, il contribuente deve essere formalmente informato della nuova base imponibile prima che questa possa essere utilizzata per calcolare il tributo a suo carico.

La conoscenza della pendenza di un procedimento di variazione catastale sostituisce la notifica formale della nuova rendita?
No. La Corte chiarisce che la semplice consapevolezza che è in corso una procedura di aggiornamento catastale non è sufficiente. La legge richiede una notificazione formale dell’atto attributivo o modificativo della rendita, che ne determina l’efficacia giuridica ai fini fiscali. L’onere di questa comunicazione ricade sull’Amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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