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Notifica raccomandata informativa: la prova necessaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23653/2024, ha stabilito che per provare la spedizione della raccomandata informativa, successiva alla notifica di un atto a un familiare convivente, non è sufficiente la sola attestazione dell’agente notificatore. È necessario produrre la ricevuta di spedizione postale che indichi chiaramente il destinatario e l’indirizzo, al fine di garantire la validità della notifica.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica raccomandata informativa: non basta la parola del messo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 23653/2024) getta nuova luce su un aspetto cruciale del contenzioso tributario: la prova della notifica raccomandata informativa. Quando una cartella di pagamento viene consegnata a un familiare convivente, la legge prevede l’invio di una successiva comunicazione per perfezionare la notifica. La Corte ha chiarito che la semplice attestazione del messo notificatore di aver spedito tale raccomandata non è sufficiente. Vediamo nel dettaglio i fatti e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un contribuente si opponeva a una comunicazione di iscrizione ipotecaria e a un’intimazione di pagamento emesse dall’Agente della Riscossione. Il motivo principale dell’opposizione era la presunta nullità o inesistenza della notifica della cartella di pagamento originaria. Tale cartella era stata consegnata a un familiare convivente del destinatario. In questi casi, la procedura di notifica si perfeziona solo con l’invio di una seconda comunicazione, la cosiddetta “raccomandata informativa” o C.A.N. (Comunicazione di Avvenuta Notifica), che informa il destinatario dell’avvenuta consegna.
Il contribuente sosteneva che l’Agente della Riscossione non avesse fornito prova adeguata della spedizione e della ricezione di questa fondamentale raccomandata.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato torto al cittadino, ritenendo valida la notifica sulla base della dichiarazione presente nella relata di notifica, in cui il messo notificatore attestava di aver “informato il destinatario con raccomandata”.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del contribuente su un punto decisivo. I giudici supremi hanno distinto due questioni:
1. La necessità dell’avviso di ricevimento: Su questo punto, la Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato. Per la raccomandata informativa non è necessario l’avviso di ricevimento (la cosiddetta “cartolina di ritorno”). È sufficiente la spedizione di una raccomandata “semplice”, in quanto la legge presume ragionevolmente che un atto consegnato a persone legate da uno stretto rapporto con il destinatario (come un familiare convivente) giunga a sua conoscenza.
2. La prova della spedizione: Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha stabilito che l’attestazione del messo notificatore sulla relata di notifica non è una prova sufficiente. Tale dichiarazione gode di “fede privilegiata” solo per i fatti avvenuti in presenza del pubblico ufficiale o da lui compiuti, come l’atto di aver inoltrato una busta all’ufficio postale. Tuttavia, non può provare, con la stessa forza, elementi cruciali come l’identità del destinatario e il corretto indirizzo di spedizione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione del valore probatorio degli atti pubblici. La dichiarazione del messo “ho spedito una raccomandata” prova solo che una busta è stata spedita, ma non fornisce alcuna garanzia sul contenuto essenziale della spedizione: a chi fosse indirizzata e a quale indirizzo.

Perché la notifica raccomandata informativa sia valida, il giudice deve poter verificare che la comunicazione sia stata regolarmente inviata al destinatario corretto, presso un luogo a lui riferibile. Senza questa verifica, viene meno la presunzione di conoscenza dell’atto da parte del contribuente.

Di conseguenza, la Corte ha affermato che l’Agente della Riscossione ha l’onere di fornire una prova più solida. Non basta la relata di notifica; occorre produrre in giudizio la ricevuta di spedizione del plico rilasciata dall’ufficio postale o un documento equipollente (come la “distinta” delle raccomandate), da cui si possano evincere in modo inequivocabile i dati identificativi del destinatario e il suo indirizzo. In assenza di tale prova, la notifica della cartella di pagamento deve considerarsi non perfezionata, con tutte le conseguenze del caso, come la possibile prescrizione del credito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza le garanzie per il contribuente. Impone all’Agente della Riscossione un onere probatorio più stringente e non eludibile. Non è più sufficiente un’autocertificazione generica sulla relata di notifica. Per dimostrare la validità della notifica raccomandata informativa, è indispensabile produrre la documentazione postale che attesti, senza ombra di dubbio, l’effettivo e corretto inoltro della comunicazione al destinatario. Si tratta di una precisazione fondamentale che bilancia l’efficacia dell’azione esattoriale con il diritto di difesa del cittadino, assicurando che ogni fase del procedimento di notifica sia trasparente e verificabile.

Quando un atto fiscale viene consegnato a un familiare, è sempre obbligatorio inviare una raccomandata informativa?
Sì, secondo l’art. 60 del d.P.R. n. 600/1973, l’invio della raccomandata informativa è un adempimento essenziale, a pena di invalidità della notifica, quando l’atto viene consegnato a una persona di famiglia.

Per la raccomandata informativa è necessario l’avviso di ricevimento (la cartolina di ritorno)?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che non è necessario l’avviso di ricevimento. Per perfezionare la notifica è sufficiente la spedizione di una raccomandata ‘semplice’.

Cosa deve produrre l’Agente della Riscossione per provare di aver spedito la raccomandata informativa?
La sola attestazione del messo notificatore sulla relata non è sufficiente. L’Agente della Riscossione deve produrre la ricevuta di spedizione rilasciata dall’ufficio postale o un altro documento equivalente (es. la distinta delle raccomandate) che riporti chiaramente il nome del destinatario e l’indirizzo di spedizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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