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Notifica PEC: valida anche se irregolare, ecco perché

Una società ha impugnato una cartella di pagamento ricevuta tramite notifica PEC, lamentando due vizi: l’indirizzo del mittente non era in un elenco pubblico e il file era un PDF anziché un P7M. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarando il primo motivo inammissibile perché sollevato per la prima volta in quella sede, e il secondo infondato. Secondo la Corte, la notifica PEC, sebbene irregolare, è valida se raggiunge il suo scopo, ovvero se permette al destinatario di difendersi, come avvenuto nel caso specifico.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC: Anche se Irregolare è Valida se Raggiunge lo Scopo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce importanti principi sulla validità della notifica PEC di atti tributari, anche in presenza di vizi formali. La Suprema Corte ha stabilito che un’irregolarità, come l’uso di un file PDF anziché P7M, non invalida la notifica se il destinatario è stato comunque in grado di comprendere l’atto e di esercitare il proprio diritto di difesa. Questo principio, noto come “sanatoria per raggiungimento dello scopo”, prevale sul formalismo.

Il Contesto del Caso: Dalla Notifica all’Appello

Una società ha ricevuto una cartella di pagamento tramite Posta Elettronica Certificata. Ritenendo la notifica nulla per vizi di forma, ha impugnato l’atto. In particolare, la società contestava due aspetti principali:

1. L’indirizzo PEC del mittente non risultava iscritto nei pubblici elenchi ufficiali (ReGindE, INDICEPA, ecc.), creando incertezza sulla sua provenienza.
2. L’atto era stato allegato come un semplice file PDF, anziché nel formato P7M con firma digitale, come prescritto dalla normativa tecnica.

Dopo alterne vicende nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Cassazione. La società ha insistito sui vizi della notifica, chiedendone la dichiarazione di nullità o inesistenza.

La Decisione della Corte: la validità della notifica PEC

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, analizzando separatamente i due motivi di doglianza e fornendo chiarimenti fondamentali sulla materia.

Il Motivo Inammissibile: Divieto di Nuove Questioni in Cassazione

Il primo motivo, relativo alla mancata iscrizione dell’indirizzo PEC del mittente nei pubblici elenchi, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha rilevato che questa specifica contestazione non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio, ma era stata introdotta per la prima volta in Cassazione.

Questo viola un principio cardine del processo, secondo cui il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità e non di merito. Non è possibile presentare “nuove questioni” che richiederebbero accertamenti di fatto non compiuti in precedenza. Il ricorso deve limitarsi a criticare la sentenza impugnata sulla base di quanto già discusso (il cosiddetto thema decidendum).

Il Motivo Infondato: la Sanatoria della Notifica PEC Irregolare

Sul secondo punto, riguardante l’uso del formato PDF, la Corte ha ritenuto il motivo infondato. Ha ribadito il suo orientamento consolidato, basato sul principio della sanatoria per raggiungimento dello scopo, previsto dall’art. 156 del codice di procedura civile.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha spiegato che la normativa sulle notificazioni nel processo civile si applica anche agli atti tributari. Di conseguenza, un’irregolarità nella notifica, come la trasmissione di un file PDF invece che P7M, non comporta automaticamente la nullità dell’atto.

Il vizio si considera “sanato” se la notifica ha comunque raggiunto il suo obiettivo: portare l’atto a conoscenza del destinatario e metterlo in condizione di difendersi. Nel caso di specie, il fatto stesso che la società avesse impugnato tempestivamente la cartella di pagamento dimostrava inequivocabilmente di averla ricevuta e compresa. La ricezione della comunicazione, attestata dalla ricevuta di avvenuta consegna (RAC), crea una presunzione di conoscenza. Spetta al destinatario dimostrare che l’irregolarità gli ha causato un concreto pregiudizio al diritto di difesa, prova che in questo caso non è stata fornita.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un approccio pragmatico e antiformalistico in materia di notifiche telematiche. Il messaggio è chiaro: la sostanza prevale sulla forma. Un vizio procedurale non è sufficiente per annullare un atto se non ha prodotto un danno effettivo e concreto al diritto di difesa. Per i contribuenti, ciò significa che non è consigliabile basare un’impugnazione esclusivamente su irregolarità formali della notifica PEC se si è comunque venuti a conoscenza dell’atto e si è potuti ricorrere al giudice. Per gli enti impositori, pur essendo sempre tenuti al rispetto delle regole tecniche, questa giurisprudenza offre una salvaguardia contro l’annullamento di atti per mere irregolarità procedurali che non hanno inciso sulla sostanza del rapporto processuale.

Una notifica PEC da un indirizzo non presente nei pubblici elenchi è sempre nulla?
Secondo la Corte, l’estraneità dell’indirizzo del mittente dai pubblici registri non inficia di per sé la validità della notifica. Spetta al contribuente dimostrare quali specifici e sostanziali pregiudizi al suo diritto di difesa siano derivati da questa circostanza. Inoltre, tale eccezione non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

Se ricevo una cartella di pagamento via PEC in formato PDF invece che p7m, la notifica è valida?
Sì, la notifica può essere considerata valida. Secondo la Corte, l’uso di un formato irregolare (PDF anziché p7m) costituisce una mera irritualità che viene sanata se l’atto ha raggiunto il suo scopo. Se il destinatario ha ricevuto l’atto ed è stato in grado di impugnarlo tempestivamente, dimostra di aver esercitato il suo diritto di difesa, e il vizio si considera superato.

Posso sollevare una nuova eccezione sulla nullità di un atto per la prima volta in Cassazione?
No. Nel giudizio di Cassazione è preclusa alle parti la possibilità di prospettare nuove questioni di diritto o nuovi temi di contestazione che non siano già stati discussi nei precedenti gradi di merito, specialmente se richiedono nuovi accertamenti di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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