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Notifica PEC: valida anche se da indirizzo non pubblico

Una società contestava una intimazione di pagamento, sostenendo che la notifica PEC fosse invalida perché l’indirizzo del mittente non era in pubblici registri. La Cassazione ha ritenuto la notifica valida, applicando il principio della sanatoria per raggiungimento dello scopo: avendo la società impugnato l’atto, ha dimostrato di averlo ricevuto e compreso, sanando ogni vizio formale.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC da Indirizzo non Pubblico: Quando è Valida?

La digitalizzazione dei processi fiscali ha reso la notifica PEC uno strumento fondamentale nelle comunicazioni tra Fisco e contribuenti. Tuttavia, la sua validità è spesso oggetto di contenzioso, specialmente riguardo ai requisiti formali degli indirizzi email utilizzati. Con l’ordinanza n. 18461/2024, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: una notifica proveniente da un indirizzo PEC dell’Agente della Riscossione, anche se non inserito nei pubblici elenchi, è da considerarsi valida se il contribuente è stato messo in condizione di difendersi.

I Fatti del Caso: La Notifica PEC Contestata

Una società di design riceveva un’intimazione di pagamento per diverse cartelle esattoriali relative a imposte dirette e IVA. La società decideva di impugnare l’atto, ma non per vizi di merito, bensì per un presunto difetto di notifica. Secondo la tesi difensiva, la notifica PEC era giuridicamente inesistente perché l’indirizzo del mittente, appartenente all’Agente della Riscossione, non risultava presente nei pubblici registri ufficiali come l’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA).

La Decisione della Giustizia Tributaria di Secondo Grado

Inizialmente, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva dato ragione alla società. I giudici avevano ritenuto che l’utilizzo di un indirizzo PEC non censito nei registri pubblici costituisse una violazione delle norme procedurali, tale da rendere la notifica priva di qualsiasi effetto giuridico. Di conseguenza, l’intimazione di pagamento era stata annullata, assorbendo ogni altra questione.

Il Ricorso in Cassazione e la validità della notifica PEC

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione non ha accettato la decisione e ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due argomentazioni principali:

1. Errata interpretazione delle norme: L’obbligo di utilizzare indirizzi presenti in pubblici elenchi è posto a tutela del destinatario, per garantirne la reperibilità, non del mittente. Se il mittente è chiaramente identificabile (come in questo caso, trattandosi dell’Agente della Riscossione), non sussiste alcuna incertezza che possa ledere il diritto di difesa del contribuente.
2. Sanatoria del vizio: Anche qualora si volesse considerare la notifica come irregolare, il vizio sarebbe stato sanato. La società, infatti, aveva ricevuto l’atto, ne aveva compreso il contenuto e aveva prontamente presentato ricorso. Questo comportamento dimostra inequivocabilmente che la notifica aveva raggiunto il suo scopo, ovvero portare l’atto a conoscenza del destinatario e consentirgli di difendersi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, citando precedenti pronunce anche a Sezioni Unite: la rigidità formale richiesta per l’individuazione dell’indirizzo PEC del destinatario non si applica con lo stesso rigore a quello del mittente.

Secondo la Corte, una notifica PEC da un indirizzo istituzionale di una Pubblica Amministrazione, anche se non presente in pubblici elenchi, non è nulla se non crea alcuna incertezza sulla provenienza e sull’oggetto dell’atto. L’eventuale irregolarità formale viene superata dal principio del “raggiungimento dello scopo”, sancito dall’art. 156 del codice di procedura civile. Se il contribuente impugna l’atto, dimostra di averlo ricevuto e di aver potuto esercitare il proprio diritto di difesa. In tal caso, lamentare un vizio di notifica diventa un formalismo privo di sostanza, poiché non è stato subito alcun pregiudizio concreto. La Corte ha inoltre specificato che il semplice timore di “malware” non costituisce un valido pregiudizio giuridico.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale volto a privilegiare la sostanza sulla forma. La validità di una notifica PEC non dipende ossessivamente dalla presenza dell’indirizzo del mittente in un registro pubblico, ma dalla sua capacità di informare efficacemente il destinatario. Per il contribuente, ciò significa che contestare un atto per un vizio di notifica di questo tipo ha scarse probabilità di successo se, di fatto, ha potuto presentare ricorso. La sentenza chiarisce che il diritto di difesa è tutelato quando il contribuente è messo nelle condizioni di reagire, e la proposizione stessa dell’impugnazione ne è la prova più evidente.

Una notifica PEC da un indirizzo dell’Agenzia della Riscossione non presente nei pubblici registri è valida?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la notifica è valida. L’irregolarità non la rende nulla se il mittente è chiaramente identificabile e il destinatario è in grado di esercitare il proprio diritto di difesa senza alcuna incertezza.

Cosa succede se un contribuente impugna un atto ricevuto tramite una notifica PEC irregolare?
L’impugnazione stessa sana qualsiasi vizio della notificazione. Proponendo ricorso, il contribuente dimostra di aver ricevuto l’atto e di averne compreso il contenuto, realizzando così lo scopo a cui la notifica era preposta (principio della sanatoria per raggiungimento dello scopo).

È necessario che l’indirizzo PEC del mittente (la Pubblica Amministrazione) sia iscritto in pubblici elenchi per la validità della notifica?
No. La Corte ha chiarito che le norme più stringenti sull’uso di indirizzi presenti in pubblici elenchi sono finalizzate a individuare correttamente l’indirizzo del destinatario. Questa rigidità non si applica con lo stesso rigore all’indirizzo del mittente, specialmente se si tratta di un ente pubblico facilmente riconoscibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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