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Notifica PEC: valida anche da indirizzo non ufficiale

Una società impugnava alcune cartelle di pagamento ricevute tramite Posta Elettronica Certificata, sostenendo la nullità della notifica PEC perché l’indirizzo del mittente, l’Ente di Riscossione, non era presente nei pubblici registri. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di merito, stabilendo che la notifica è valida. Per gli atti inviati da una Pubblica Amministrazione, l’assenza dell’indirizzo del mittente dai registri pubblici non causa nullità, a meno che il destinatario non dimostri un concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC da indirizzo non ufficiale: La Cassazione ne conferma la validità

La digitalizzazione dei processi ha reso la notifica PEC uno strumento fondamentale nelle comunicazioni tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione, specialmente in ambito fiscale. Tuttavia, sorgono spesso dubbi sulla sua validità formale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto cruciale: una notifica proveniente da un indirizzo PEC della Pubblica Amministrazione è valida anche se tale indirizzo non compare nei pubblici registri? La risposta della Suprema Corte è stata affermativa, a determinate condizioni.

Il Caso: La Controversia sulla Notifica

Una società operante nel settore commerciale si è opposta a diverse cartelle di pagamento relative a IVA e altre imposte per gli anni 2016, 2018 e 2019. L’opposizione non era basata sul merito del debito, ma su un vizio di forma: la notifica delle cartelle era avvenuta tramite un indirizzo PEC dell’Agente della Riscossione che, secondo la società, non risultava iscritto nei pubblici registri ufficiali (come l’INI-PEC).

In secondo grado, la Corte di Giustizia Tributaria aveva dato ragione al contribuente, dichiarando la nullità della notifica. I giudici di merito avevano ritenuto che l’uso di un indirizzo non certificato non solo violasse le regole, ma esponesse anche il destinatario al rischio di malware, impedendogli di conoscere il contenuto dell’atto in sicurezza. Di conseguenza, l’eccezione del contribuente era stata accolta.

La Decisione della Corte di Cassazione e la validità della Notifica PEC

L’Agente della Riscossione ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato completamente il verdetto precedente. Accogliendo il ricorso dell’ente pubblico, la Suprema Corte ha cassato la sentenza e rinviato la causa ai giudici di merito per un nuovo esame, basandosi su principi giuridici ormai consolidati.

Le Motivazioni: Perché la Notifica PEC è Valida?

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni punti chiave che chiariscono la disciplina delle notifiche telematiche effettuate dalla Pubblica Amministrazione.

In primo luogo, è stato sottolineato che l’obbligo di utilizzare un indirizzo PEC presente nei pubblici registri è previsto in modo stringente soprattutto per il destinatario della notifica, sul quale grava un onere di diligenza nel mantenere aggiornato il proprio domicilio digitale. Per il mittente, specialmente se si tratta di una Pubblica Amministrazione, la regola è meno rigida.

Citando precedenti sentenze, la Corte ha affermato che una notifica effettuata da un indirizzo di posta elettronica istituzionale, anche se non inserito negli elenchi pubblici, non è nulla se permette comunque al destinatario di comprendere senza incertezze la provenienza e l’oggetto della comunicazione, consentendogli di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa.

La regola più stringente, che impone l’uso di un indirizzo presente nei registri ufficiali anche per il mittente, è dettata specificamente per le notifiche eseguite dagli avvocati (L. n. 53/1994) e non si estende automaticamente a tutti gli atti della Pubblica Amministrazione.

Di conseguenza, per invalidare una notifica PEC proveniente da un indirizzo istituzionale non ufficiale, non basta una generica lamentela. Il contribuente deve dimostrare quale concreto e sostanziale pregiudizio al suo diritto di difesa sia derivato da questa irregolarità. L’ipotetico rischio di incorrere in un malware, secondo la Corte, non costituisce un pregiudizio sufficiente a determinare la nullità dell’atto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante principio: nel bilanciamento tra formalismo e sostanza, prevale quest’ultima. L’obiettivo della notifica è portare l’atto a conoscenza del destinatario e metterlo in condizione di difendersi. Se questo scopo viene raggiunto, un’irregolarità formale come l’uso di un indirizzo PEC istituzionale ma non presente nei registri pubblici non è sufficiente a invalidare l’atto.

Per i contribuenti, ciò significa che non è possibile contestare una cartella di pagamento basandosi unicamente su questo vizio formale; sarà necessario dimostrare un danno effettivo al proprio diritto di difesa. Per la Pubblica Amministrazione, pur avendo maggiore flessibilità, resta consigliabile utilizzare sempre gli indirizzi ufficiali per garantire la massima trasparenza e ridurre il contenzioso.

È valida una notifica PEC di una cartella di pagamento se l’indirizzo del mittente, l’Ente di Riscossione, non è presente nei pubblici registri?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la notifica è valida. L’assenza dell’indirizzo PEC del mittente (se Pubblica Amministrazione) dai registri pubblici non inficia di per sé la validità della notifica, a meno che il destinatario non provi che tale circostanza gli ha causato un concreto pregiudizio al diritto di difesa.

Il rischio di ricevere malware da un indirizzo PEC non registrato è una ragione sufficiente per considerare nulla la notifica?
No. La Corte ha stabilito che il mero e ipotetico rischio di incorrere in un “malware” non può essere considerato un pregiudizio concreto e sostanziale al diritto di difesa tale da giustificare la nullità della notifica.

La regola che impone l’uso di un indirizzo PEC presente nei pubblici registri si applica sempre al mittente?
No. La Corte chiarisce che la regola più stringente che impone l’uso di un indirizzo presente nei pubblici registri (ai sensi dell’art. 3-bis della L. 53/1994) è un principio generale riferito specificamente alle notifiche eseguite dagli avvocati, e non si estende automaticamente alle notifiche effettuate dalle Pubbliche Amministrazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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