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Notifica PEC mittente: la Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato una cartella di pagamento, sostenendo che la notifica fosse nulla perché l’indirizzo PEC del mittente, l’Ente della Riscossione, non era presente nei pubblici registri. La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica PEC mittente è valida se raggiunge il suo scopo. Ciò significa che, se il destinatario riceve l’atto, può identificare con certezza il mittente e non subisce alcuna lesione del suo diritto di difesa, la notifica è da considerarsi perfezionata, anche se l’indirizzo del mittente non è iscritto nei registri pubblici come l’INI-PEC.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC Mittente non in Pubblici Registri: Quando è Valida? La Cassazione fa Chiarezza

La digitalizzazione dei processi ha reso la Posta Elettronica Certificata (PEC) uno strumento cruciale nelle comunicazioni tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Nel contesto tributario, la validità di una notifica PEC mittente è fondamentale per la legittimità degli atti impositivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico: cosa succede se l’indirizzo PEC dell’Ente della Riscossione non è presente nei pubblici registri? Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso

Una società contribuente impugnava una cartella di pagamento relativa a ritenute IRPEF. Inizialmente, il ricorso veniva dichiarato inammissibile. La società proponeva appello, sollevando una nuova questione: la notifica della cartella era invalida perché l’indirizzo PEC utilizzato dall’Ente della Riscossione non risultava iscritto nei pubblici registri (come l’INI-PEC). La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado accoglieva l’appello, annullando l’atto. L’Ente della Riscossione, ritenendo errata tale decisione, proponeva ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica sulla Notifica PEC Mittente

Il caso ruota attorno a due questioni principali. La prima, di carattere procedurale, riguarda la possibilità di sollevare per la prima volta in appello un vizio specifico della notifica. La seconda, di natura sostanziale, si concentra sulla validità della notifica PEC mittente quando l’indirizzo del mittente non è censito nei pubblici registri. La legge richiede che gli indirizzi PEC utilizzati per le notifiche provengano da tali elenchi, ma questa regola si applica con la stessa rigidità sia al destinatario sia al mittente?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara e pragmatica, accogliendo il ricorso dell’Ente della Riscossione e cassando la sentenza d’appello.

Sul piano procedurale, i giudici hanno chiarito che, se la validità della notificazione è già stata contestata in primo grado, anche in modo generico, l’introduzione in appello di un motivo specifico di invalidità (come la mancata presenza della PEC del mittente nei registri) non costituisce una domanda nuova e inammissibile. Si tratta, infatti, di una specificazione della stessa causa petendi.

Sul piano sostanziale, la Corte ha richiamato un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: la regola più stringente sull’inclusione negli elenchi pubblici è posta a garanzia del destinatario, per assicurare che la notifica giunga a buon fine. Per quanto riguarda il mittente, invece, prevale il principio del “raggiungimento dello scopo” (art. 156 c.p.c.).

La notifica è valida se, nonostante l’assenza dell’indirizzo PEC del mittente dai pubblici registri, sono soddisfatte due condizioni:
1. Il destinatario è in grado di identificare con certezza la provenienza dell’atto (nel caso di specie, il dominio pec.agenziariscossione.gov.it era sufficiente a fugare ogni dubbio).
2. Il destinatario non subisce alcuna lesione del proprio diritto di difesa e può svolgere compiutamente le proprie attività processuali.

Poiché nel caso esaminato la società contribuente aveva ricevuto la notifica ed era stata in grado di difendersi impugnando la cartella, lo scopo della comunicazione era stato pienamente raggiunto. Pertanto, il vizio formale non era sufficiente a determinare la nullità della notificazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a privilegiare la sostanza sulla forma, purché sia sempre garantito il diritto di difesa. Le conclusioni pratiche sono significative: una cartella di pagamento notificata da un indirizzo PEC dell’Ente della Riscossione non presente nei registri pubblici non è automaticamente nulla. Il contribuente che intende contestarla dovrà dimostrare che tale anomalia gli ha concretamente impedito di riconoscere il mittente o di difendersi adeguatamente. Si sposta quindi l’attenzione da un mero controllo formale a una valutazione concreta dell’eventuale pregiudizio subito dal destinatario.

È valida una notifica tramite PEC se l’indirizzo del mittente (l’Ente della Riscossione) non è presente nei pubblici registri?
Sì, la notifica è considerata valida se raggiunge il suo scopo. Ciò avviene quando il destinatario riceve l’atto, è in grado di identificare con certezza la provenienza dell’email e non subisce alcuna lesione al suo diritto di difesa, potendo svolgere compiutamente le proprie attività.

Sollevare per la prima volta in appello un vizio specifico della notifica costituisce una domanda nuova e inammissibile?
No. Secondo la Corte, se la validità della notificazione era già stata genericamente contestata in primo grado, l’introduzione in appello di un motivo specifico di invalidità non integra una ‘domanda nuova’ inammissibile, in quanto rientra nella stessa causa di richiesta (causa petendi).

La regola sull’utilizzo di indirizzi PEC da pubblici registri si applica allo stesso modo a mittente e destinatario?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la regola più stringente, che impone l’uso di indirizzi presenti nei pubblici elenchi, è dettata principalmente a tutela del destinatario per garantire la corretta ricezione dell’atto. Per il mittente, invece, il criterio fondamentale è il raggiungimento dello scopo della notifica senza pregiudizio per la difesa del destinatario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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