LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica PEC: la Cassazione convalida il file PDF

Una società ha impugnato una cartella di pagamento per debiti IVA e IRES, notificata tramite PEC. La commissione tributaria regionale aveva annullato l’atto ritenendo la notifica invalida perché l’Agenzia delle Entrate aveva prodotto solo le stampe delle ricevute PEC e non i file originali, e perché l’allegato era in formato .pdf anziché .p7m. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per la notifica PEC è sufficiente la produzione della ricevuta di consegna, anche in copia cartacea, e che il formato .pdf è pienamente valido e equivalente al .p7m per questo tipo di atti. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC: la Cassazione conferma la validità del PDF

La notifica PEC rappresenta ormai uno strumento fondamentale nelle comunicazioni tra Fisco e contribuente. Tuttavia, le formalità legate alla sua validità processuale sono spesso oggetto di contenzioso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla prova della notifica e sul formato dei file allegati, ribadendo un principio di sostanza sulla forma. La pronuncia analizza il caso di una cartella di pagamento ritenuta nulla in appello per vizi formali che, secondo i giudici di legittimità, non erano tali da invalidare la comunicazione.

Il caso: una cartella di pagamento annullata per vizi di forma

Una società a responsabilità limitata riceveva una cartella di pagamento per omessi versamenti di IRES e IVA relativi all’anno d’imposta 2011. L’atto veniva notificato dall’Agente della Riscossione tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). La società impugnava la cartella e, dopo un primo grado sfavorevole, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva il suo appello, annullando l’atto.

I giudici regionali avevano basato la loro decisione su due presunti vizi formali della notifica:
1. L’Agenzia della Riscossione non aveva depositato in giudizio i file originali informatici (.eml) delle ricevute di accettazione e consegna della PEC, ma solo le loro stampe cartacee.
2. Il file della cartella di pagamento allegato alla PEC era in formato .pdf e non in formato .p7m, considerato dal collegio l’unico idoneo a garantire l’autenticità e la paternità dell’atto.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione proponevano ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso: prova e formato della notifica PEC

Il ricorso delle agenzie fiscali si concentrava su due questioni giuridiche fondamentali relative alla validità della notifica PEC.

In primo luogo, si contestava l’idea che per provare l’avvenuta notifica fosse indispensabile il deposito dei file nativi delle ricevute PEC. Secondo le ricorrenti, la produzione delle ricevute di avvenuta consegna, anche in formato cartaceo (analogico), è sufficiente a dimostrare il perfezionamento della notifica, specialmente in assenza di una specifica e circostanziata contestazione della loro conformità all’originale da parte del contribuente.

In secondo luogo, si criticava la decisione di invalidare la notifica a causa del formato .pdf dell’allegato. Le agenzie sostenevano che nessuna norma, nel processo tributario, impone l’uso esclusivo del formato .p7m (con firma CAdES) e che anche il formato .pdf (con firma PAdES) è legalmente valido ed equivalente per garantire l’integrità e la paternità del documento notificato.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame.

Sulla prova della notifica: basta la ricevuta analogica

La Corte ha affermato che, ai sensi della normativa sulla Posta Elettronica Certificata (DPR n. 68/2005), la ricevuta di avvenuta consegna costituisce piena prova del perfezionamento della notifica. Il giudice di merito ha quindi errato a pretendere il deposito dei “files informatici del messaggio inviato”. La produzione della stampa cartacea della ricevuta è idonea a dimostrare l’avvenuta consegna, salvo che la controparte non la disconosca espressamente, fornendo elementi concreti sulla sua non conformità all’originale digitale. Il giudice avrebbe dovuto valutare la documentazione prodotta, non escluderla a priori.

Sul formato del file: il PDF è valido quanto il P7M

Anche il secondo motivo è stato ritenuto fondato. La Cassazione ha ribadito un principio già consolidato: nel processo telematico, le firme digitali di tipo CAdES (che generano file con estensione .p7m) e PAdES (che sono incorporate nel file .pdf) sono entrambe ammesse ed equivalenti. Non esiste alcuna norma specifica per il processo tributario che imponga l’uso esclusivo del formato .p7m per la notifica delle cartelle di pagamento. Ritenere invalida una notifica solo perché il file è in formato .pdf costituisce un’errata applicazione della legge, un eccesso di formalismo che non tiene conto della sostanza dell’atto e del raggiungimento dello scopo della comunicazione.

Le motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda su un’interpretazione della normativa orientata a garantire l’effettività della giustizia e a non vanificare gli atti processuali per vizi puramente formali. I giudici hanno sottolineato che la disciplina sulla notificazione telematica mira a semplificare e a dare certezza giuridica alle comunicazioni. Pretendere adempimenti non espressamente richiesti dalla legge, come il deposito dei file .eml, rappresenta un onere probatorio eccessivo. Allo stesso modo, discriminare tra formati di firma digitale legalmente equivalenti, come .pdf e .p7m, significa applicare al processo tributario requisiti validi solo per altri contesti (come quello civile) senza una base normativa.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio a favore della semplificazione e della de-formalizzazione delle notifiche telematiche in ambito tributario. Per i contribuenti, significa che non sarà possibile eccepire l’invalidità di una notifica PEC basandosi unicamente sul fatto che l’allegato sia un .pdf o che la prova della notifica sia fornita tramite una stampa cartacea. La contestazione dovrà vertere su aspetti sostanziali, come la mancata corrispondenza tra la copia e l’originale digitale, e dovrà essere supportata da elementi concreti. Per le agenzie fiscali, la decisione conferma la correttezza delle procedure di notifica digitale, riducendo il rischio che gli atti impositivi vengano annullati per cavilli procedurali.

Per provare una notifica PEC di una cartella di pagamento, è necessario depositare i file originali (.eml) delle ricevute?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente produrre la ricevuta di avvenuta consegna, anche in copia cartacea (analogica), per dimostrare il perfezionamento della notifica. Spetta alla parte che la contesta l’onere di disconoscerne espressamente la conformità all’originale digitale in modo chiaro e circostanziato.

La notifica di una cartella di pagamento tramite PEC è valida se l’allegato è in formato .pdf invece che .p7m?
Sì, è valida. La Corte ha stabilito che nel processo tributario non vi è alcuna norma che imponga l’uso esclusivo del formato .p7m. Le firme digitali CAdES (tipiche dei file .p7m) e PAdES (incorporate nei file .pdf) sono considerate equivalenti e pienamente valide.

Cosa deve fare il destinatario se vuole contestare la conformità della copia cartacea di una ricevuta PEC all’originale digitale?
Il destinatario deve effettuare una contestazione chiara, circostanziata ed esplicita. Non basta una generica obiezione, ma è necessario allegare elementi specifici che dimostrino la non corrispondenza tra la copia prodotta in giudizio e il documento informatico originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati