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Notifica PEC invalida: quando è valida la comunicazione?

Un contribuente ha impugnato un’iscrizione ipotecaria sostenendo di non aver mai ricevuto gli atti presupposti. La questione centrale riguarda la validità di una notifica quando la casella PEC del destinatario è inattiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di notifica PEC invalida, la procedura si perfeziona con il deposito telematico dell’atto sul portale InfoCamere, e non è necessaria la prova di ricezione della successiva raccomandata informativa. L’ordinanza chiarisce che la negligenza del contribuente nel mantenere attiva la propria PEC non può invalidare la notifica.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC Invalida: La Cassazione Chiarisce Quando è Valida

L’uso della Posta Elettronica Certificata (PEC) è ormai uno standard nelle comunicazioni tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Ma cosa accade se, al momento della comunicazione di un atto fiscale importante, la casella del destinatario non funziona? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema della notifica PEC invalida, stabilendo principi chiari sulla responsabilità del titolare della casella e sulla validità della procedura.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione di un’iscrizione ipotecaria da parte di un contribuente. Quest’ultimo sosteneva la nullità dell’atto per due ragioni principali: la mancata notifica degli avvisi di accertamento presupposti e l’assenza del preavviso di iscrizione. Dopo che le sue ragioni sono state respinte nei primi due gradi di giudizio, il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione, concentrandosi su due aspetti procedurali cruciali.

La Procedura di Notifica Alternativa alla PEC

Il primo motivo di ricorso contestava la regolarità della notifica del preavviso di iscrizione ipotecaria. L’amministrazione finanziaria, riscontrando che l’indirizzo PEC del contribuente non era valido o attivo, aveva seguito la procedura prevista dall’art. 60, comma 7, del Dpr n. 600/1973. Questa norma stabilisce che, in caso di notifica PEC invalida, la comunicazione si perfeziona mediante il deposito telematico dell’atto nell’area riservata del sito della società InfoCamere. Successivamente, l’ufficio deve inviare una semplice lettera raccomandata per informare il destinatario dell’avvenuto deposito. Il contribuente lamentava di non aver mai ricevuto tale raccomandata, ritenendo quindi incompleta la notifica.

La Presunta Omessa Pronuncia del Giudice d’Appello

Con il secondo motivo, il ricorrente denunciava un vizio di “omessa pronuncia”. A suo dire, la Commissione Tributaria Regionale non si era espressa sulla sua specifica doglianza relativa alla nullità dell’iscrizione ipotecaria per mancata conoscenza degli atti impositivi precedenti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, fornendo importanti chiarimenti.

Sul primo punto, i giudici hanno affermato che la procedura di notifica tramite deposito su InfoCamere è una disciplina autonoma e differente da altre forme di notifica. La legge, in questo specifico contesto, non richiede che il notificante fornisca la prova dell’avvenuta ricezione della raccomandata informativa. La notifica si considera legalmente perfezionata con il solo deposito telematico. La ragione di questa disciplina risiede nella negligenza del titolare della PEC, che ha l’obbligo di mantenere la propria casella attiva e funzionante. Inoltre, il contribuente ha sempre la facoltà di accedere alla propria area riservata su InfoCamere per consultare gli atti depositati.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha escluso il vizio di omessa pronuncia, ravvisando piuttosto un “rigetto implicito”. Il giudice d’appello, infatti, aveva osservato che la comunicazione di preavviso di iscrizione ipotecaria conteneva tutti gli estremi degli atti presupposti, consentendo al contribuente di venirne a conoscenza e di impugnarli. Questa argomentazione, essendo logicamente incompatibile con l’accoglimento della doglianza del contribuente, ne costituisce un rigetto implicito, anche in assenza di una statuizione espressa.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale nell’era della digitalizzazione dei rapporti con il fisco: la responsabilità della gestione dei propri strumenti di comunicazione digitale ricade interamente sul contribuente. Imprese e professionisti iscritti in albi hanno l’obbligo legale di dotarsi di un indirizzo PEC e di mantenerlo attivo e funzionante. La conseguenza di una casella PEC piena o non valida è che le notifiche si considerano perfezionate con procedure alternative, come il deposito telematico, senza che sia necessaria la prova di una ricezione effettiva della comunicazione informativa. Questa decisione serve da monito: la corretta manutenzione della propria casella PEC non è una facoltà, ma un dovere la cui negligenza può avere conseguenze legali e fiscali molto serie.

Cosa succede se la mia casella PEC non è valida o attiva quando l’Agenzia delle Entrate mi notifica un atto?
Secondo la Corte, la notifica si considera comunque perfezionata. La legge prevede una procedura alternativa che consiste nel deposito telematico dell’atto in un’area riservata del sito InfoCamere, rendendo l’atto legalmente notificato.

L’Agenzia delle Entrate deve dimostrare che ho ricevuto la raccomandata che mi informa del deposito dell’atto su InfoCamere?
No. La Corte ha chiarito che, per questa specifica procedura, la legge non richiede la prova della ricezione della raccomandata informativa. La notifica è valida con il solo deposito telematico, poiché la responsabilità di mantenere la PEC attiva è del contribuente.

Se un giudice non risponde esplicitamente a una mia eccezione, la sentenza è sempre nulla?
Non necessariamente. Se la decisione finale adottata dal giudice è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’eccezione non discussa, si verifica un “rigetto implicito”. In questo caso, non si ha un vizio di omessa pronuncia e la sentenza resta valida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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