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Notifica PEC indirizzo invalido: la Cassazione decide

Un’azienda impugnava un’intimazione di pagamento sostenendo la mancata notifica di alcune cartelle esattoriali. La questione verteva sulla validità della notifica PEC a un indirizzo risultato invalido. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di notifica PEC con indirizzo invalido, non è necessario un secondo tentativo di invio, a differenza del caso di casella satura. La procedura si perfeziona con il deposito telematico dell’atto e la pubblicazione dell’avviso, rendendo la notifica valida e la pretesa tributaria non prescritta.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC indirizzo invalido: quando è valida? La Cassazione fa chiarezza

La digitalizzazione dei processi fiscali ha reso la Posta Elettronica Certificata (PEC) uno strumento cruciale per le comunicazioni tra Fisco e contribuente. Ma cosa succede se la notifica PEC con indirizzo invalido non va a buon fine? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva, distinguendo nettamente questa ipotesi da quella della casella PEC piena. Vediamo nel dettaglio il caso e le sue importanti implicazioni.

I fatti del caso

Una società contribuente aveva impugnato un’intimazione di pagamento relativa a diverse cartelle esattoriali. La difesa si basava principalmente su due eccezioni: l’omessa notifica di alcune cartelle e, di conseguenza, la prescrizione del diritto di riscossione da parte dell’amministrazione finanziaria. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, ritenendo invalida la notifica effettuata dall’Agenzia delle Entrate.

La questione della notifica PEC con indirizzo invalido

Il nodo centrale della controversia riguardava la procedura di notificazione tentata dall’Agenzia delle Entrate tramite PEC all’indirizzo dell’impresa, regolarmente iscritto nel registro pubblico INIPEC. Tuttavia, il sistema aveva certificato che l’indirizzo era ‘non valido o attivo’, impedendo la consegna del messaggio. La Commissione Tributaria Regionale aveva sostenuto che, in tale circostanza, l’ente notificante avrebbe dovuto effettuare un secondo tentativo di invio dopo sette giorni, applicando per analogia la stessa procedura prevista per il caso di ‘casella satura’ (cioè piena). Non avendo compiuto questo secondo passo, la notifica era stata considerata nulla.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale interpretando l’articolo 60 del d.P.R. 600/1973. La norma prevede procedure alternative e distinte per due scenari diversi:

1. Casella PEC Satura: Se la casella del destinatario è piena, la legge richiede un secondo tentativo di invio dopo almeno sette giorni.
2. Indirizzo PEC Invalido o Inattivo: Se l’indirizzo stesso risulta non valido o non più attivo, la legge NON prevede un secondo tentativo di invio.

La Corte ha sottolineato che la disgiuntiva ‘oppure’ presente nel testo di legge rende le due ipotesi chiaramente alternative. Sarebbe, infatti, illogico e superfluo imporre un secondo invio a un indirizzo già certificato come inesistente o non funzionante. In questo caso, la procedura di notifica si perfeziona correttamente attraverso il deposito telematico dell’atto nell’area riservata del sito InfoCamere, seguito dalla pubblicazione di un avviso sul medesimo sito per quindici giorni. Questa procedura garantisce la conoscibilità legale dell’atto da parte del destinatario.

Le conclusioni

La Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: in caso di notifica a mezzo PEC ad un indirizzo che risulti non valido o inattivo, le formalità di completamento (deposito telematico e pubblicazione) non devono essere precedute da un secondo invio. Quest’ultimo è riservato esclusivamente all’ipotesi di casella satura al primo tentativo. Di conseguenza, le notifiche effettuate dall’Agenzia delle Entrate nel caso di specie sono state ritenute perfettamente valide. Essendo le notifiche valide e tempestive, non si è verificata alcuna decadenza o prescrizione della pretesa tributaria. La sentenza impugnata è stata cassata e il ricorso originario del contribuente è stato respinto.

Cosa succede se una notifica PEC non viene consegnata perché l’indirizzo del destinatario è invalido o non attivo?
Secondo la Corte di Cassazione, la notifica si perfeziona con il deposito telematico dell’atto nell’area riservata del sito internet della società InfoCamere e con la pubblicazione di un avviso sullo stesso sito, senza necessità di ulteriori tentativi di invio.

È obbligatorio effettuare un secondo tentativo di invio PEC se il primo fallisce a causa di un indirizzo invalido?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di un secondo invio dopo sette giorni è previsto solo ed esclusivamente per l’ipotesi in cui la casella PEC del destinatario risulti ‘satura’ (piena), non quando l’indirizzo è certificato come ‘invalido’ o ‘inattivo’.

Qual è la differenza procedurale tra notifica a casella PEC satura e a indirizzo PEC invalido?
In caso di casella satura, la legge richiede un secondo tentativo di invio dopo almeno sette giorni prima di procedere con forme di notifica alternative. In caso di indirizzo invalido o inattivo, si procede direttamente al deposito telematico dell’atto e alla pubblicazione dell’avviso senza alcun secondo tentativo di invio PEC.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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