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Notifica PEC da indirizzo non in INI-PEC: è valida?

Una società ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo la nullità della notifica dell’atto presupposto, ricevuta tramite un indirizzo PEC dell’Agenzia della Riscossione non presente nei pubblici elenchi (INI-PEC). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la notifica PEC è valida se raggiunge il suo scopo. L’assenza dell’indirizzo del mittente dai registri pubblici non invalida la notifica di per sé, a meno che il destinatario non dimostri di aver subito un concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC da indirizzo non ufficiale: quando è valida?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nell’era digitale: la validità di una notifica PEC inviata da un indirizzo di posta elettronica certificata non presente nei pubblici elenchi. La questione è di fondamentale importanza per cittadini e imprese, poiché riguarda la regolarità degli atti fiscali e la possibilità di difendersi efficacemente. La Suprema Corte ha fornito un’interpretazione pragmatica, basata sul principio del raggiungimento dello scopo e sull’assenza di un effettivo pregiudizio.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’impugnazione, da parte di una società, di una cartella di pagamento relativa all’IMU per l’anno 2012. La società sosteneva che l’atto presupposto, ovvero l’avviso di accertamento, fosse stato notificato in modo invalido. Il motivo della contestazione era che l’Agente della riscossione aveva utilizzato un indirizzo PEC mittente non inserito nei pubblici registri ufficiali, come l’INI-PEC. Secondo la ricorrente, tale circostanza impediva di avere certezza sulla provenienza dell’atto, rendendo la notifica nulla.

Nei gradi di giudizio precedenti, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, annullando la cartella. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. La C.T.R. aveva ritenuto l’originario ricorso della società inammissibile, considerando la notifica rituale e valida, nonostante l’indirizzo PEC del mittente non fosse in elenco.

La questione della validità della Notifica PEC

La controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che si è concentrata su tre motivi di ricorso strettamente connessi. Il punto centrale era stabilire se l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di utilizzare indirizzi PEC inseriti in pubblici elenchi per le comunicazioni e le notifiche fosse tassativo e se la sua violazione comportasse l’invalidità insanabile della notifica. La società ricorrente insisteva sul fatto che solo gli indirizzi presenti in tali elenchi garantiscono con certezza la provenienza del messaggio e la sua riferibilità all’Amministrazione finanziaria, e che una notifica proveniente da un indirizzo ‘sconosciuto’ non può considerarsi legalmente esistente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità della notifica. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato che privilegia la sostanza sulla forma. I giudici hanno chiarito che l’estraneità dell’indirizzo PEC del mittente dal registro INI-PEC non invalida automaticamente (‘ex se’) la notifica. Il principio fondamentale è quello del raggiungimento dello scopo: se il destinatario ha ricevuto la comunicazione e ha potuto comprendere il suo contenuto, la notifica è efficace. Per ottenere una declaratoria di nullità, non è sufficiente lamentare un’irregolarità formale. Il contribuente deve invece dimostrare di aver subito un pregiudizio concreto e sostanziale al proprio diritto di difesa. Nel caso specifico, la società non solo aveva ricevuto la PEC, ma l’aveva anche aperta e, sulla base di essa, aveva avviato un’azione legale. Questo comportamento dimostra inequivocabilmente che la notifica aveva raggiunto il suo scopo, mettendo il destinatario in condizione di difendersi. La Corte ha inoltre specificato che la mera ipotesi di poter incorrere in ‘malware’ aprendo una mail da un indirizzo non conosciuto non costituisce un pregiudizio effettivo, ma solo una supposizione. La giurisprudenza citata, inoltre, chiarisce che la normativa sull’obbligo di utilizzo di indirizzi presenti in pubblici elenchi è testualmente riferita al destinatario della notifica, e non impone lo stesso rigore per il mittente, per il quale è sufficiente l’utilizzo di un indirizzo di posta elettronica certificata.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: una notifica telematica da parte dell’Agente della riscossione è valida anche se l’indirizzo PEC del mittente non è inserito nei pubblici elenchi, a patto che sia palese la sua provenienza e che il destinatario non provi un danno effettivo al suo diritto di difesa. Questa decisione rafforza i principi di leale collaborazione e buona fede tra Amministrazione e contribuente, evitando che vizi puramente formali possano paralizzare l’azione amministrativa quando non ledono concretamente i diritti del cittadino.

Una notifica PEC inviata da un indirizzo dell’Agenzia della Riscossione non presente nei pubblici elenchi (INI-PEC) è automaticamente nulla?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’estraneità dell’indirizzo PEC del mittente dai pubblici registri non comporta di per sé la nullità della notifica, in quanto non inficia la presunzione di riferibilità dell’atto al soggetto da cui proviene.

Cosa deve dimostrare il contribuente per contestare la validità di una notifica PEC proveniente da un indirizzo non ufficiale?
Il contribuente deve dimostrare di aver subito un pregiudizio sostanziale e concreto al proprio diritto di difesa a causa della ricezione della notifica da un indirizzo diverso da quello presente nei registri pubblici. La semplice irregolarità formale non è sufficiente.

L’obbligo di utilizzare un indirizzo PEC presente nei registri pubblici si applica sia al mittente che al destinatario della notifica?
No. La Corte chiarisce che, nel contesto delle notifiche degli atti tributari, la normativa impone l’obbligo di utilizzo di un indirizzo presente nel registro INI-PEC specificamente per il destinatario della notifica, mentre per il mittente (l’Agente della riscossione) è previsto unicamente l’utilizzo di un ‘indirizzo di posta elettronica certificata […] risultante da pubblici elenchi’, con una formulazione meno stringente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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