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Notifica nulla ma sanabile se raggiunge lo scopo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 585/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia processuale: una notifica nulla, come quella di un ricorso tributario inviato per posta anziché via PEC, è da considerarsi sanata se l’atto raggiunge comunque il suo scopo, ovvero se il destinatario si costituisce in giudizio. La Corte distingue tra nullità (vizio sanabile) e inesistenza (vizio insanabile), affermando che l’utilizzo di un metodo di notifica diverso da quello telematico obbligatorio configura una mera nullità, la cui sanatoria ha effetto retroattivo (ex tunc), rendendo ammissibile il ricorso sin dall’origine.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Nulla ma Sanabile: La Cassazione Salva il Ricorso del Contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del processo telematico: cosa succede se un ricorso viene notificato con un mezzo ‘tradizionale’, come la posta raccomandata, quando la legge impone l’uso della Posta Elettronica Certificata (PEC)? La risposta della Suprema Corte è chiara: si tratta di una notifica nulla, ma non inesistente, che può essere sanata se l’atto raggiunge il suo scopo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Inviato per Posta

Una contribuente impugnava un avviso di intimazione e diverse cartelle di pagamento relative a imposte (IRPEF, IRAP e IVA) di anni precedenti. Il suo ricorso iniziale, però, veniva notificato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tramite raccomandata con avviso di ricevimento, in un periodo in cui la normativa (art. 16-bis del D.Lgs. 546/1992) imponeva l’uso esclusivo delle modalità telematiche (PEC).

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari dichiaravano il ricorso inammissibile proprio a causa di questo vizio di notifica. La Commissione Tributaria Regionale, pur ritenendo l’appello inammissibile, si era spinta ad analizzare anche il merito della questione, rigettando le doglianze della contribuente sulla prescrizione e sulla regolarità delle notifiche delle cartelle.

La contribuente, non arrendendosi, portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la declaratoria di inammissibilità.

La Decisione della Corte: La Notifica Nulla e il Principio di Sanatoria

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso della contribuente, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il fulcro della decisione si basa sulla distinzione fondamentale tra ‘inesistenza’ e ‘nullità’ della notificazione.

Nullità vs. Inesistenza: Una Distinzione Cruciale

La Corte, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha chiarito che la notificazione è da considerarsi giuridicamente ‘inesistente’ solo in due casi:
1. Mancanza materiale totale dell’atto.
2. Attività priva degli elementi costitutivi essenziali per essere qualificata come notifica (es. effettuata da un soggetto non qualificato).

Ogni altra difformità dal modello legale, come l’uso di un canale di trasmissione errato (posta invece di PEC), ricade nella categoria della ‘nullità’.

Il Raggiungimento dello Scopo Sana il Vizio

Il principio cardine applicato dalla Corte è quello del raggiungimento dello scopo, sancito dall’art. 156, terzo comma, del codice di procedura civile. Questo articolo stabilisce che una nullità non può essere pronunciata se l’atto ha raggiunto lo scopo a cui è destinato.

Nel caso di specie, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione si era regolarmente costituita in giudizio e aveva presentato le proprie difese nel merito. Questo comportamento dimostra inequivocabilmente che la notifica, sebbene viziata, aveva raggiunto il suo scopo: portare l’atto a conoscenza del destinatario e consentirgli di difendersi. Di conseguenza, la costituzione in giudizio ha ‘sanato’ la nullità della notifica, con effetto retroattivo (ex tunc).

Le Motivazioni sul caso della notifica nulla

La Corte ha motivato la sua decisione affermando che l’errore nell’utilizzare il servizio postale invece delle modalità telematiche non rende l’atto inesistente, ma semplicemente nullo. La notifica a mezzo posta, infatti, possiede gli elementi essenziali per essere riconosciuta come tale. La costituzione in giudizio dell’ente impositore ha permesso all’atto di raggiungere il suo scopo, sanando il vizio procedurale con efficacia fin dal momento della notifica originaria. Pertanto, i giudici di merito avevano erroneamente dichiarato inammissibile il ricorso.

La Cassazione ha anche dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso della contribuente, quelli che entravano nel merito della pretesa tributaria. Questo perché, una volta che un giudice si spoglia della ‘potestas iudicandi’ dichiarando un atto inammissibile, tutte le ulteriori argomentazioni sul merito sono da considerarsi ad abundantiam (cioè, dette per completezza) e la parte soccombente non ha interesse a impugnarle. L’unico interesse è rimuovere la statuizione pregiudiziale di inammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza ha un’importante implicazione pratica: un errore nella modalità di notifica di un atto processuale non è necessariamente fatale. Se l’atto, nonostante il vizio, perviene al destinatario e quest’ultimo si difende in giudizio, il difetto si considera sanato. Questo principio, ispirato alla strumentalità delle forme e al giusto processo, evita che mere irregolarità procedurali prevalgano sul diritto sostanziale alla difesa.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado dell’Abruzzo, che dovrà, questa volta, esaminare il ricorso nel merito.

Una notifica di un ricorso tributario fatta per posta anziché con PEC è valida?
No, la notifica è formalmente invalida e costituisce una ‘notifica nulla’. Tuttavia, se l’ente destinatario si costituisce in giudizio e si difende, il vizio si considera sanato con effetto retroattivo perché l’atto ha raggiunto il suo scopo.

Cosa significa che una ‘notifica nulla’ è sanabile?
Significa che il difetto procedurale può essere corretto. La sanatoria avviene quando l’atto, nonostante l’irregolarità, raggiunge l’obiettivo per cui è stato previsto, come informare la controparte dell’azione legale e permetterle di difendersi. La costituzione in giudizio del destinatario è la prova che lo scopo è stato raggiunto.

Se un giudice dichiara un ricorso inammissibile, le sue argomentazioni sul merito sono vincolanti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta dichiarata l’inammissibilità, il giudice si spoglia del potere di decidere sul merito (‘potestas iudicandi’). Le eventuali considerazioni aggiuntive sul merito sono fatte ‘ad abundantiam’ (per completezza) e non possono essere oggetto di impugnazione per carenza di interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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