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Notifica irreperibilità assoluta: vale la relata

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una contribuente che contestava una notifica per irreperibilità assoluta. La Corte ha stabilito che le constatazioni dell’ufficiale giudiziario sul luogo (assenza del nome su citofono e cassetta postale), attestate nella relata di notifica, prevalgono sul certificato anagrafico di residenza, che ha solo valore presuntivo. Pertanto, la notifica è stata considerata valida.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Irreperibilità Assoluta: Quando la Relata Batte il Certificato di Residenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle procedure di notifica degli atti fiscali: il conflitto tra la residenza anagrafica formale e le constatazioni fatte sul campo dall’agente notificatore. Il caso chiarisce il valore probatorio della relata di notifica e i presupposti per una valida notifica per irreperibilità assoluta, offrendo spunti fondamentali per contribuenti e professionisti.

I Fatti del Caso: Una Notifica Contestata

Una contribuente impugnava un’intimazione di pagamento sostenendo di non aver mai ricevuto le cartelle esattoriali presupposte. Secondo la sua difesa, le notifiche erano nulle perché l’agente riscossore aveva erroneamente applicato la procedura per irreperibilità assoluta, prevista dall’art. 60, lett. e) del D.P.R. 600/73. La contribuente produceva certificati storici di residenza per dimostrare che, nel periodo in questione, risiedeva effettivamente presso l’indirizzo indicato insieme al suo nucleo familiare. A suo avviso, si sarebbe dovuta applicare la procedura per irreperibilità relativa, che prevede adempimenti più garantisti per il destinatario.

Sia il tribunale di primo grado sia la corte di giustizia tributaria di secondo grado avevano rigettato le sue ragioni, ritenendo le notifiche regolari.

La Decisione della Cassazione e la notifica per irreperibilità assoluta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della contribuente, confermando la validità delle notifiche. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: uno di carattere processuale e uno di merito.

Il Principio di Autosufficienza del Ricorso

In via preliminare, la Corte ha dichiarato il motivo di ricorso non sufficientemente specifico. La ricorrente, infatti, aveva omesso di trascrivere integralmente nel suo atto le relate di notifica che contestava. Secondo il consolidato principio di autosufficienza del ricorso, chi si appella alla Cassazione deve fornire tutti gli elementi necessari a comprendere e decidere la questione, senza che la Corte debba ricercare atti nei fascicoli precedenti. Questa omissione ha reso il ricorso, di per sé, inammissibile.

Il Valore Probatorio della Relata di Notifica

Entrando nel merito della questione, la Corte ha ritenuto comunque infondata la doglianza. Dalle relate di notifica, riprodotte nel controricorso dell’Agenzia, emergeva che l’agente notificatore si era recato all’indirizzo di residenza formale della contribuente e aveva constatato che né sul citofono né sulla cassetta postale figurava il suo nominativo. Inoltre, il custode dello stabile aveva dichiarato che la destinataria si era trasferita. Questi elementi, accertati in loco, sono stati ritenuti sufficienti a configurare un’ipotesi di notifica per irreperibilità assoluta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha chiarito un punto fondamentale sulla gerarchia delle prove. La relata di notifica, in cui un pubblico ufficiale attesta le attività svolte e i fatti accertati di persona, costituisce un atto pubblico che fa piena prova fino a querela di falso. Ciò significa che il suo contenuto è considerato veritiero a meno che non venga avviata una specifica e complessa azione legale per dimostrarne la falsità.

Al contrario, un certificato anagrafico di residenza ha un valore meramente presuntivo. Esso attesta una situazione formale registrata negli archivi comunali, ma non può smentire le constatazioni di fatto eseguite direttamente sul luogo della notifica dall’ufficiale preposto. Nel caso di specie, gli accertamenti in loco (assenza di nome su citofono/buca delle lettere e dichiarazione del custode) hanno di fatto smentito la presunzione derivante dal certificato, giustificando pienamente la procedura per irreperibilità assoluta.

La Corte ha anche ribadito la distinzione tra le due forme di irreperibilità: quella relativa riguarda circostanze legate alla temporanea assenza del destinatario (o di altre persone abilitate a ricevere l’atto), mentre quella assoluta attiene a circostanze del luogo che impediscono del tutto la notifica, come l’impossibilità di rintracciare fisicamente il destinatario presso quell’indirizzo.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di grande importanza pratica: ai fini della validità di una notifica, le constatazioni fattuali riportate dall’agente notificatore nella relata hanno un peso probatorio superiore rispetto alla mera risultanza anagrafica. Per un contribuente, contestare una notifica basata su accertamenti in loco richiede non solo la produzione di un certificato di residenza, ma la ben più difficile prova della falsità di quanto attestato dal pubblico ufficiale. Questa decisione sottolinea l’importanza per i cittadini di mantenere aggiornati e visibili i propri riferimenti (nome su citofono e cassetta postale) presso la residenza dichiarata per evitare di incorrere in una notifica per irreperibilità assoluta, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.

Un certificato di residenza è sufficiente a provare che una notifica per irreperibilità assoluta è nulla?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il certificato di residenza ha solo valore presuntivo e non può prevalere sull’attestazione del pubblico ufficiale nella relata di notifica. Quest’ultima fa piena prova, fino a querela di falso, degli accertamenti eseguiti sul posto (es. assenza del nome su citofono e cassetta postale).

Cosa distingue l’irreperibilità relativa da quella assoluta ai fini della notifica?
L’irreperibilità relativa riguarda circostanze legate alla persona del destinatario o di chi può ricevere l’atto (es. assenza momentanea). L’irreperibilità assoluta, invece, si riferisce a circostanze legate al luogo della notifica che impediscono di rintracciare il destinatario, come l’assenza del suo nome sul citofono o sulla cassetta delle lettere.

Perché il ricorso è stato giudicato inammissibile prima ancora che infondato?
Per la violazione del principio di autosufficienza del ricorso. La ricorrente non aveva trascritto integralmente le relate di notifica che contestava, un adempimento necessario per permettere alla Corte di Cassazione di valutare la fondatezza del motivo senza dover consultare altri fascicoli processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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