LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica cartella PEC: valida senza firma digitale

Una società ha contestato una cartella di pagamento ricevuta tramite PEC, sostenendone la nullità per assenza di firma digitale e di attestazione di conformità. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione precedente, ha stabilito che la notifica cartella PEC è valida. La validità dell’atto non dipende dalla sottoscrizione, ma dalla sua inequivocabile riconducibilità all’ente impositore, come previsto dalla normativa. Pertanto, la mancanza della firma digitale o dell’attestazione di conformità non rende nulla la notifica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Cartella PEC: la Cassazione conferma la validità anche senza firma digitale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per la riscossione dei tributi: la validità della notifica cartella PEC quando il documento allegato è un semplice file PDF, privo di sottoscrizione digitale e di attestazione di conformità all’originale. La pronuncia chiarisce che tali elementi non sono requisiti di validità, consolidando un principio fondamentale a favore dell’ente impositore.

Il caso in esame: una cartella contestata

Una società in liquidazione ha impugnato un’intimazione di pagamento relativa a sette cartelle esattoriali. Il cuore della contestazione risiedeva nella modalità di notifica. La società sosteneva che la cartella, notificata via PEC come file PDF, fosse affetta da nullità insanabile. Secondo la tesi del contribuente, il documento era privo delle firme digitali (PAdES e CAdES) e non conteneva l’attestazione di conformità all’originale, elementi ritenuti indispensabili per garantire l’autenticità e la provenienza dell’atto.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società, annullando l’atto. I giudici di secondo grado avevano infatti ritenuto che, a fronte della contestazione sulla conformità, la mancanza di firma digitale e di attestazione rendesse la notifica nulla.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi.

La decisione della Corte di Cassazione sulla notifica cartella PEC

La Suprema Corte ha accolto i primi due motivi di ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa al giudice di secondo grado. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte, che rappresentano i punti salienti della decisione.

L’irrilevanza della sottoscrizione per la validità della cartella

Il primo motivo di ricorso, accolto dalla Corte, riguardava la presunta necessità della sottoscrizione digitale per la validità della cartella di pagamento. La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: l’omessa sottoscrizione della cartella da parte del funzionario competente non ne comporta l’invalidità.

L’esistenza giuridica dell’atto non dipende dall’apposizione di un sigillo, di un timbro o di una firma leggibile. Ciò che conta è che il documento sia inequivocabilmente riferibile all’organo amministrativo titolare del potere di emetterlo. Questo requisito è soddisfatto quando la cartella è predisposta secondo il modello approvato per decreto ministeriale, il quale prevede l’intestazione dell’ente e l’indicazione della causale del debito, ma non la firma autografa o digitale dell’esattore. Tale principio si applica a prescindere dal formato della cartella: cartaceo, digitalizzato o nativo digitale.

La prova della notifica e l’attestazione di conformità

Il secondo motivo, anch’esso accolto, affrontava la questione della necessità dell’attestazione di conformità per una corretta notifica cartella PEC. La Corte ha chiarito che, ai fini della prova del perfezionamento del procedimento notificatorio, non è richiesta la produzione in giudizio dell’originale della cartella o di una sua copia autentica.

È sufficiente produrre la matrice o una copia della cartella accompagnata dalla relativa relazione di notifica. La legge (art. 26 del d.P.R. 602/1973) impone all’agente della riscossione di conservare per cinque anni la matrice o la copia con la relazione di avvenuta notificazione. Da questa norma si desume che la produzione di tali documenti è sufficiente a provare la corretta esecuzione della notifica, anche in assenza di un’esplicita attestazione di conformità sul file inviato via PEC.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una lettura sistematica e funzionale delle norme sulla riscossione. L’obiettivo è quello di non appesantire il procedimento con formalismi non espressamente richiesti dalla legge, quando lo scopo dell’atto, ovvero portare a conoscenza del contribuente la pretesa tributaria, è stato comunque raggiunto. La riconducibilità dell’atto all’ente emittente è garantita dall’uso di modelli ufficiali e dall’intestazione, elementi che assicurano la provenienza del documento. Per quanto riguarda la notifica, la produzione della ricevuta di consegna della PEC e della copia della cartella inviata costituisce prova adeguata del suo perfezionamento, rendendo superflua un’ulteriore attestazione di conformità che la legge non prevede come requisito di validità.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce due principi di diritto fondamentali. Primo, la cartella di pagamento, anche se notificata in formato digitale, è valida pur senza sottoscrizione, a condizione che sia chiaramente attribuibile all’Agenzia della Riscossione. Secondo, per dimostrare l’avvenuta notifica tramite PEC, non è necessario che il file allegato contenga un’attestazione di conformità, essendo sufficiente depositare in giudizio la copia della cartella e le ricevute di invio e consegna della PEC. Questa sentenza semplifica l’onere probatorio per l’ente impositore e conferma che la validità degli atti amministrativi digitali risiede nella sostanza e nella loro chiara provenienza, più che in formalismi non esplicitamente previsti dalla normativa.

Una cartella di pagamento notificata via PEC è nulla se il file PDF non ha la firma digitale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’omessa sottoscrizione (digitale o autografa) non comporta l’invalidità della cartella. La sua validità dipende dal fatto che il documento sia inequivocabilmente riconducibile all’ente che lo ha emesso, attraverso l’uso di modelli ufficiali e l’indicazione dell’intestazione dell’ente stesso.

Per una valida notifica cartella PEC è necessaria l’attestazione di conformità all’originale?
No. La Corte ha stabilito che, ai fini della prova del perfezionamento della notifica, non è necessaria la produzione in giudizio dell’originale o di una copia autentica con attestazione di conformità. È sufficiente produrre la copia della cartella con la relativa relazione di notifica, come la ricevuta di avvenuta consegna della PEC.

Cosa rende valida una cartella di pagamento anche senza firma?
La cartella è valida perché la sua esistenza non dipende dalla firma, ma dal fatto che sia predisposta secondo il modello ministeriale approvato. Questo modello, per legge, prevede l’intestazione dell’ente e l’indicazione della causale, ma non la sottoscrizione dell’esattore. Questi elementi sono sufficienti a garantire la sua riconducibilità all’organo amministrativo competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati