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Notifica cartella PEC: quando è valida senza firma?

Una società ha impugnato una cartella di pagamento ricevuta via PEC, sostenendone l’invalidità per assenza di firma digitale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la notifica cartella PEC di una copia per immagine di un documento cartaceo (es. PDF) è legittima e non richiede la firma digitale, a meno che il contribuente non contesti specificamente la sua conformità all’originale. La Corte ha inoltre accolto un ricorso incidentale, confermando che l’Agente della riscossione può essere rappresentato in giudizio anche da avvocati del libero foro.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Cartella PEC: la Cassazione fa chiarezza sulla firma digitale

La digitalizzazione dei rapporti tra Fisco e contribuente ha sollevato numerosi interrogativi sulla validità degli atti notificati per via telematica. Una delle questioni più dibattute riguarda la notifica cartella PEC: un atto allegato in formato PDF, ma privo di firma digitale, può essere considerato valido? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, delineando i confini tra copia informatica e documento nativo digitale e specificando gli oneri a carico del contribuente.

I Fatti del Caso

Una società in liquidazione ha ricevuto la notifica di una cartella di pagamento per IVA e altre imposte relative all’anno 2012. La notifica è avvenuta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) e l’atto era allegato come file PDF. La società ha deciso di impugnare la cartella, sostenendo, tra i vari motivi, la sua inesistenza giuridica. A suo dire, il documento informatico, essendo privo di firma digitale, non possedeva i requisiti di autenticità, integrità e validità legale. Dopo aver visto rigettato il proprio ricorso sia in primo che in secondo grado, la società si è rivolta alla Corte di Cassazione.

Contestualmente, l’Agente della riscossione ha presentato un ricorso incidentale, contestando la decisione della Commissione Tributaria Regionale di aver dichiarato nulla la sua costituzione in giudizio perché rappresentato da un avvocato del libero foro anziché da un difensore interno alla propria struttura.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla notifica cartella PEC

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso principale del contribuente, ma ha accolto quello incidentale dell’Agente della riscossione. La decisione si fonda su una distinzione cruciale tra le diverse tipologie di documenti informatici e sulla normativa applicabile al momento dei fatti (ratione temporis).

Le Motivazioni: Copia Informatica vs. Atto Nativo Digitale

Il cuore della motivazione risiede nella natura del documento notificato. La Cassazione ha chiarito che la normativa vigente all’epoca dei fatti (art. 26 del d.P.R. 602/1973) permetteva all’agente della riscossione di notificare via PEC una “copia per immagini su supporto informatico di documento analogico”. In parole semplici, era del tutto legittimo scansionare la cartella di pagamento cartacea originale e allegarne il file (come un PDF) al messaggio PEC.

Questo tipo di documento, essendo una copia di un originale cartaceo, non deve necessariamente essere sottoscritto con firma digitale. La sua validità si presume fino a prova contraria. Secondo la Corte, l’efficacia probatoria di tale copia è la stessa dell’originale, a meno che la sua conformità non venga “espressamente disconosciuta” dal destinatario. Nel caso di specie, la società contribuente si era limitata a lamentare l’assenza della firma digitale, senza mai contestare in modo specifico che il contenuto del PDF ricevuto non corrispondesse a quello della cartella originale in possesso dell’Amministrazione. Di conseguenza, la nullità è stata sanata dal raggiungimento dello scopo, ovvero dalla piena conoscenza dell’atto da parte del destinatario, che infatti lo aveva impugnato.

La Corte ha inoltre respinto la doglianza relativa alla motivazione degli interessi, citando un precedente delle Sezioni Unite (n. 22281/2022) secondo cui, se la cartella segue un atto impositivo già definitivo, è sufficiente richiamare quest’ultimo e quantificare gli accessori maturati nel frattempo.

Il Ricorso Incidentale: La Rappresentanza in Giudizio dell’Agenzia

Sul fronte del ricorso incidentale, la Cassazione ha dato ragione all’Agente della riscossione. I giudici hanno affermato che l’Ente può legittimamente avvalersi, per la propria difesa in giudizio, non solo dell’Avvocatura dello Stato o di funzionari interni, ma anche di avvocati del libero foro. La scelta del difensore rientra nella sua autonomia organizzativa. Pertanto, la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel dichiarare nulla la costituzione in giudizio dell’ente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza pratica. La notifica cartella PEC tramite un allegato PDF, anche se privo di firma digitale, è da considerarsi pienamente valida quando rappresenta la copia informatica di un documento originale cartaceo. L’onere di contestarne la validità ricade sul contribuente, che non può limitarsi a eccepire l’assenza della firma, ma deve specificamente disconoscere la conformità del file ricevuto rispetto all’atto originale. Questa decisione rafforza la validità delle procedure di notifica telematica, ponendo al contempo un preciso onere di specificità a carico di chi intende contestarle. Infine, viene definitivamente chiarita la flessibilità dell’Agente della riscossione nella scelta dei propri difensori legali.

Una cartella di pagamento notificata via PEC è valida se l’allegato PDF non ha la firma digitale?
Sì, è valida se il file PDF è una copia per immagine di un documento originale cartaceo. In questo caso, la legge non richiede la firma digitale e la sua validità è presunta, a meno che il destinatario non contesti espressamente e in modo specifico la conformità della copia all’originale.

Cosa deve fare un contribuente che riceve una cartella via PEC e dubita della sua autenticità?
Non è sufficiente lamentare la semplice assenza della firma digitale. Il contribuente deve contestare in modo specifico la non conformità del documento ricevuto rispetto all’originale cartaceo che si presume esista presso l’agente della riscossione, fornendo elementi a supporto del proprio dubbio.

L’Agenzia delle Entrate – Riscossione può farsi rappresentare in giudizio da un avvocato privato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’Agente della riscossione ha la facoltà di avvalersi, oltre che dell’Avvocatura dello Stato o di propri dipendenti, anche di avvocati del libero foro per la propria difesa tecnica in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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