LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica cartella pagamento PEC: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica di una cartella di pagamento via PEC è valida anche se l’indirizzo del mittente non è presente nei registri pubblici come INI-PEC. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, chiarendo che non sussiste nullità a meno che il contribuente non dimostri un concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa. In questo caso, la ricezione del messaggio è stata provata e non è stato allegato alcun danno specifico. La sentenza ha inoltre confermato che la motivazione degli interessi nella cartella era adeguata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Cartella di Pagamento via PEC: Anche da un Indirizzo non Ufficiale è Valida

La digitalizzazione dei processi fiscali ha sollevato numerose questioni sulla validità degli atti notificati telematicamente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: la validità della notifica di una cartella di pagamento via PEC quando l’indirizzo del mittente, l’Agenzia della Riscossione, non è quello ufficiale presente nei registri pubblici. La Corte ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio di prevalenza della sostanza sulla forma.

I Fatti del Caso: Una Notifica Contestata

Una società cooperativa impugnava una cartella di pagamento relativa a diritti camerali. Il motivo principale del ricorso si basava su un vizio di notifica. Secondo la società, la notifica era nulla, o addirittura inesistente, perché l’indirizzo PEC utilizzato dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione non corrispondeva a quello istituzionale presente nel registro pubblico INI-PEC. Inoltre, la società lamentava un difetto di motivazione della cartella per quanto riguarda il calcolo degli interessi applicati.

I giudici di primo e secondo grado avevano già respinto le doglianze della contribuente, ritenendo la notifica regolare e sufficientemente motivata. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Validità della Notifica Cartella Pagamento PEC

Il cuore della controversia riguardava la presunta nullità della notifica. La ricorrente sosteneva che l’utilizzo di un indirizzo PEC non ufficiale minasse la certezza della provenienza dell’atto, rendendo la notifica insanabilmente nulla.

La Cassazione ha respinto questa tesi, basandosi su un orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite. I giudici hanno chiarito che le regole più stringenti sulla provenienza dell’indirizzo PEC del mittente, che deve essere estratto da pubblici elenchi, si applicano principalmente alle notifiche effettuate dagli avvocati. Per le notifiche provenienti da soggetti pubblici, come l’Agente della riscossione, il quadro normativo è differente.

Il Principio del Raggiungimento dello Scopo

La Corte ha affermato che l’estraneità dell’indirizzo del mittente dal registro INI-PEC non inficia di per sé la validità della notifica. Ciò che conta è il principio del raggiungimento dello scopo, sancito dall’art. 156 del codice di procedura civile. Se il messaggio PEC è stato regolarmente consegnato nella casella del destinatario e quest’ultimo non dimostra di aver subito un concreto e specifico pregiudizio al proprio diritto di difesa, la notifica è da considerarsi pienamente valida.

In questo caso, la società aveva ricevuto la cartella, tanto da averla impugnata, ma non aveva fornito alcuna prova di un danno effettivo derivante dall’uso di un indirizzo PEC diverso da quello istituzionale.

La Motivazione degli Interessi e il Ruolo del Contribuente

Un altro punto contestato era la presunta carenza di motivazione riguardo al calcolo degli interessi. La società sosteneva che la cartella non spiegasse in modo adeguato i criteri di quantificazione.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla ricorrente, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite (n. 22281/2022). Secondo tale pronuncia, quando la cartella è il primo atto con cui si richiedono gli interessi, essa deve indicare l’importo totale, la base normativa e la data di decorrenza. Non è necessaria una specificazione dettagliata dei singoli saggi periodici o delle modalità di calcolo. I giudici di merito avevano già accertato che la cartella in questione conteneva “analiticamente” tutte le somme dovute a titolo di interessi e i criteri per la loro quantificazione. La ricorrente, d’altro canto, non ha prodotto in giudizio la cartella, impedendo alla Corte di verificare la fondatezza della sua censura.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione di rigetto su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, in tema di notifica cartella pagamento pec, ha ribadito che la normativa tributaria (art. 26, D.P.R. 602/1973) impone l’obbligo di utilizzare un indirizzo presente nel registro INI-PEC solo per il destinatario, non per il mittente. La presunzione di riferibilità dell’atto all’Agente della riscossione, desumibile dall’indirizzo stesso, non viene meno solo perché tale indirizzo non figura nei registri pubblici. Spetta al contribuente che riceve l’atto dimostrare quali specifici pregiudizi al diritto di difesa siano derivati da questa circostanza.

In secondo luogo, riguardo alla motivazione degli interessi, la Corte ha sottolineato la carenza di specificità del ricorso. La ricorrente non ha allegato né riprodotto la cartella di pagamento, un onere processuale necessario per permettere alla Corte di valutare la fondatezza della doglianza. La decisione si è quindi basata sull’accertamento, non contestato efficacemente, compiuto dai giudici di appello, i quali avevano verificato la presenza di tutti gli elementi necessari a garantire la comprensibilità della pretesa fiscale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di notifiche telematiche fiscali. La validità della notifica di una cartella di pagamento via PEC non dipende rigidamente dall’iscrizione dell’indirizzo del mittente in un pubblico registro. Il focus si sposta sul risultato: se l’atto ha raggiunto il destinatario e quest’ultimo è stato messo in condizione di difendersi, la notifica è efficace. Per il contribuente, ciò significa che contestare una notifica per motivi puramente formali, senza dimostrare un danno concreto, è una strategia con scarse probabilità di successo. La decisione rafforza la stabilità degli atti di riscossione e sposta l’onere della prova sul destinatario che lamenta un vizio di forma.

È valida la notifica di una cartella di pagamento inviata da un indirizzo PEC dell’Agenzia della Riscossione non presente nel registro pubblico INI-PEC?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la notifica è valida. L’estraneità dell’indirizzo PEC del mittente dai registri pubblici non causa di per sé la nullità della notifica, a meno che il destinatario non dimostri di aver subito un concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa.

Cosa deve dimostrare il contribuente per contestare la validità di una notifica PEC ricevuta da un indirizzo non ufficiale?
Il contribuente deve dimostrare quali specifici e concreti pregiudizi al suo diritto di difesa siano derivati dalla ricezione della notifica da un indirizzo diverso da quello istituzionale. La semplice ricezione e la possibilità di impugnare l’atto, come avvenuto nel caso di specie, dimostrano il raggiungimento dello scopo della notifica.

Come deve essere motivata una cartella di pagamento riguardo al calcolo degli interessi?
Quando la cartella è il primo atto con cui si richiedono gli interessi, deve indicare l’importo monetario richiesto, la base normativa della pretesa e la data da cui decorrono gli interessi. Non è necessaria la specificazione analitica dei singoli saggi periodici applicati o delle modalità di calcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati