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Notifica cartella pagamento: le regole della Cassazione

Un contribuente ha contestato la validità di una notifica di cartella di pagamento perché consegnata a un terzo non familiare senza l’invio della raccomandata informativa. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5707/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che la notifica diretta da parte dell’agente della riscossione segue le regole del servizio postale ordinario, che non prevedono tale adempimento. Il ricorrente è stato anche condannato per abuso del processo.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Cartella di Pagamento: Quando è Valida Senza Raccomandata Informativa

La corretta notifica della cartella di pagamento è un presupposto fondamentale per la validità degli atti successivi della riscossione, come il preavviso di ipoteca. Ma cosa succede se l’atto viene consegnato a una persona diversa dal destinatario, senza che segua la cosiddetta ‘raccomandata informativa’? Con l’ordinanza n. 5707 del 4 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale, distinguendo nettamente tra la notifica effettuata dall’ufficiale giudiziario e quella eseguita ‘direttamente’ dall’agente della riscossione.

I Fatti del Caso: Una Notifica Contestata

Un contribuente si vedeva recapitare un preavviso di iscrizione ipotecaria e una successiva intimazione di pagamento. Egli decideva di impugnare entrambi gli atti, sostenendo un vizio di fondo: la nullità della notifica della cartella di pagamento originaria. A suo dire, la cartella era stata consegnata a mani di un soggetto terzo non familiare presso la sua residenza, ma a questa consegna non era seguito l’invio della ‘raccomandata informativa’, un adempimento che riteneva essenziale per perfezionare la notifica.

Mentre il tribunale di primo grado (CTP) accoglieva le ragioni del contribuente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia della Riscossione. La questione è quindi approdata in Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni sulla notifica cartella pagamento

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, ritenendolo infondato. La decisione si basa su una distinzione giuridica fondamentale riguardante le modalità di notifica.

La Differenza tra Notifica Diretta e Notifica Giudiziaria

Il punto centrale della motivazione risiede nell’articolo 26 del d.P.R. n. 602/1973, che disciplina la notificazione della cartella di pagamento. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: quando l’agente della riscossione provvede alla notifica ‘direttamente’, avvalendosi del servizio postale, si applicano le norme che regolano la consegna dei plichi raccomandati ordinari, e non le più stringenti regole previste dalla legge n. 890/1982, che riguardano le notificazioni di atti a mezzo posta eseguite dagli ufficiali giudiziari.

Le formalità aggiuntive, come l’invio della raccomandata informativa (la cosiddetta C.A.N.), sono previste solo per quest’ultima tipologia di notifica. Nel caso della notifica diretta da parte del riscossore, le indicazioni che devono risultare sull’avviso di ricevimento per validare la consegna a persona diversa dal destinatario sono quelle previste dal regolamento postale per una normale raccomandata. Di conseguenza, non essendo necessaria la raccomandata informativa, la notifica nel caso di specie era da considerarsi perfettamente valida.

La Sanzione per Abuso del Processo

Un altro aspetto rilevante della pronuncia è la condanna del ricorrente per abuso del processo, ai sensi dell’art. 96 c.p.c. La Corte ha osservato che al contribuente era stata presentata una proposta di definizione accelerata del giudizio, che evidenziava l’infondatezza del ricorso. Nonostante ciò, il contribuente ha insistito per ottenere una decisione nel merito.

Questo comportamento è stato qualificato dalla Corte come un ‘abuso del processo’, una forma di lite temeraria. Insistendo in un giudizio con scarse probabilità di successo, il ricorrente ha contribuito a un dispendio di risorse giurisdizionali che avrebbero potuto essere dedicate a casi più meritevoli. Per questo motivo, oltre alle spese legali, è stato condannato al pagamento di un’ulteriore somma equitativamente determinata e di un’ammenda a favore della cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre due importanti insegnamenti. Il primo, di natura prettamente tecnica, conferma che la notifica della cartella di pagamento eseguita direttamente dall’agente della riscossione tramite servizio postale è valida anche se l’atto viene consegnato a un terzo presso l’indirizzo del destinatario, senza il successivo invio della raccomandata informativa. Questo perché si applicano le più semplici regole del servizio postale ordinario. Il secondo insegnamento è un monito per i litiganti: insistere in un ricorso palesemente infondato, specialmente dopo aver ricevuto una proposta di definizione che ne sottolinea la debolezza, può comportare non solo la sconfitta nel merito e la condanna alle spese, ma anche sanzioni economiche aggiuntive per abuso del processo.

Quando una cartella di pagamento viene notificata direttamente dal riscossore e consegnata a un terzo, è necessaria la ‘raccomandata informativa’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, quando la notifica è eseguita direttamente dall’agente della riscossione ai sensi dell’art. 26 del d.P.R. 602/1973, si applicano le norme del servizio postale ordinario per la raccomandata, che non prevedono l’obbligo di inviare una successiva raccomandata informativa.

Quale disciplina si applica alla notifica diretta di una cartella di pagamento?
Si applica la disciplina del servizio postale ordinario per la consegna dei plichi raccomandati, e non la normativa più stringente prevista dalla L. n. 890/1982, che riguarda le notificazioni eseguite dagli ufficiali giudiziari a mezzo posta.

Cosa rischia un ricorrente che insiste per una decisione in Cassazione nonostante una proposta di rigetto accelerato?
Rischia una condanna per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Oltre al pagamento delle spese legali, può essere condannato a versare alla controparte una somma aggiuntiva determinata equitativamente dal giudice e un’ulteriore somma a favore della cassa delle ammende, per aver causato un ingiustificato dispendio di risorse giudiziarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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