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Notifica cartella pagamento: la Cassazione conferma

Una società ha impugnato una cartella di pagamento contestando le modalità di notifica, la mancanza di firma sul ruolo e la legittimità della riscossione in pendenza di giudizio. La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso. Ha confermato che la notifica della cartella di pagamento effettuata direttamente dall’Agente della riscossione tramite raccomandata con avviso di ricevimento è pienamente valida. Inoltre, ha ribadito che la mancata sottoscrizione del ruolo, essendo un atto interno, non invalida la cartella e che la riscossione frazionata dei due terzi dell’imposta dopo la sentenza di primo grado sfavorevole al contribuente è conforme alla legge.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Cartella di Pagamento: La Cassazione Fa Chiarezza su Validità e Requisiti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su questioni fondamentali relative alla riscossione dei tributi, offrendo importanti chiarimenti sulla notifica della cartella di pagamento, sulla validità del ruolo e sulla riscossione in pendenza di giudizio. La decisione consolida orientamenti giurisprudenziali ormai pacifici, fornendo certezze sia ai contribuenti che all’Amministrazione Finanziaria. Il caso analizzato offre lo spunto per riepilogare i principi cardine che regolano queste delicate fasi del rapporto tra Fisco e cittadino.

I Fatti di Causa: Dalla Cartella al Ricorso in Cassazione

Una società in liquidazione riceveva una cartella di pagamento relativa a imposte (Ires, Irap e Iva) per l’anno 2004. Tale cartella era stata emessa a seguito di una decisione della Commissione Tributaria Provinciale che aveva respinto l’impugnazione della società contro un precedente avviso di accertamento.
La società decideva di impugnare anche la cartella di pagamento, ma il ricorso veniva rigettato sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale. Contro quest’ultima decisione, la società proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a sette distinti motivi di contestazione.

La Notifica della Cartella di Pagamento Tramite Posta è Valida

I primi quattro motivi di ricorso si concentravano sulle modalità di notifica dell’atto. La società lamentava l’illegittimità della notifica della cartella di pagamento avvenuta tramite una semplice raccomandata con avviso di ricevimento, effettuata da personale di Poste Italiane, sostenendo la carenza di qualifica di messo notificatore e l’assenza di una formale relata di notifica sottoscritta.
La Corte di Cassazione ha respinto in blocco queste censure, richiamando il suo consolidato orientamento. Ha chiarito che l’art. 26 del d.P.R. n. 602/1973 prevede due modalità alternative di notifica. Una di queste è proprio l’invio diretto, da parte dell’agente della riscossione, di una lettera raccomandata con avviso di ricevimento. In questo caso, la notifica si perfeziona con la sottoscrizione dell’avviso di ricevimento da parte del destinatario o di persona abilitata, senza che sia necessaria la redazione di un’apposita relata. L’avviso di ricevimento, infatti, fa piena prova dell’avvenuta consegna, come attestato dall’agente postale.

La Validità del Ruolo Anche Senza Firma Autografa

Con il quinto e il sesto motivo, la ricorrente contestava la validità del ruolo (l’atto presupposto alla cartella) per difetto di sottoscrizione da parte del titolare dell’ufficio e per la mancanza di qualifica dirigenziale del firmatario.
Anche su questo punto, la Suprema Corte ha ritenuto i motivi infondati. Ha ribadito un principio fondamentale: il ruolo è un atto interno all’amministrazione, privo di autonomo rilievo esterno. La sua funzione è quella di essere trasfuso nella cartella di pagamento, che è l’atto che viene notificato al contribuente. Il difetto di sottoscrizione del ruolo non incide sulla validità della cartella, a condizione che sia indubbia la riferibilità dell’atto all’autorità che lo ha emesso. L’onere di provare il contrario spetta al contribuente, che non può limitarsi a una contestazione generica. Inoltre, trattandosi di atti a contenuto vincolato, eventuali vizi di forma sono irrilevanti se il contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso.

La Riscossione Frazionata Durante il Processo Tributario

Infine, la società si doleva dell’illegittimità della cartella perché emessa mentre era ancora pendente il giudizio sull’avviso di accertamento presupposto.
La Corte ha giudicato infondato anche questo motivo, spiegando il funzionamento della riscossione frazionata nel processo tributario. L’art. 68 del d.lgs. n. 546/1992 stabilisce che, dopo una sentenza di primo grado che respinge il ricorso del contribuente, il Fisco può iscrivere a ruolo e richiedere il pagamento dei due terzi delle imposte accertate. Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente verificato che la riscossione era stata avviata proprio in applicazione di questa regola, a seguito della prima decisione sfavorevole alla società.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi giuridici ormai consolidati e sullo ius receptum. Per quanto riguarda la notifica, ha sottolineato come la legge stessa preveda la modalità semplificata della raccomandata diretta, la cui legittimità è stata confermata anche dalla Corte Costituzionale. Per la questione della firma del ruolo, ha applicato il principio di presunzione di legittimità dell’atto amministrativo e di irrilevanza dei vizi formali per gli atti a contenuto vincolato. Infine, sulla riscossione frazionata, ha semplicemente applicato le chiare disposizioni normative che bilanciano l’interesse dello Stato alla riscossione con il diritto di difesa del contribuente, permettendo un incasso parziale in attesa della definizione del giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce tre punti chiave per i contribuenti e i professionisti del settore. In primo luogo, la notifica della cartella di pagamento tramite raccomandata A/R inviata direttamente dall’agente della riscossione è una procedura pienamente legittima. In secondo luogo, contestare la mancanza di firma sul ruolo è una strategia difensiva con scarse probabilità di successo, poiché il vizio è considerato meramente formale. Infine, è fondamentale ricordare che una sentenza di primo grado sfavorevole, anche se non definitiva, legittima l’Amministrazione Finanziaria ad avviare la riscossione per una parte significativa (i due terzi) del tributo contestato.

La notifica di una cartella di pagamento effettuata direttamente dall’agente della riscossione tramite raccomandata è valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di una modalità di notifica valida e alternativa a quella eseguita tramite ufficiali giudiziari, prevista dall’art. 26 del d.P.R. n. 602/1973. La prova della notifica è data dall’avviso di ricevimento sottoscritto dal destinatario.

La mancanza della firma del dirigente sul ruolo rende nulla la cartella di pagamento?
No, secondo la giurisprudenza costante, il ruolo è un atto interno e la sua mancata sottoscrizione non invalida la successiva cartella di pagamento, a condizione che sia comunque possibile ricondurre l’atto all’autorità che lo ha emesso. L’onere di provare il contrario spetta al contribuente.

L’Agenzia delle Entrate può richiedere il pagamento delle imposte se il giudizio sull’accertamento non è ancora definitivo?
Sì, la legge prevede la riscossione frazionata. In particolare, dopo una sentenza della commissione tributaria provinciale che respinge il ricorso del contribuente, l’Agenzia può richiedere il pagamento dei due terzi dell’imposta contestata, anche se la sentenza è stata appellata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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