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Notifica cartella esattoriale via PEC: quando è valida?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19327/2024, ha stabilito che la notifica di una cartella esattoriale via PEC è valida anche se priva di firma digitale e proveniente da un indirizzo non presente nei pubblici registri. Secondo la Corte, l’assenza di firma non invalida l’atto se la sua provenienza è inequivocabile. Inoltre, l’uso di un indirizzo PEC non ufficiale non rende nulla la notifica, a meno che il destinatario non dimostri un concreto pregiudizio al suo diritto di difesa. Il ricorso della società contribuente è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica cartella esattoriale via PEC: quando è valida anche senza firma e da indirizzo non ufficiale?

La digitalizzazione dei processi ha reso la Posta Elettronica Certificata (PEC) uno strumento fondamentale anche per le comunicazioni tra Fisco e contribuente. Ma cosa succede se la notifica della cartella esattoriale presenta delle irregolarità formali, come l’assenza di firma digitale o l’invio da un indirizzo non presente nei registri pubblici? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 19327 del 15 luglio 2024, ha fornito chiarimenti cruciali, delineando i confini tra vizi formali e invalidità sostanziale dell’atto.

I Fatti di Causa: una maxi-richiesta di pagamento

Una società a responsabilità limitata si vedeva notificare dall’Agente della Riscossione un’intimazione di pagamento per una somma superiore ai 6,6 milioni di euro. Tale importo derivava da una serie di cartelle di pagamento e avvisi di accertamento esecutivi per diversi tributi. La società decideva di impugnare l’atto, contestando la validità delle notifiche delle cartelle prodromiche, sostenendo che queste avrebbero interrotto illegittimamente la prescrizione del debito tributario.

Le contestazioni del contribuente sulla notifica della cartella esattoriale

Il ricorso della società si fondava principalmente su due presunti vizi procedurali relativi alla notifica della cartella esattoriale:

1. Mancanza di firma digitale: Le cartelle, trasmesse in formato digitale via PEC, erano prive della sottoscrizione digitale del funzionario responsabile.
2. Indirizzo PEC non ufficiale: L’invio era stato effettuato da un indirizzo di posta elettronica certificata non presente nei pubblici registri (come Reginde o INI-PEC).

Inoltre, la contribuente lamentava che l’Agente della Riscossione non avesse depositato in giudizio la copia integrale degli atti notificati, impedendo una verifica completa.

L’Analisi della Corte: i principi sulla notifica della cartella esattoriale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, esaminando punto per punto le doglianze della società e consolidando importanti principi di diritto.

La questione della firma digitale

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un orientamento già consolidato: l’omessa sottoscrizione della cartella di pagamento non ne comporta l’invalidità. Ciò che conta è la ‘riferibilità’ inequivocabile dell’atto all’organo amministrativo che ha il potere di emetterlo. Secondo la normativa (art. 25 del D.P.R. n. 602/1973), il modello della cartella non prevede la sottoscrizione del funzionario, ma solo l’intestazione e l’indicazione della causale tramite un codice. Questo principio, valido per le cartelle cartacee, si estende anche a quelle nate e notificate in formato digitale.

L’indirizzo PEC non ufficiale del mittente

Anche la seconda censura è stata ritenuta infondata. I giudici hanno chiarito che la legge mira a tutelare il corretto indirizzo del destinatario, garantendo che la notifica giunga a buon fine. L’estraneità dell’indirizzo del mittente dai pubblici registri non invalida automaticamente la notifica. Non si crea una presunzione di inesistenza o nullità. Spetta invece al contribuente che riceve l’atto dimostrare quale concreto pregiudizio al proprio diritto di difesa sia derivato da tale irregolarità. Nel caso di specie, la società ricorrente non ha allegato alcun danno specifico subito.

La prova della notifica

Infine, per quanto riguarda l’onere della prova, la Cassazione ha specificato che l’Agente della Riscossione adempie al proprio obbligo producendo l’avviso di ricevimento della PEC (o la ricevuta di avvenuta consegna). Non è tenuto a depositare anche la copia integrale della cartella notificata. La ricevuta di consegna genera una presunzione di conoscenza in capo al destinatario, superabile solo se quest’ultimo prova di non aver potuto prendere cognizione dell’atto senza sua colpa.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su un principio di prevalenza della sostanza sulla forma. Le irregolarità formali contestate (assenza di firma e indirizzo PEC non ufficiale) non sono state ritenute sufficienti a compromettere lo scopo della notificazione, ovvero portare l’atto a conoscenza del destinatario e consentirgli di esercitare il proprio diritto di difesa. Il contribuente, avendo ricevuto la comunicazione e avendo potuto impugnarla, non ha subito un reale pregiudizio. La decisione si allinea a un’interpretazione giurisprudenziale che vuole evitare che meri formalismi, privi di impatto concreto sui diritti delle parti, possano paralizzare l’azione amministrativa.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre importanti spunti pratici. Per i contribuenti, insegna che contestare una notifica della cartella esattoriale basandosi solo su vizi formali come la mancanza di firma digitale o l’uso di una PEC non registrata del mittente è una strategia con scarse probabilità di successo. È necessario dimostrare in modo concreto come tale irregolarità abbia leso il diritto di difesa. Per gli agenti della riscossione, conferma che la prova essenziale del perfezionamento della notifica via PEC è la ricevuta di avvenuta consegna, e che l’atto è valido se chiaramente riconducibile all’ente emittente, anche in assenza di firma digitale.

Una cartella esattoriale notificata in formato digitale è valida anche senza firma digitale?
Sì, è valida. Secondo la Corte di Cassazione, l’omessa sottoscrizione non comporta l’invalidità dell’atto, a condizione che il documento sia inequivocabilmente riferibile all’organo amministrativo che ha il potere di emetterlo, come previsto dal modello ministeriale.

La notifica di una cartella esattoriale da un indirizzo PEC non presente nei pubblici registri è nulla?
No, non è automaticamente nulla. L’irregolarità dell’indirizzo PEC del mittente non inficia la validità della notifica, a meno che il destinatario non dimostri di aver subito un concreto e sostanziale pregiudizio al proprio diritto di difesa a causa di tale circostanza.

Quale prova deve fornire l’Agente della Riscossione per dimostrare di aver correttamente notificato una cartella via PEC?
Per provare il perfezionamento della notifica, è sufficiente che l’Agente della Riscossione produca in giudizio l’avviso di ricevimento (o la ricevuta di avvenuta consegna) della PEC. Non è necessario depositare anche la copia integrale della cartella di pagamento stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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