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Notifica cartella 140 cpc: appello inammissibile

L’agente della riscossione ricorre contro una sentenza che annullava un’intimazione di pagamento a causa di una non provata notifica cartella 140 cpc. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché l’agente non ha contestato una delle due autonome ragioni su cui si fondava la decisione del giudice d’appello, rendendo l’impugnazione priva di interesse.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Notifica Cartella 140 cpc e l’Onere di Impugnazione: Analisi di una Recente Ordinanza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre uno spunto fondamentale non solo sul tema della notifica cartella 140 cpc, ma anche su un principio processuale cruciale: la necessità di impugnare tutte le motivazioni autonome di una sentenza per evitarne l’inammissibilità. Il caso vede un agente della riscossione soccombere non per il merito della questione, ma per un errore strategico nell’impostazione del ricorso. Vediamo nel dettaglio come si sono svolti i fatti e quali lezioni possiamo trarne.

I Fatti di Causa: Dall’Intimazione di Pagamento al Ricorso

Una società contribuente riceveva un’intimazione di pagamento per imposte IRAP relative a un’annualità pregressa. La società decideva di impugnare tale atto, sostenendo di non aver mai ricevuto la cartella di pagamento originaria (la cosiddetta ‘cartella presupposta’) su cui si fondava l’intimazione.

L’agente della riscossione, dal canto suo, affermava di aver regolarmente notificato la cartella anni prima, avvalendosi della procedura prevista dall’art. 140 del codice di procedura civile, utilizzata in caso di temporanea assenza del destinatario.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione al contribuente. I giudici di merito ritenevano che l’agente della riscossione non avesse fornito la prova del perfezionamento della notifica, in particolare dell’invio della raccomandata informativa, elemento essenziale della procedura.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla notifica cartella 140 cpc

L’agente della riscossione, non rassegnandosi alla doppia sconfitta, proponeva ricorso in Cassazione basandosi su due argomentazioni principali. In primo luogo, sosteneva la piena validità ed efficacia della notifica eseguita. In secondo luogo, evidenziava che, all’epoca dei fatti (2008), la normativa vigente non prevedeva espressamente l’invio della raccomandata informativa, obbligo sancito solo successivamente da una sentenza della Corte Costituzionale del 2012, a suo dire non applicabile retroattivamente a un rapporto giuridico già esaurito.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità per Omessa Impugnazione

Contrariamente alle aspettative dell’agente, la Corte di Cassazione non è nemmeno entrata nel merito della questione sulla notifica. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente processuale, legata alla struttura della sentenza d’appello impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha rilevato che la decisione dei giudici di secondo grado si fondava su due distinte e autonome ‘rationes decidendi’ (ragioni della decisione). Ognuna di queste ragioni era, da sola, sufficiente a giustificare il rigetto dell’appello dell’agente della riscossione.

1. Prima Ratio Decidendi: La prova della notifica della cartella presupposta non era stata fornita. L’agente aveva prodotto unicamente una busta con la dicitura ‘non ritirata’, un documento ritenuto insufficiente a dimostrare il corretto espletamento della procedura di notifica.
2. Seconda Ratio Decidendi: L’atto di intimazione impugnato era di per sé viziato, in quanto non permetteva di comprendere con chiarezza a quale imposta e a quale anno si riferisse.

L’errore fatale dell’agente della riscossione è stato quello di costruire il proprio ricorso per cassazione contestando unicamente la prima ratio, quella relativa alla validità della notifica, tralasciando completamente di censurare la seconda, relativa all’incertezza del contenuto dell’atto. La Corte ha quindi applicato un principio consolidato: qualora una sentenza si basi su più motivazioni indipendenti, il ricorrente ha l’onere di impugnarle tutte. Se anche una sola di esse non viene contestata, essa è sufficiente a sorreggere la decisione, rendendo inutile l’esame delle altre censure e, di conseguenza, inammissibile l’intero ricorso per carenza di interesse.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito fondamentale per chiunque si appresti a impugnare un provvedimento giudiziario. La fase di redazione del ricorso richiede un’analisi meticolosa della sentenza che si intende contestare. È imperativo individuare tutte le ‘rationes decidendi’ e formulare specifiche censure per ciascuna di esse. Omettere questo passaggio, concentrandosi solo sulle motivazioni che si ritengono più deboli, espone al rischio concreto di una declaratoria di inammissibilità che vanifica l’intero sforzo processuale, indipendentemente dalla potenziale fondatezza nel merito dei motivi proposti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per non aver impugnato tutte le motivazioni della sentenza precedente?
Quando la sentenza di merito si fonda su più ragioni autonome (rationes decidendi), ciascuna idonea da sola a sorreggere la decisione, e il ricorrente ne impugna solo alcune, tralasciandone almeno una. In tal caso, il ricorso è inammissibile per difetto di interesse.

Cosa deve provare l’agente della riscossione per una notifica valida ai sensi dell’art. 140 c.p.c.?
Deve provare di aver completato tutti i passaggi procedurali, incluso l’invio della raccomandata con avviso di ricevimento (A.R.) che informa il destinatario dell’avvenuto deposito dell’atto presso la casa comunale. La sola produzione di una busta non ritirata entro il tempo di giacenza non è considerata prova sufficiente.

Perché il ricorso dell’agente della riscossione è stato giudicato inammissibile in questo caso specifico?
Perché la sentenza d’appello si basava su due motivi distinti: 1) la notifica della cartella non era provata e 2) dall’intimazione di pagamento non si comprendevano l’imposta e l’anno di riferimento. L’agente ha impugnato solo il primo motivo, lasciando intatto il secondo, che era di per sé sufficiente a confermare la decisione, rendendo l’impugnazione inutile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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