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Notifica C.A.D.: serve la ricevuta di ritorno

Un contribuente impugnava un estratto di ruolo sostenendo di non aver mai ricevuto il relativo avviso di accertamento. L’Amministrazione Finanziaria asseriva di aver perfezionato la notifica tramite il servizio postale, inviando la Comunicazione di Avvenuto Deposito (C.A.D.) dopo un tentativo di consegna fallito per assenza del destinatario. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso dell’ente impositore. Ha stabilito che, per una valida notifica C.A.D., non è sufficiente provare la spedizione della raccomandata informativa, ma è indispensabile produrre in giudizio l’avviso di ricevimento della stessa. Solo questo documento, infatti, prova il perfezionamento del procedimento e tutela il diritto di difesa del contribuente.

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Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica C.A.D.: La Cassazione Chiarisce, la Prova è Solo l’Avviso di Ricevimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di notifiche di atti tributari: per considerare valida una notifica C.A.D., non basta dimostrare di aver spedito la raccomandata informativa, ma è cruciale produrre l’avviso di ricevimento. Questa decisione tutela il diritto di difesa del contribuente e chiarisce l’onere della prova a carico dell’Amministrazione Finanziaria.

Il Caso: Un Avviso di Accertamento Mai Ricevuto

La vicenda ha origine dall’impugnazione di un estratto di ruolo da parte di un contribuente, il quale sosteneva di non aver mai ricevuto l’avviso di accertamento IRPEF per l’anno d’imposta 2007. Di conseguenza, eccepiva la decadenza del potere impositivo e la prescrizione del credito da parte dell’Erario. L’Amministrazione Finanziaria, dal canto suo, sosteneva di aver regolarmente notificato l’atto a mezzo posta. Poiché il destinatario era risultato temporaneamente assente, l’agente postale aveva depositato il plico e inviato la prescritta Comunicazione di Avvenuto Deposito (C.A.D.).

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato ragione al contribuente. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale ha rilevato che, sebbene l’Agenzia delle Entrate avesse provato la spedizione della raccomandata C.A.D., non aveva prodotto in giudizio il relativo avviso di ricevimento. In assenza di tale prova, il procedimento di notifica non poteva considerarsi perfezionato, con conseguente estinzione della pretesa tributaria per decadenza e prescrizione.

L’importanza della prova nella notifica C.A.D.

L’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che, ai sensi della legge sulle notifiche a mezzo posta (L. 890/82), la notifica si perfeziona decorsi dieci giorni dalla data di spedizione della C.A.D., indipendentemente dal suo effettivo ritiro. A suo avviso, la prova della sola spedizione sarebbe stata sufficiente. La Corte Suprema, tuttavia, ha respinto questa tesi, definendo il motivo di ricorso infondato.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato, basato su un’interpretazione costituzionalmente orientata delle norme (artt. 24 e 111 della Costituzione). I giudici hanno affermato che, in caso di mancata consegna dell’atto per assenza del destinatario, la prova del perfezionamento della notifica può essere fornita esclusivamente attraverso la produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della raccomandata C.A.D. La sola prova della spedizione di tale raccomandata non è sufficiente. L’avviso di ricevimento è l’unico documento che permette al giudice di verificare la “sorte” della comunicazione: se sia stata effettivamente ricevuta, quando e da chi, o perché non sia stata consegnata. Questo garantisce che il destinatario abbia avuto una concreta possibilità di conoscere l’atto a lui destinato, tutelando così il suo inviolabile diritto alla difesa.

Conclusioni: L’Onere della Prova è del Notificante

La decisione in commento riafferma un principio di garanzia per il cittadino. L’onere di dimostrare che il procedimento di notificazione si è concluso correttamente ricade interamente sul soggetto notificante, in questo caso l’Amministrazione Finanziaria. Se l’ente non è in grado di produrre l’avviso di ricevimento della C.A.D., la notifica si considera come mai avvenuta. Le conseguenze sono drastiche: l’atto non produce effetti e la pretesa creditoria, se nel frattempo sono trascorsi i termini di legge, si estingue per decadenza o prescrizione. Per i contribuenti, questa sentenza rappresenta una conferma importante: la forma è sostanza, e il rispetto rigoroso delle procedure di notifica è un presupposto indispensabile per la validità di qualsiasi richiesta da parte del Fisco.

È sufficiente dimostrare di aver spedito la raccomandata C.A.D. per perfezionare la notifica di un atto tributario?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola prova della spedizione della C.A.D. non è sufficiente. È indispensabile produrre in giudizio l’avviso di ricevimento di tale raccomandata.

Qual è il documento essenziale per provare il perfezionamento della notifica a mezzo posta in caso di assenza del destinatario?
Il documento essenziale è l’avviso di ricevimento della raccomandata contenente la Comunicazione di Avvenuto Deposito (C.A.D.). Questo documento è l’unica prova che consente di verificare l’esito della spedizione.

Quali sono le conseguenze se l’Amministrazione Finanziaria non riesce a provare la corretta notifica dell’avviso di accertamento?
Se la notifica non è provata correttamente, l’atto impositivo si considera come mai venuto a conoscenza del destinatario. Di conseguenza, la pretesa erariale può essere dichiarata estinta per decadenza dal potere impositivo e per prescrizione del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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