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Notifica avviso: quando è valida la prova della CAD?

Un contribuente si oppone a un avviso di accertamento, ma il suo ricorso viene giudicato tardivo. La controversia riguarda la validità della notifica avviso accertamento, in particolare la prova della ricezione della Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD). A causa di un’incertezza sulla documentazione prodotta dall’Agenzia delle Entrate, la Corte di Cassazione sospende la decisione e ordina l’acquisizione dei fascicoli di merito per verificare i fatti prima di pronunciarsi.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Avviso Accertamento: La Prova della Consegna della CAD è Fondamentale

La corretta notifica di un avviso di accertamento è un presupposto indispensabile per la validità della pretesa fiscale. Se la notifica non si perfeziona correttamente, i termini per l’impugnazione non iniziano a decorrere, con conseguenze cruciali per il contribuente. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ci ricorda quanto sia fondamentale la prova documentale in questo ambito, soprattutto quando sorge un dubbio sulla documentazione prodotta in giudizio.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Tardivo?

Un contribuente si vedeva recapitare degli avvisi di accertamento per maggiori imposte (Irpef, Irap e Iva). Avendo presentato ricorso, le commissioni tributarie di primo e secondo grado lo dichiaravano inammissibile perché proposto oltre il termine di sessanta giorni. Secondo i giudici di merito, il termine era decorso dalla data di notifica dell’atto.

Il contribuente, tuttavia, sosteneva di non aver mai perfezionato la notifica. In particolare, affermava di non aver mai ricevuto la Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD), ovvero la raccomandata che informa del deposito dell’atto presso l’ufficio postale a seguito della temporanea assenza del destinatario. Egli era venuto a conoscenza dell’avviso solo fortuitamente, in un momento successivo, ritirando un altro atto.

La Questione Giuridica sulla Notifica Avviso Accertamento

Il cuore della controversia risiede nella prova del perfezionamento della notifica. L’Agenzia delle Entrate sosteneva di aver depositato in giudizio la prova della spedizione e della ricezione della CAD, affermando che questa era stata recapitata nella cassetta postale del contribuente. Da quella data, secondo l’Agenzia, sarebbero dovuti decorrere i termini per l’impugnazione.

Il problema nasce da una discrepanza: la sentenza di appello menzionava la produzione di una semplice “copia della comunicazione dell’avviso di deposito”, mentre l’Agenzia delle Entrate, nel suo controricorso in Cassazione, affermava di aver prodotto l’effettivo “avviso di ricevimento” della raccomandata contenente la CAD. Questa differenza non è di poco conto, poiché l’avviso di ricevimento ha una forza probatoria ben diversa da una semplice copia.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a questo “equivoco” sulla natura della prova documentale prodotta, la Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva sul merito della questione. Ha invece emesso un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo per procedere all’acquisizione dei fascicoli di merito.

In sostanza, la Corte ha ritenuto indispensabile verificare direttamente quali documenti siano stati effettivamente depositati nei gradi precedenti prima di potersi pronunciare sulla legittimità della notifica e, di conseguenza, sulla tempestività del ricorso del contribuente.

Le Motivazioni dell’Ordinanza

La motivazione della Corte è eminentemente procedurale ma di fondamentale importanza. I giudici hanno evidenziato che, per poter deliberare sui motivi del ricorso, è essenziale avere certezza sui fatti, e in particolare sulla prova documentale che ne è alla base. L’incertezza tra “copia della comunicazione” e “avviso di ricevimento” impedisce di valutare correttamente se la prova della notifica sia stata fornita in modo adeguato.

L’ordinanza, quindi, non stabilisce se avesse ragione il contribuente o l’Agenzia, ma afferma un principio cardine: non si può decidere sulla base di un presupposto di fatto incerto. La verifica degli atti originali diventa un passaggio obbligato per garantire una decisione giusta e basata su elementi concreti.

Conclusioni

Questa pronuncia, sebbene interlocutoria, offre spunti di riflessione pratici. In primo luogo, ribadisce l’importanza cruciale della prova nel processo tributario. La notifica di un avviso di accertamento si basa su una sequenza di atti formali, e l’ente impositore ha l’onere di dimostrare, con documenti inequivocabili come gli avvisi di ricevimento, il corretto completamento di ogni fase. Per il contribuente, emerge l’importanza di contestare puntualmente ogni anomalia nel procedimento di notifica e di verificare attentamente la documentazione prodotta dalla controparte. La decisione finale dipenderà da ciò che i fascicoli di merito riveleranno, ma il principio affermato dalla Corte è chiaro: senza certezza sui fatti, non può esserci giustizia.

È sufficiente per l’Agenzia delle Entrate produrre una semplice ‘copia’ della Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD) per provare la notifica?
L’ordinanza non dà una risposta definitiva, ma evidenzia che la distinzione tra una ‘copia’ e l’effettivo ‘avviso di ricevimento’ è talmente rilevante da richiedere una verifica diretta degli atti prima di poter decidere.

Cosa succede se c’è incertezza su quale prova documentale sia stata effettivamente presentata in giudizio?
In questo caso, la Corte di Cassazione ha ritenuto necessario sospendere il giudizio e ordinare l’acquisizione dei fascicoli dei precedenti gradi di merito per poter esaminare direttamente i documenti originali e risolvere l’equivoco.

Qual è la conseguenza di un’incertezza sulla prova della notifica?
Dall’incertezza sulla prova deriva l’impossibilità per il giudice di decidere la causa. La Corte deve prima accertare i fatti in modo inequivocabile, poiché la validità dell’intero procedimento e la decorrenza dei termini per l’impugnazione dipendono da una notifica correttamente provata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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