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Notifica avviso di accertamento: la data che conta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27549/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla notifica avviso di accertamento. Per rispettare i termini di decadenza, conta la data in cui l’ente impositore consegna l’atto all’ufficio postale, non quella in cui il contribuente lo riceve. Questo principio, noto come scissione degli effetti della notifica, tutela l’ente da ritardi non imputabili. La Corte ha anche ribadito che spetta al contribuente provare il minor reddito percepito rispetto ai contratti di locazione registrati.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Avviso di Accertamento: Qual è la Data Decisiva?

La corretta e tempestiva notifica avviso di accertamento è un momento cruciale nel rapporto tra Fisco e contribuente. I termini per l’azione dell’amministrazione finanziaria sono perentori e il loro mancato rispetto può invalidare la pretesa tributaria. Ma quale data determina la tempestività dell’atto? Quella di spedizione o quella di ricezione? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 27549 del 23 ottobre 2024, ha offerto un chiarimento decisivo, riaffermando il principio della scissione degli effetti della notifica.

I fatti del caso

Un contribuente riceveva un avviso di accertamento per maggiori imposte IRPEF relative all’anno 2005, a causa della presunta omessa dichiarazione di canoni di locazione. Il cittadino impugnava l’atto sostenendo, in via preliminare, che la notifica fosse avvenuta oltre il termine di decadenza di cinque anni, fissato al 31 dicembre 2010. Nel merito, contestava la debenza delle somme, asserendo di aver dichiarato quanto effettivamente percepito.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che quella Regionale (CTR) davano ragione al contribuente, ritenendo che l’Agenzia Fiscale non avesse fornito prova adeguata del perfezionamento della notifica entro i termini. L’Agenzia, tuttavia, non si arrendeva e portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La notifica avviso di accertamento e il principio di scissione

Il primo motivo di ricorso dell’Agenzia Fiscale si basava su un principio fondamentale del diritto processuale, esteso anche agli atti tributari: la scissione soggettiva degli effetti della notifica. Secondo questo principio, gli effetti della notifica si producono in momenti diversi per il notificante e per il destinatario.

Per l’ente impositore (il notificante), la notifica si considera perfezionata e, quindi, tempestiva, nel momento in cui consegna l’atto all’ufficio postale per la spedizione. Per il contribuente (il destinatario), invece, gli effetti, come la decorrenza dei termini per l’impugnazione, scattano solo dal momento dell’effettiva ricezione dell’atto.

Nel caso specifico, l’avviso era stato accettato dall’ufficio postale il 16 dicembre 2010, quindi prima della scadenza del 31 dicembre 2010. Le vicende successive, come il tentativo di consegna e il deposito per compiuta giacenza, non potevano incidere sulla tempestività dell’azione dell’Agenzia.

Onere della prova sui redditi da locazione

Il secondo motivo di ricorso riguardava il merito della pretesa. L’Agenzia sosteneva che la CTR avesse errato nel ritenere infondata la pretesa erariale senza una valutazione adeguata. Il contribuente aveva dichiarato un importo di 35.000 euro, ma non aveva fornito la prova che tale somma corrispondesse a quanto dovuto, specialmente in assenza della registrazione formale della risoluzione dei contratti di locazione. Spettava a lui, secondo le regole sull’onere della prova (art. 2697 c.c.), dimostrare il fatto estintivo o modificativo della pretesa fiscale, ossia il mancato o ridotto percepimento dei canoni.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso. In primo luogo, ha ribadito con forza che il principio della scissione degli effetti della notifica si applica pienamente agli atti di imposizione tributaria. Citando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 45543/2021), ha affermato che ‘assume rilevanza la data nella quale l’ente ha posto in essere gli elementi necessari ai fini della notifica dell’atto e non quella, eventualmente successiva, di conoscenza dello stesso da parte del contribuente’. La CTR ha quindi errato nel considerare tardiva la notifica basandosi su una data diversa da quella di consegna dell’atto alle poste.

In secondo luogo, la Corte ha censurato la sentenza impugnata per la sua motivazione carente sul merito della questione. I giudici di secondo grado si erano limitati a respingere la pretesa fiscale senza analizzare se il contribuente avesse effettivamente provato la fondatezza del suo assunto, ovvero che l’importo dichiarato fosse quello corretto, nonostante l’esistenza di contratti registrati che indicavano importi superiori. L’asserita mancanza di ‘ragioni della pretesa erariale’ era stata affermata senza un’adeguata delibazione probatoria.

Le conclusioni

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Campania, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi espressi dalla Cassazione. Le implicazioni di questa decisione sono rilevanti. Per l’amministrazione finanziaria, viene confermato che per evitare la decadenza è sufficiente affidare l’atto all’agente notificatore entro il termine previsto. Per i contribuenti, la decisione serve come monito: quando si contesta un accertamento basato su contratti registrati, non basta affermare di aver percepito meno, ma è necessario fornire prove concrete e rigorose a sostegno delle proprie affermazioni, come la registrazione della risoluzione dei contratti o altra documentazione idonea a dimostrare il minor reddito.

Quando si considera tempestiva la notifica di un avviso di accertamento da parte del Fisco?
Per l’ente impositore, la notifica si considera tempestiva e idonea a impedire la decadenza se l’atto viene consegnato all’ufficio postale (o all’ufficiale giudiziario) per la spedizione entro il termine di legge. La data di effettiva ricezione da parte del contribuente non rileva a tal fine.

Perché la decisione della Commissione Tributaria Regionale è stata annullata?
La decisione è stata annullata per due motivi principali: 1) Ha applicato erroneamente le regole sulla notifica, considerando tardivo l’atto pur essendo stato spedito entro i termini. 2) Ha respinto la pretesa fiscale nel merito con una motivazione insufficiente, senza valutare adeguatamente se il contribuente avesse provato il minor reddito percepito rispetto a quanto risultante dai contratti di locazione registrati.

Cosa deve dimostrare un contribuente che dichiara un canone di locazione inferiore a quello registrato?
Il contribuente ha l’onere di provare che l’importo dichiarato corrisponde a quello effettivamente dovuto. In caso di mancata percezione dei canoni, deve dimostrare di aver intrapreso azioni legali per il recupero o di aver registrato la risoluzione del contratto, poiché la semplice mancata percezione materiale non è sufficiente a escludere l’imponibilità dei redditi da locazione non riscossi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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