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Notifica avviso accertamento: firma digitale e posta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13995/2024, ha stabilito che la notifica di un avviso di accertamento firmato digitalmente è valida anche se effettuata a mezzo posta tradizionale e non esclusivamente tramite PEC. Il caso riguardava una società che aveva impugnato un atto di recupero di un credito d’imposta, sostenendo la nullità della notifica. I giudici di merito avevano dato ragione alla società, ma la Suprema Corte ha ribaltato la decisione. È stato chiarito che la normativa sulla digitalizzazione (CAD) si applica agli atti impositivi e che una copia cartacea conforme all’originale informatico, attestata da un pubblico ufficiale, ha pieno valore legale. La Corte ha sottolineato che la notifica via posta era la procedura corretta per il periodo in questione (2016), poiché l’obbligo di notifica via PEC per tali atti è stato introdotto solo successivamente.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica avviso accertamento: la firma digitale è valida anche via posta

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 13995 del 20 maggio 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla notifica di un avviso di accertamento nell’era della digitalizzazione. La Suprema Corte ha stabilito che un atto firmato digitalmente è pienamente valido anche se notificato al contribuente tramite il servizio postale tradizionale, sotto forma di copia cartacea conforme all’originale. Questa pronuncia ribalta le decisioni dei giudici di merito e consolida un importante principio sulla coesistenza tra procedure digitali e canali di comunicazione tradizionali.

I fatti di causa e la questione giuridica

Il caso trae origine dal ricorso di una società contro un atto di recupero di un credito d’imposta utilizzato in compensazione. La società lamentava la nullità dell’atto, sostenendo che, essendo stato formato digitalmente, non poteva essere notificato a mezzo posta, ma unicamente tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano accolto questa tesi, annullando l’atto impositivo.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione dei giudici di merito e sostenendo la piena legittimità della procedura seguita. La questione centrale sottoposta alla Corte era se, nel regime normativo applicabile al momento dei fatti (novembre 2016), la notifica di un avviso di accertamento digitale dovesse seguire obbligatoriamente il canale telematico o potesse avvenire anche con modalità tradizionali.

L’interpretazione corretta del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD)

Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 2, comma 6, del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). Nella versione applicabile al caso, tale norma escludeva l’applicazione del Codice “limitatamente all’esercizio delle attività e funzioni ispettive e di controllo fiscale”.

I giudici di merito avevano interpretato estensivamente questa esclusione, facendovi rientrare anche gli avvisi di accertamento. La Cassazione, al contrario, ha fornito una lettura restrittiva e sistematica, operando una distinzione cruciale:

* Attività di controllo e ispezione: Sono le attività preliminari (accessi, ispezioni, verifiche) che comportano un’interazione diretta con il contribuente. Per queste, l’esclusione dal CAD era giustificata per non gravare sul contribuente, che potrebbe non essere munito di firma digitale, e per non ostacolare la collaborazione.
* Attività di accertamento: È l’attività successiva con cui l’Ufficio emette l’atto impositivo. Questa attività, secondo la Corte, non rientra nell’eccezione e, pertanto, è soggetta alle regole generali del CAD, che promuovono la formazione di documenti informatici.

Validità della notifica avviso accertamento via posta

Una volta stabilito che l’avviso di accertamento può essere legittimamente formato come documento informatico con firma digitale, la Corte ha affrontato il tema della notifica. Citando l’art. 23 del CAD, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: “Le copie su supporto analogico di documento informatico […] hanno la stessa efficacia probatoria dell’originale da cui sono tratte se la loro conformità all’originale […] è attestata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato”.

Nel caso specifico, l’atto notificato in copia cartacea presentava l’attestazione di conformità, mai contestata dalla società. Di conseguenza, quella copia aveva lo stesso valore dell’originale digitale. La Corte ha inoltre specificato che non esiste un legame inscindibile tra documento informatico e notifica via PEC. La possibilità di notificare gli atti impositivi via PEC è stata introdotta solo dal 1° luglio 2017. Prima di tale data, la notifica tramite posta ordinaria di una copia analogica conforme era la procedura corretta e legittima.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio della “ragione più liquida”, accogliendo il terzo motivo di ricorso dell’Agenzia delle Entrate e assorbendo gli altri. Le motivazioni si fondano su una rigorosa analisi letterale e sistematica della normativa. La distinzione tra l’attività di controllo e quella di accertamento è radicata nella stessa legislazione tributaria (d.P.R. 600/1973 e d.P.R. 633/1972). Inoltre, la successiva evoluzione normativa, che ha espressamente previsto l’applicabilità del CAD agli atti di accertamento, conferma la correttezza di questa interpretazione. Infine, la Corte ha richiamato il principio generale del raggiungimento dello scopo: poiché l’atto, seppur con una presunta irregolarità nella notifica, era giunto a conoscenza del destinatario, che lo aveva infatti impugnato, ogni potenziale nullità doveva considerarsi sanata.

Conclusioni

La sentenza n. 13995/2024 stabilisce due principi di diritto chiari e di grande impatto pratico. Primo: un avviso di accertamento firmato digitalmente è perfettamente valido, poiché l’attività di accertamento non rientra nell’eccezione prevista dal CAD per le sole funzioni ispettive. Secondo: la copia cartacea di tale atto, se dichiarata conforme all’originale informatico, ha pieno valore legale e può essere validamente notificata al contribuente anche tramite il servizio postale, non solo via PEC. Questa decisione rafforza il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, garantendo al contempo la validità delle procedure che ancora si avvalgono di canali tradizionali, assicurando certezza giuridica nei rapporti tra Fisco e contribuente.

Un avviso di accertamento firmato digitalmente è valido anche se emesso prima del 2018?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, anche nel regime normativo in vigore tra il 14 settembre 2016 e il 26 gennaio 2018, un avviso di accertamento firmato digitalmente non è nullo per difetto di sottoscrizione. L’esclusione dall’uso di strumenti informatici prevista dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) riguardava solo l’attività di controllo e ispezione fiscale, non l’emissione degli atti impositivi.

La notifica di un avviso di accertamento digitale deve avvenire obbligatoriamente via PEC?
No. La sentenza stabilisce che non vi è un legame obbligatorio tra documento informatico e notifica via PEC. Una copia cartacea (analogica) dell’avviso di accertamento digitale, se debitamente certificata conforme all’originale da un funzionario, è pienamente valida e può essere notificata legalmente anche tramite il tradizionale servizio postale.

Che valore ha la copia cartacea di un avviso di accertamento nato in formato digitale?
Secondo l’art. 23 del CAD, la copia cartacea di un documento informatico sottoscritto digitalmente ha la stessa efficacia probatoria dell’originale se la sua conformità è attestata da un pubblico ufficiale autorizzato. Tale copia, quindi, sostituisce a tutti gli effetti l’originale informatico ai fini della notifica e della validità legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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