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Notifica avviso accertamento curatore: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25564/2025, ha stabilito un principio fondamentale sulla notifica dell’avviso di accertamento al curatore fallimentare. Se il processo verbale di constatazione (PVC) è stato notificato al contribuente prima del fallimento (‘in bonis’), non è necessario allegarlo nuovamente all’avviso notificato al curatore. La Corte ha chiarito che si presume, fino a prova contraria, che il curatore entri in possesso di tutta la documentazione aziendale, incluso il PVC, adempiendo così all’obbligo di motivazione dell’atto impositivo.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Avviso Accertamento Curatore: La Cassazione Chiarisce l’Obbligo di Motivazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato una questione di notevole importanza pratica nell’ambito del diritto tributario e fallimentare: la notifica dell’avviso di accertamento al curatore di un’impresa fallita. La pronuncia chiarisce che se il verbale ispettivo (PVC) è già stato notificato all’imprenditore quando era ancora in bonis, l’Agenzia delle Entrate non è tenuta ad allegarlo nuovamente all’atto impositivo destinato alla curatela. Questa decisione si fonda su una presunzione di conoscenza da parte del curatore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti di una ditta individuale, conclusasi con la redazione di un Processo Verbale di Constatazione (PVC). Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava al curatore del sopravvenuto fallimento dell’impresa un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA, basato proprio sulle risultanze di quel PVC.

Il curatore impugnava l’atto, ma il suo ricorso veniva inizialmente respinto. In appello, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, annullando l’avviso di accertamento. La motivazione dei giudici di secondo grado era netta: l’Ufficio non aveva allegato il PVC all’avviso né ne aveva riprodotto il contenuto essenziale, violando così l’obbligo di motivazione dell’atto. Secondo la CTR, non era sufficiente che il PVC fosse stato notificato all’imprenditore prima del fallimento.

La questione della notifica dell’avviso di accertamento al curatore

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Commissione Tributaria Regionale avesse errato nell’interpretare le norme sull’obbligo di motivazione. Il punto centrale della controversia era stabilire se, in caso di fallimento, la notifica del PVC effettuata al contribuente ancora in bonis fosse sufficiente a garantire la validità dell’avviso di accertamento successivamente notificato al curatore, anche senza una nuova allegazione del verbale. In sostanza, si trattava di bilanciare l’esigenza di piena conoscenza degli atti da parte del curatore con i principi di economicità e non duplicazione degli adempimenti amministrativi.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno ribadito un orientamento ormai consolidato in giurisprudenza.

Il fulcro del ragionamento risiede nell’articolo 88 della Legge Fallimentare, che impone all’imprenditore fallito l’obbligo di consegnare al curatore tutta la documentazione contabile e amministrativa dell’impresa. Da questa norma discende una presunzione legale (iuris tantum, cioè valida fino a prova contraria) che il curatore sia venuto in possesso di tutti gli atti relativi all’impresa, compreso il PVC notificato prima della dichiarazione di fallimento.

Di conseguenza, non è necessario che l’atto impositivo notificato al curatore rechi in allegato il PVC o ne riproduca il contenuto. Si presume che il curatore, avendo ricevuto tutta la documentazione, sia già a conoscenza del contenuto del verbale e possa quindi esercitare pienamente il diritto di difesa. La Corte ha specificato che questo principio si applica proprio perché è pacifico che il PVC fosse stato regolarmente notificato all’imprenditore all’epoca in cui era ancora in bonis. La decisione della Commissione Tributaria Regionale, ignorando questo consolidato insegnamento, è stata quindi considerata affetta da un error in iudicando.

Conclusioni

La pronuncia rafforza un principio di efficienza e ragionevolezza nei rapporti tra Fisco e procedure concorsuali. Si stabilisce che la notifica di un atto prodromico (come il PVC) al soggetto d’imposta, quando questi ha la piena capacità di agire, produce effetti duraturi che si estendono anche alla successiva curatela fallimentare. Per i curatori, ciò significa che devono attivarsi per reperire tutta la documentazione pregressa dell’impresa fallita, non potendo semplicemente eccepire la mancata allegazione di atti già notificati. Per l’Amministrazione Finanziaria, viene confermato che l’obbligo di motivazione è assolto se l’atto presupposto, richiamato per relationem, è stato reso conoscibile al contribuente, senza necessità di ripetere la notifica nei confronti di un organo della procedura subentrato successivamente.

Un avviso di accertamento notificato al curatore è nullo se non allega il verbale di constatazione (PVC) a cui fa riferimento?
No, non è nullo se il PVC è stato regolarmente notificato all’imprenditore prima che fosse dichiarato fallito (quando era ‘in bonis’).

Perché non è necessario notificare nuovamente il PVC al curatore fallimentare?
Perché la legge presume (presunzione ‘iuris tantum’) che il curatore, al momento di assumere l’incarico, riceva dal fallito tutta la documentazione amministrativa dell’impresa, incluso il PVC già notificato. Pertanto, si ritiene che ne sia già a conoscenza.

Qual è stato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale secondo la Cassazione?
L’errore è stato quello di ritenere violato l’obbligo di motivazione dell’avviso di accertamento, senza considerare il principio consolidato secondo cui la precedente notifica del PVC all’imprenditore ‘in bonis’ è sufficiente a rendere l’atto conoscibile anche per il curatore fallimentare subentrato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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