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Notifica atto tributario: validità e inesistenza

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante la validità della notifica atto tributario per un avviso di accertamento IRAP. Il contribuente aveva contestato la notifica sostenendo la sua inesistenza, poiché la cartolina di ritorno (Comunicazione di Avvenuto Deposito) riportava la dicitura “immesso-imbucato” anziché la firma del destinatario e aveva proposto una querela di falso. La Corte ha stabilito che la fase essenziale della notifica a mezzo posta è la spedizione; la dicitura “immesso-imbucato” e la mancata firma costituiscono una mera irregolarità, non l’inesistenza della notifica, rendendo il ricorso tardivo e, quindi, inammissibile nel merito.

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Pubblicato il 30 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica atto tributario: quando è valida anche senza firma

La questione della validità della notifica atto tributario è di fondamentale importanza nel diritto tributario, in quanto incide direttamente sulla possibilità per il contribuente di difendersi e sulla decorrenza dei termini per l’impugnazione. Recentemente, la Corte di Cassazione ha fornito ulteriori chiarimenti su un aspetto specifico della notifica, ovvero il caso in cui la ricevuta di ritorno non rechi la firma del destinatario, ma solo la dicitura “immesso-imbucato”. Questa pronuncia rafforza un orientamento giurisprudenziale consolidato, offrendo importanti spunti di riflessione per professionisti e contribuenti.

Il caso in esame: contestazione della Notifica atto tributario

Il caso ha avuto origine da un ricorso presentato da un contribuente contro un estratto di ruolo relativo all’IRAP del 2008. Il fulcro della contestazione era la presunta inesistenza della notifica atto tributario dell’avviso di accertamento sottostante all’estratto di ruolo. In particolare, la cartolina di ritorno della Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD) non riportava la firma del destinatario, ma la dicitura “immesso-imbucato”, con una sottoscrizione apposta da un soggetto diverso. Il contribuente aveva anche proposto una querela di falso in sede civile, chiedendo la sospensione del giudizio tributario in attesa della definizione di tale questione.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso, decisione poi confermata dalla Commissione Tributaria Regionale della Basilicata. Il contribuente ha quindi proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse censure, tra cui la nullità della sentenza per motivazione apparente, la violazione di norme procedurali per la mancata sospensione del giudizio in attesa della querela di falso, e l’inesistenza della notifica atto tributario stessa.

La decisione della Suprema Corte sulla Notifica atto tributario

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la regolarità della notifica dell’avviso di accertamento. La Corte ha innanzitutto chiarito che la motivazione della CTR non era affatto apparente, avendo la stessa adeguatamente analizzato i motivi di impugnazione e condiviso la decisione di primo grado in merito alla regolarità della notifica atto tributario.

Querela di falso e notifica atto tributario: i limiti in Cassazione

Un aspetto importante della decisione riguarda la querela di falso. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile la censura relativa alla mancata sospensione del procedimento tributario in attesa dell’esito della querela di falso. Questo perché, nel giudizio di legittimità, chi lamenta la violazione di norme processuali deve specificare, ai fini del principio di autosufficienza, gli elementi fattuali che condizionano l’operatività della violazione. Nel caso specifico, il ricorrente avrebbe dovuto riportare il testo esatto della querela e del verbale d’udienza in cui era stata disposta la sospensione, adempimento cui si è sottratto.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato in materia di notifica a mezzo posta: l’atto si perfeziona per il destinatario decorsi dieci giorni dalla data di spedizione della lettera raccomandata contenente l’avviso della tentata notifica e del deposito del piego presso l’ufficio postale. La disposizione normativa (Art. 8 L. n. 890/1992, come modificato dall’Art. 2 d.l. 14 marzo 2005, n. 35) richiede come prova della ritualità della notificazione la spedizione della raccomandata contenente la Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD).

Secondo la giurisprudenza richiamata, la fase essenziale dell’adempimento della notifica tramite raccomandata con avviso di ricevimento è la spedizione del plico. L’annotazione del compimento dell’attività sull’avviso di ricevimento e l’indicazione dell’ufficio postale hanno il solo scopo di fornire la prova dell’avvenuta spedizione. Di conseguenza, la mancata apposizione di una ulteriore sottoscrizione in calce all’annotazione di “immesso-imbucato” non comporta l’inesistenza della notifica, ma una mera irregolarità. Tale irregolarità non inficia l’adempimento che è previsto nell’interesse del destinatario e, pertanto, non può essere fatta valere da quest’ultimo per invalidare la notifica. La Corte ha quindi concluso che, essendo stata fornita la prova della spedizione della raccomandata contenente la CAD, la notifica era rituale. Di conseguenza, il ricorso era tardivo e inammissibile nel merito, in quanto il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo oltre i termini previsti, a causa della regolare notifica avvenuta.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione è fondamentale per ribadire che, nel contesto della notifica atto tributario a mezzo posta, la priorità è data alla prova della spedizione del plico e della relativa comunicazione di avvenuto deposito. La presenza della dicitura “immesso-imbucato” sulla ricevuta di ritorno, anziché la firma del destinatario, non è sufficiente a configurare l’inesistenza della notifica, ma si qualifica come una semplice irregolarità. Questo significa che, una volta accertata la spedizione della CAD, la notifica si considera perfezionata, con tutte le conseguenze in termini di decorrenza dei termini per l’impugnazione. L’inammissibilità del ricorso, dovuta alla tardività dell’impugnazione, sottolinea l’importanza di una tempestiva verifica della validità della notifica da parte del contribuente, che non può basarsi su mere irregolarità formali per contestare l’esistenza stessa dell’atto notificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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