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Notifica atto tributario: quando è valida ex art. 140 cpc

Una contribuente ha impugnato una comunicazione di presa in carico, sostenendo la prescrizione del credito per mancata notifica dell’atto presupposto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità della notifica atto tributario eseguita ai sensi dell’art. 140 c.p.c. e ribadendo che la relata di notifica fa piena prova fino a querela di falso, non potendo essere contestata con una semplice negazione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Atto Tributario: Quando la Relata del Messo Fa Piena Prova

La validità di una pretesa fiscale dipende in modo cruciale dalla corretta esecuzione della notifica atto tributario con cui l’avviso di accertamento viene portato a conoscenza del contribuente. Senza una notifica regolare, l’atto è inefficace e il credito può cadere in prescrizione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali sulla validità della notifica in caso di irreperibilità del destinatario, sottolineando il valore probatorio della relazione del messo notificatore.

I Fatti di Causa

Una contribuente si vedeva recapitare una comunicazione di presa in carico di somme dovute all’Erario, basata su un avviso di accertamento IRPEF divenuto definitivo. La contribuente decideva di impugnare tale comunicazione dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), eccependo la prescrizione del credito. A suo dire, l’atto presupposto (l’avviso di accertamento) non le era mai stato notificato, rendendo così la pretesa non più esigibile.

In primo grado, la CTP accoglieva il ricorso. Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione, ritenendo invece provata la regolarità della notifica dell’avviso di accertamento. La controversia giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sulla notifica atto tributario

La contribuente ha basato il suo ricorso su due motivi principali. Il primo, di natura prettamente processuale, è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse e di autosufficienza. È sul secondo motivo, tuttavia, che si concentra l’attenzione della Corte e che offre spunti di maggiore interesse pratico.

Con il secondo motivo, la ricorrente contestava la decisione della CTR per aver ritenuto valida la notifica atto tributario eseguita ai sensi dell’art. 140 c.p.c. (la procedura applicabile in caso di temporanea irreperibilità del destinatario). In particolare, si lamentava che non fosse stata fornita la prova del compimento di tutti gli adempimenti richiesti dalla norma: affissione dell’avviso di deposito alla porta, invio della raccomandata informativa e svolgimento di adeguate ricerche anagrafiche.

Il Valore Probatorio della Relata di Notifica ex Art. 140 c.p.c.

La Corte di Cassazione ha rigettato anche questo secondo motivo, qualificandolo come inammissibile. La CTR, infatti, aveva accertato in fatto che l’organo notificatore aveva eseguito l’intera procedura prevista: dopo un primo tentativo infruttuoso, aveva depositato l’atto in busta sigillata presso la casa comunale, affisso l’avviso di deposito alla porta dell’abitazione della contribuente e inviato la prescritta raccomandata informativa per comunicarle l’avvenuto deposito.

Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: la relazione di notificazione (o relata di notifica) redatta dal messo è un atto pubblico. Come tale, fa piena prova, fino a querela di falso, delle attività che il pubblico ufficiale attesta di aver compiuto. Di conseguenza, le affermazioni contenute nella relata circa l’affissione alla porta o l’invio della raccomandata non possono essere smentite da una semplice contestazione della parte. La contribuente, per contestare la veridicità di tali operazioni, avrebbe dovuto avviare uno specifico procedimento legale, la querela di falso.

Il tentativo di mettere in discussione tali accertamenti in sede di legittimità si traduce in una richiesta di nuova valutazione del materiale probatorio, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, che può giudicare solo sulla corretta applicazione del diritto e non riesaminare il merito dei fatti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure della contribuente miravano a una diversa valutazione dei fatti già accertati dal giudice di merito. La CTR aveva correttamente applicato il principio secondo cui la relata di notifica, attestando l’esecuzione di tutti gli adempimenti richiesti dall’art. 140 c.p.c., costituisce prova legale della regolarità del procedimento. Tale prova può essere superata solo attraverso lo strumento della querela di falso, non con una generica contestazione in sede di ricorso.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la certezza dei rapporti giuridici in ambito tributario, confermando l’elevato valore probatorio della relata di notifica. Per il contribuente che intende contestare la regolarità di una notificazione, non è sufficiente negare di aver ricevuto l’atto. Se la procedura formale descritta dall’agente notificatore è completa, l’unica via per invalidarla è dimostrarne la falsità attraverso un apposito e complesso giudizio. Questo principio sottolinea l’importanza per i contribuenti di prestare la massima attenzione agli avvisi di deposito e alle comunicazioni ricevute, poiché le conseguenze di una notifica perfezionata, anche in assenza di una consegna materiale, sono pienamente valide ed efficaci.

È possibile contestare un avviso di accertamento semplicemente affermando di non averlo ricevuto?
No. Se la notifica è stata eseguita secondo le forme di legge (in questo caso, art. 140 c.p.c.), la relazione del messo notificatore (relata di notifica) fa piena prova delle attività svolte. Per contestarla è necessario un procedimento specifico chiamato “querela di falso”.

Cosa deve dimostrare l’Amministrazione Finanziaria per provare una notifica a persona irreperibile?
L’Amministrazione deve produrre la relata di notifica da cui risulti che l’organo notificatore ha eseguito tutti gli adempimenti previsti dall’art. 140 c.p.c.: deposito dell’atto presso la casa comunale, affissione dell’avviso di deposito alla porta dell’abitazione e invio della raccomandata informativa al destinatario.

Un ricorso in Cassazione può chiedere di riesaminare le prove e i fatti del processo?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e non può riesaminare le prove o rivalutare i fatti così come sono stati accertati dai giudici dei gradi precedenti, a meno che non vi sia un vizio logico o giuridico nella motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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